Nomen omen: Famiglia

Famiglia tradizionale, meglio costituzionale, un bene da custodire

RedazionaleA cura di Girolamo (Mimmo) Quatela – Rappresentante Legale “Comitato Progetto Uomo” O.d.V.

Oggi, parlare di famiglia è come camminare su un terreno minato. Bisogna stare attenti a come ci si muove, dove si mettono i passi, quali parole si usano. Parlare di famiglia è diventato difficile, ma anche scriverne: occorre mettere “i puntini sulle i”, gli apostrofi, gli accenti, gli asterischi. Anche la scrittura è diventata problematica, e invece… dovrebbe essere così naturale parlare di famiglia che basterebbe dirne o scriverne solo il nome, nomen omen: FAMIGLIA.                           

 Ma la cosa sembra impossibile. Tant’è che ordinariamente per specificare (indebitamente) di cosa si stia parlando si è costretti ad aggiungere un aggettivo che effettivamente ne altera il significato: “tradizionale”. “Famiglia tradizionale” mi sa tanto di stantio, di vecchio, di desueto, di qualcosa che si trascina stancamente nel tempo. “Tradizionale” suona quasi come un aggettivo qualificativo dispregiativo, aggiunto lì apposta per auspicare la morte del sostantivo.

Come cittadino preferisco, invece, l’espressione “famiglia costituzionale”, per due motivi fondamentali: perché mi riferisco alla famiglia di cui parla la nostra Costituzione e perché, in tal modo, non corro rischi di uscire fuori dal percorso tracciato dal testo legislativo di riferimento: vangelo profano per ogni cittadino.

Dunque. è la stessa Costituzione che parla e definisce la “Famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”. Una bellissima e laica affermazione: società naturale in quanto la famiglia è un nucleo sociale di origine naturale che trova la sua valenza pubblica nella generazione dei figli, bene primario della società. È grazie a essi che la società può vivere nel tempo e arricchirsi di talenti e di umanità. “Fondata sul matrimonio” come atto pubblico che le dà valore giuridico e sociale.

Quindi due elementi essenziali: “naturalità” e “legalità”. Senza entrambi questi due elementi indispensabili non c’è famiglia. Certamente ci possono essere altre forme di nuclei sociali, ma non saranno famiglie: saranno appunto… altro. Di famiglia ce n’è una sola, secondo la Costituzione Italiana; le altre sono imitazioni che non possono appropriarsi di un nome che non risponde alla realtà.

La famiglia è un bene comune così prezioso che la Repubblica è interessata ad agevolarne la formazione attuando misure economiche e interventi legislativi di vario tipo, e la sostiene nell’adempimento dei suoi compiti, primi fra tanti: mantenere, istituire ed educare i figli.

Mi si dirà: “ma queste affermazioni andavano bene per una società italiana che usciva dalla tragedia della seconda guerra mondiale, oggi la società italiana è più evoluta, più moderna, più emancipata”. Io avrei qualche dubbio su questo tipo di evoluzione: se i risultati che abbiamo attorno a noi sono quelli che vedo, non sono persuaso di questa cosiddetta “emancipazione”. Se il punto dove siamo arrivati è quello di un possibile ulteriore conflitto mondiale, di una società di sudditi più che di cittadini, di una società che non ha più il coraggio e la voglia e la possibilità di mettere al mondo figli, una società di relazioni liquide, di famiglie liquide, di istituzioni liquide, di politica liquida, allora, forse, dobbiamo riprendere la strada della natura e della legalità alla quale i nostri padri costituenti hanno ancorato quel nucleo sociale che è la famiglia, riconoscendone i diritti che per natura le spettano.

Dunque, ripartiamo dalla famiglia, società naturale fondata sul matrimonio, per rifare una società a misura d’uomo. Più Famiglia, più Vita.

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