“Noi siamo la Marina. Storie di uomini e donne della Marina Militare”.
Un libro edito dalla Marina Militare racconta storie di militari divesrsi, che non si vergognano se scendono le lacrime.
GP
Orgoglio per la divisa ed amore per il mare, il comun denominatore di tanti marinai. Ma il libro edito dalla Marina militare, che racconta un’infinità di storie raccontate dai nostri Marinai ha un’altra peculiarità, ci descrive una categoria di militari diversi, ricchi di umanità e sensibilità, col volto indurito dai venti marini e dal sole, ma con un cuore che l’amore per il mare e l’umanità rende più tenero di quello di un cucciolo.
I racconti dei marinai sono stati raccolti dalla Collega Anita Fiaschetti, che firma il libro.
Somalia 1992. Scontro tra due fazioni indigene. Una bimba resta ferita. ” “Eravamo in un volo di ricognizione. Fummo dirottati per un soccorso. Vidi una bambina a terra. Era sporca di sangue e si lamentava. Accanto a lei, la mamma disperata. Mi guardò negli occhi, prese la bambina e me la diede in braccio. Sentii come se la sua vita era nelle mie mani. Con la bimba in braccio, corsi verso l’elicottero. All’aeroporto di Mogadiscio la consegnai ai medici che le estrassero due proiettili. Si salvò solo grazie al nostro tempestivo intervento. Quel ricordo lo porto sempre con me, come se quella bambina fosse stata mia figlia.” E’ il racconto di Vincenzo Iozzi, all’epoca dei fatti 23enne, operatore di volo della Marina Militare con oltre 6.000 ore di volo al suo attivo.
Commoventi, come pochi altri, i racconti di chi ha partecipato alle missioni della Marina Militare di soccorso in mare dei migranti. “Mi faceva male vedere i bambini, come i morti in acqua: ho pianto molte volte. Dovrei essere più freddo ma non ce la faccio” Sono le parole del primo maresciallo Tullio Mameli, 54 anni, capo hangar.
Ed il subacqueo Davide Cimino, medaglia d’argento al valor Militare per i salvataggi nel 2015, ricorda le tante persone salvate ma anche i fallimenti: ” La mia medaglia è per loro. Non è facile dimenticare i volti di chi hai incontrato in mezzo al mare. Quando ti vedono arrivare, i loro sguardi si riempiono di gioia“,
Giovanni Ruffino, medico della Marina, parla di missioni all’estero: ” Le missioni ti segnano. Per mesi si vive in tenda, si condivide tutto, dal cibo al freddo, alle paure. Ma le missioni non sono solo momenti difficili, sono anche storie di amicizia. L’esperienza fatta con gli incursori resta la più bella e avventurosa: loro sono realmente la mia famiglia”.
E ci sono storie di marinai al femminile come quella raccontata da Marta Pratellesi, ora primo comandante donna di nave ‘Galatea’, ma con un sogno: comandare il Vespucci: “ Sarebbe una soddisfazione immensa per un ufficiale donna” in un mondo dove per tradizione secolare anche il nome delle navi è sempre e comunque declinato al maschile“. Ed un’altra donna della Marina, Federica Rametta, prima nocchiere donna del ‘Vespucci’:” Il nostro non è solo un lavoro. E’ saper stare lontani e da soli, sopportarsi e convivere con gli altri. Non è solo saper navigare, ma è saper vivere”.
Iniziativa lodevole della Marina Militare, un libro da leggere per conoscere ed apprezzare i nostri compatrioti che danno davvero la loro vita al mare ed al Paese.
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