Non tutta la plastica viene per nuocere.
Potremmo farne a meno? Pare di no, almeno in questo momento particolare.
Maria Catalano Fiore
Con la pandemia è cresciuto a dismisura l’utilizzo di dispositivi e barriere protettive realizzate con plastica o suoi derivati o similari, bollati come inquinanti. Una rivincita per i produttori, mentre i consumatori sono confusi.
Un momento difficile per i paladini dell’ambientalismo. Con il Covid 19 il mondo ha riscoperto le qualità della plastica che da pericolosa inquinatrice dei mari si è trasformata nella salvatrice di vite umane. Guanti, camici monouso, pellicole protettive, visiere, bottiglie in Pet, dispenser per disinfettanti hanno invaso le nostre vite e la fiducia dei consumatori verso i materiali plastici è risalita, come testimonia un sondaggio condotto in Germania dai produttori del settore.
E pazienza se l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale)avverte che da qui a fine anno dovremmo fare i conti con quantitativo di rifiuti derivanti dall’uso di mascherine monouso e guanti compreso tra 160 mila e 440 mila tonnellate. L’importante è proteggersi dal virus e la plastica è la soluzione più semplice con un imbattibile rapporto tra prezzo ed efficacia.
Anche il settimanale Panorama già nel numero del 7 ottobre 2020, a firma di Guido Fontanelli si poneva il problema. Guido Fontanelli è anche autore di un libro “La guerra della Plastica” (Hoepli editore)
Naturalmente l’uso della plastica è caldeggiato dai suoi produttori. Proviamo a fare chiarezza: Un mondo senza plastica sarebbe possibile? No, molto difficile, non è più un semplice tipo, ma moltissimi utilizzati nell’edilizia, nell’industria dell’auto, nei casalinghi, nei giocattoli, nei Computer, nei caschi. Difficile trovare qualcosa che non contenga un piccolo componente di plastica.
Il Problema, non piccolo, è l’ambiente. Certo meglio usare carta e vetro, ma anche la carta è causa di paurose deforestazioni e di sconvolgere ecosistemi già messo a dura prova. La produzione di carta riciclata ha un ulteriore impatto sull’ambiente da non sottovalutare.
Il vetro è ancora più problematico. E’ si riciclabile, ma a temperature molto elevate, inoltre le bottiglie in vetro sono più pesanti di quelle in Pet e il loro trasporto comporta maggior uso di carburante ed emissione di CO2.
Ci sono le bioplastiche che derivano da prodotti vegetali (come l’amido di mais), ma costano di più e non sempre hanno la stessa efficacia, anche queste sono poi compostabili solo in appositi siti.
Torniamo alla vecchia, brava borraccia? Sembrerebbe più sicura, ma l’Università “La Sapienza” di Roma ha realizzato 20 diversi test su borracce varie rilevando che rilasciano comunque minerali dannosi per il nostro organismo. Solo l’acqua contenuta nelle bottiglie di plastica non contiene traccia di sostanze nocive o plastica.
……..Per cui rassegnamoci, tanto in questo periodo se ci ammaleremo o moriremo, non sarà per la plastica, anzi…Usiamo più spesso guanti e mascherine e tanta igiene e forse…..
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