Marilyn non ha un Happy End
All’apice del successo Marilyn è immortalata in un book fotografico da Richard Avedon nel quale impersona 5 note attrici. Un’immagine in copertina
Maria Catalano Fiore
Purtroppo, nonostante il successo ormai consolidato, il 1961 ed il 1962 sono anni difficili per Marilyn. Ogni grande successo ha il suo prezzo.
Lei, da sempre, non riesce ad avere una famiglia stabile, una vita tranquilla, qualcuno che l’ami veramente. Professionalmente ha un film da girare e tanti progetti, ma è spesso sola, in quella nuova villa, per niente sfarzosa e arredata in modo molto spartano. Dopo aver lasciato il tanto sognato e tranquillo ranch al suo ex, il drammaturgo, scrittore e sceneggiatore, Artur Miller, ha poca voglia di un rifugio stabile.
Arrivano i primi giorni di agosto, fa caldo, è dimagrita, concede una intervista al giornalista Richard Maryman. Lui è molto emozionato e la trova: ” Super affascinante, ma stressata, nervosa, cambiava umore all’improvviso, si vedeva benissimo che quella donna soffriva. Ma non si poteva mai immaginare che fosse sul punto di uccidersi”.
Sulla morte di Marilyn si sono sprecati fiumi di inchiostro, scritti decine di libri, centinaia di articoli in tutto il mondo. Quasi tutti formulano teorie, citano dettagli di orari, nomi testimonianze. Talvolta si ha l’impressione di sciacallaggio sul povero corpo di Marilyn.
Sicuramente abusava di farmaci, ma il suo problema era l’insonnia ed essere poi lucida il giorno seguente. Esaminandola la sua vita è tutta un brutto copione Hollywoodiano. La verità è secretata negli archivi dell’F.B.I. e chissà se mai vedrà la luce.
Il fatto stesso che il governo degli Stati Uniti si sia dato tanto da fare per mettere tutto a tacere e proclamare: “Si è tolta la vita” appare sospetto. Perché tanto segreto a tutt’oggi a 60 anni dalla sua morte? Chi è realmente coinvolto in questo omicidio/suicidio e perché?
Facendo un passo indietro al 1954, al periodo in cui Marilyn è a New York e frequenta, o meglio, ha una breve storia, che diventa negli anni una solida amicizia, con Frank Sinatra, cantante ed attore di origine italiana (1915-1998). Sinatra è estremamente carismatico, popolare, ma con momenti in cui la sua carriera pare collusa con la mafia.
Sinatra ha anche una madre Irlandese, traduttrice in tribunale, è amico del Clan, dalle stesse origini irlandesi, dei Kennedy. A capo del Clan Joseph Patrik Kennedy (1888-1969) uomo d’affari, investitore in materie prime, immobiliarista e politico senza scrupoli. Durante i due conflitti mondiali, il proibizionismo e la caduta del dollaro nel 1929, lui costruisce una immensa fortuna. Joseph P. Kennedy è detentore dei diritti di distribuzione del whisky scozzese. Dagli anni ’20 è tra i finanziatori di numerosi Studios di Hollywood (occasione che favorisce anche le sue relazioni extra coniugali con le varie starlette e le carriere delle sue amanti Gloria Swanson e Marlene Dietrich) note a tutta Hollywood. Tra i suoi beni immobiliari possiede il più grande edificio privato del paese, il “Merchandise Mart” di Chicago.
Tutte le “attività famigliari” sono protette dal suo impegno politico nel Partito Democratico e dalla Comunità Cattolica Irlandese. Il Presidente Roosevelt gli affida vari incarichi di prestigio tra i quali “Ambasciatore degli Stati Uniti nel Regno Unito” dal 1938 al 1940, dove si traferisce con tutto il suo Clan. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale, per sicurezza, rientrano tutti.
Joseph P. è sposato con Rose Fitzerald (1890-1995) di ricca e nobile famiglia di Boston, ed ha ben 9 figli. I tre maschi li avvia a splendide carriere politiche: John Fitzerald Kennedy, comunemente chiamato JFK, o con il diminuitivo di Jack (1917-1963) è prima senatore poi 35° Presidente degli Stati Uniti; Robert F. Kennedy (1925-1968) è Procuratore generale degli States e senatore, candidato alla presidenza e per questo assassinato nel 1968; il minore Eduard M.”Ted” Kennedy (1932-2009) è senatore del Massachusetts. Anche le figlie. sorelle dei tre, hanno posizioni notevolmente prestigiose.
