L’ingiustizia di Stellantis: sfruttamento e disprezzo degli operai
Stellantis Melfi. L’operaio: “Rifiuto l’offerta e vado avanti”
Rocco Michele Renna
Nelle viscere delle maestranze di Melfi, il sentimento di sconforto si mescola all’indignazione, formando un’esplosione di ribellione contro un sistema che tratta gli operai come pezzi di un macchinario usurato e da scartare senza scrupoli. Stiamo parlando dell’azienda Stellantis, un colosso che ha dimostrato di non avere alcun riguardo per chi ha dedicato anni di sacrifici alla sua produzione.
Le parole di un lavoratore, intrise di amarezza e fierezza allo stesso tempo, rivelano la verità nuda e cruda di un’offerta di incentivazione all’esodo proposta dalla multinazionale: un’offesa mascherata da favore, un insulto travestito da gesto di generosità. L’idea di liberarsi degli operai “troppo anziani” per fare spazio a nuove linee produttive rappresenta una forma subdola di discriminazione, un’ingiustizia perpetrata ai danni di chi ha dato il suo sudore per costruire quel marchio.
Il messaggio è chiaro: gli operai non sono pedine sacrificabili sulla scacchiera del profitto aziendale. Non sono oggetti da usare e gettare via quando non sono più ritenuti “utili”. Sono esseri umani con famiglie da mantenere, con dignità da difendere, con una storia fatta di sacrifici e impegno.
La strategia di Stellantis, apparentemente studiata per “semplificare” le linee produttive in vista del passaggio all’elettrico, è in realtà un atto di disprezzo verso chi ha costruito il successo dell’azienda con le proprie mani. L’offerta di incentivi economici, modulati in base all’età e alle convenienze aziendali, è una beffa per chi ha dedicato una vita intera al proprio lavoro.
Ma gli operai non si lasciano intimidire. Come un coro di voci ferme e determinate, ribadiscono con forza il loro diritto a un trattamento dignitoso e equo. “Il posto fisso è sacro“, ripetono con fierezza, parafrasando il noto attore comico del cinema Checco Zalone, rifiutando categoricamente di accettare proposte che offendono la loro dignità e il loro valore.
La battaglia per i diritti degli operai di Melfi è diventata simbolo di una lotta più ampia, che coinvolge tutte le maestranze del Paese. È una lotta contro lo sfruttamento e l’ingiustizia, contro un sistema che mette il profitto al di sopra del rispetto per l’essere umano.
Stellantis deve ascoltare questo grido di protesta e agire di conseguenza. Deve riconoscere il valore degli operai che hanno reso grande l’azienda e garantire loro un trattamento dignitoso e rispettoso. Il posto fisso non si abbandona mai, ma deve essere difeso con fermezza e determinazione contro chiunque cerchi di calpestarne il valore.
In questo momento cruciale, gli occhi e le orecchie di migliaia di operai sono puntati verso Stellantis, in attesa di una risposta che sia all’altezza delle loro aspettative e dei loro diritti. Il posto fisso è sacro, e nessuna multinazionale dovrebbe osare metterlo in discussione.
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