I Kennedy sono molto potenti, ottengono sempre quello che vogliono. Quando Marilyn viene presentata a JFK, questo è già sposato, dal 1953 con Jacqueline Bouvier (1929-1994) detta Jackie di famiglia dell’alta società di New York. Padre di origini francesi, madre irlandesi. Jackie ha più lauree, anche alla Sorbona, parla correntemente diverse lingue, è la candidata perfetta per essere moglie di un politico in ascesa. Con la soddisfazione di entrambe le famiglie JFK e Jackie si sposano il 12 settembre 1953. Un matrimonio fastoso celebrato dall’Arcivescovo di Boston con circa 2.000 invitati. Jakie affianca suo marito, ma spesso viene trascurata, il loro non è un idillio perfetto, lui è un traditore seriale.
Non si sa con precisione quando sia iniziata la relazione tra JFK e Marilyn, ma è durata per diverso tempo, sino a quando JFK la “passa” a suo fratello Bob.
JFK non fa mistero di prediligere le donne bionde, Jackie è bruna. Le sue avventure sessuali proseguono anche dopo la sua elezione a Presidente, riceve addirittura nello studio ovale la pupa bionda del famoso boss mafioso Sam Giancana, sempre presentata da Frank Sinatra, e tante altre, come risulta dai registri. Monica Lewinschy ec il Presidente Clinton sono dilettanti rispetto a JFK. L’elenco è lungo, per un certo periodo le fa definire dagli uscieri “sue segretarie” sono bionde, ma non sanno scrivere neppure a macchina.
La relazione con Marilyn è spiata sia dall’FBI che dai Kennedy, non è la solita segretaria, è famosa. Vengono fuori dei diari che Marilyn ha tenuto negli anni, ma non sono documenti comprovati. L’opinione pubblica europea è ancora orientata verso il vittimismo e nel considerare quasi dei martiri i fratelli Kennedy uccisi, ma buona parte degli americani ha sempre detestato i Kennedy e soprattutto il loro patriarca Joseph, arrivista a tutti i costi, coinvolto i affari poco puliti, come mi spiegava da bambina un mio zio “americano”, benestante, che li detestava. Aggiungeva: “Un domani tutti sapranno…..”
La relazione finisce sotto i riflettori con la performance del 19 maggio 1962, quando Marilyn, al “Madison Square Garden” di New York fa gli auguri al Presidente inguainata in un vestito color carne, letteralmente cucito addosso cantando una sensualissima e allusiva versione di “Happy Birthday to you”. A quanto pare il Presidente e l’attrice avevano avuto un rapporto, poco prima, negli spogliatoi.
Per chiarezza, non ci sono attualmente reali documenti che confermano questa relazione, ma molti indizi si. I documenti sono ancora secretati negli archivi dell’FBI, anche se ormai quasi tutti i Kennedy si sono estinti in modi vari.
Certo è che quel 19 maggio 1962 il mondo rimane sbalordito, Marilyn canta in tono straziato, come una donna che è stata appena umiliata, JFK l’aveva ceduta a suo fratello Bob, ma lei è così passiva da accettarlo? Certo non è una segretaria da liquidare con una gratifica per i servigi resi.
Certo è usata, umiliata e probabilmente li minaccia di rendere pubblica questa porcheria, sono vulnerabili entrambi i fratelli, la loro carriera politica potrebbe essere seriamente compromessa. E’ certo che subito dopo Marilyn diffonde alcune foto in cui si nota un certo pancino, e che prima e dopo quel 19 maggio abbia incontrato più volte Bob in casa sua. Alcuni testimoni riconoscono sia lui che la macchina. Persino la sera prima della sua morte un poliziotto ferma la macchina di Bob Kennedy e stende un verbale, verbale, ovviamente, fatto sparire rapidamente.
L’autopsia post morte conferma diversi aborti, ma non precisa i tempi, sorvola. Bob è praticamente il Ministro della Giustizia, non gli sarebbe difficile manipolare qualsiasi prova.
Una serie di teorie confermano che i Kennedy abbiano contribuito se non direttamente, almeno psicologicamente, ad accelerare l’uscita di scena di un personaggio ormai scomodo. Il corpo viene rinvenuto riverso sul letto, nella sua semplice stanza da letto, non certo da Diva, con la cornetta del telefono in una mano, come a voler chiamar qualcuno o soccorso.
Accertata la morte il medico del pronto soccorso ed il coroner fanno trasportare il cadavere presso il laboratorio di patologia criminale. Il responso è “abuso di farmaci” ma non precisa, se assunti volontariamente o sotto costrizione. Si sospetta anche la mano mafiosa del potente boss Sam Giancana, con il quale JFK ha condiviso anche una amante bionda ed affari non cristallini tramite suo padrei.
La verità ufficiale resta sempre la stessa, anche dopo fiumi di inchiostro. Caso risolto? Non per la Storia. Qualcosa di certo si saprà solo se in avvenire l’FBI diffonderà il suo dossier.
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