Notizie dal mondo del Cinema

Qualche notizia buona per il mondo del cinema e qualcosa… ancora da definire…

Maria Catalano Fiore

Con l’inaugurazione della 79esima edizione del Festival del Cinema di Venezia, il ministro per la Cultura, Dario Franceschini ha reso noto che si può tornare nelle sale cinematografiche “Tutti insieme appassionatamente”, citando l’omonimo film musicale del 1965 (regia di Robert Wise, protagonisti Julie Andrews e Cristopher Plummer).

Franceschini, durante la conferenza stampa, a Venezia ha ribadito: “Le sale cinematografiche sono presidi culturali e la visione collettiva di un film è una esperienza unica che arricchisce”, annunciando contestualmente una nuova iniziativa promozionale, promossa da Anica, Anec, Fondazione David di Donatello, in collaborazione con il Ministero della Cultura, che permetterà al pubblico di accedere in sala, dal 18 al 22 settembre a soli 3,50 euro a persona.

IL Ministro Dario Franceschini

L’iniziativa vede una grande partecipazione degli esercenti cinematografici: in tutta Italia: sono oltre 2000. Cinema in festa” è un progetto che abbraccerà cinque anni a partire dal 2022 sino al 2026, la prima edizione si terrà dal 18 al 22 settembre prossimi.

Questo format, ispirato alla “Fete du Cinèma” francese, prevede il biglietto, scontato, di 3,50 euro dalla domenica al giovedì, cioè dal giorno preferito dalle famiglie, sino al giorno delle nuove proposte settimanali.

Per ognuno dei cinque annì sono previsti due appuntamenti, uno a giugno ed uno a settembre. Il pubblico avrà accesso non solo alle normali programmazioni, ma anche ad anteprime, eventi collaterali o con partecipazione di attrici, attori, registi, sceneggiatori ed altri protagonisti del mondo del cinema.

Una comoda sala cinema

Di contro, Pierluigi Bernasconi, presidente di Univideo, associazione che rappresenta gli editori di audiovisivi su media digitali (dvd, Blu-ray, 4k ultra hd) e on-line (le piattaforme di distribuzione digitale) commenta questa mossa come una specie di “rianimazione” per il settore del cinema, fra i più colpiti dalla pandemia.

La fine delle restrizioni, infatti, non è bastata per far riprendere questo settore. Le sale cinematografiche, infatti, hanno perso il 59% delle presenze, e di conseguenza, degli incassi, rapportati al 2019. Franceschini, poi, ha anche imposto una finestra di 90 giorni fra l’uscita al cinema e quella sulle piattaforme, ma questa “cura” secondo Univideo non sortirà nessun effetto decisivo.

Franceschini insiste nel voler imporre gli stessi vincoli, anche sui film stranieri. Bernasconi ricorda poi al ministro come la gente abbia smesso di andare al cinema poiché le sale sono state demonizzate come “portatrici di virus” creando una progressiva disaffezione.

Con tutto l’amore per il cinema, come per il teatro, la musica, le mostre, i nostri incommensurabili beni monumentali, sembra che Bernasconi non si sia accorto del numero elevatissimo di contagi e di morti giornalieri in due anni e mezzo di pandemia. Questa testata ne ha dato conto e contezza ai propri lettori, quotidianamente. La verità sacrosanta è che l’audiovisivo, sia digitale che su piattaforme a pagamento, si è “liberato” della concorrenza delle sale cinematografiche. Trovo inqualificabile far finta d’ignorare i problemi della pandemia e fare, come l’infermiere che corre in soccorso del malato, brandendo un’iniezione letale.

Lo stallo dei 90 giorni sarebbe temporalmente eccessivo, poiché un film nell’arco di 5 settimane, dalla sua uscita completa il suo passaggio nelle sale cinematografiche, inoltre il 90% dell’incasso al botteghino si ottiene nelle prime tre settimane, in 97% nelle seguenti due settimane. Questa disposizione, quindi, danneggerebbe ulteriormente il settore e favorirebbe la pirateria, come dimostrano le indagini Ipsos.

Tradotto in euro rappresenta un danno di 940 milioni per le imprese audiovisive e di 1,7 miliardi per il sistema economico italiano, con 9400 posti di lavoro a rischio.

Peccato che in tutta questa “inchiesta giornalistica” singolare, a dir poco, ci si sia dimenticati di ascoltare l’altra campana: Anec – Associazione esercenti cinema, asse portante dell’Associazione Generale dello Spettacolo. Avrebbero appreso che ciascuna delle 2000 sale occupa stabilmente mediamente da sei a dodici persone, ergo da dodicimila a ventiquattromila lavoratori, oltre all’indotto e senza contare i dipendenti Anica (produzione e distribuzione del cinema) e l’enorme indotto che le compete. Qui parliamo di centinaia di migliaia di lavoratori dello spettacolo.

Bernasconi non dice che la moratoria ha un significato. La sala si sa, costa per sua natura più del cd, della piattaforma digitale e simili. Riducendo la moratoria ottiene che molte famiglie, non particolarmente abbienti, piuttosto che spendere dai 4 ai 6 biglietti per la famiglia, aspetteranno un paio di settimane e potranno vedersì la prima visione noleggiando il cd a pochi spicci, quando non ricorrendo alle incisioni pirata, contro le quali Univideo e simili non possono assolutamente nulla. Dopo un giorno, a volte contestualmente all’anteprima per la stampa, cominciano a girare copie pirata e le si trova tranquillamente gratis in rete.

Bernasconi teme che “mettere una toppa” sia peggiore del buco: l’Univideo chiede alla politica di fermarsi e valutare questi danni. L’associazione ha anche proposte per aiutare il settore. Afferma Bernasconi: “Sono tante le iniziative efficaci che si possono mettere subito in campo, come abbassare l’Iva sul comparto al 4 / 5 %, offrire, più spesso, biglietti scontati, permettere ai cittadini di detrarre le spese per la cultura, inserire la voce cinema tra i bonus insegnanti, inoltre chi lavora in questo settore dovrebbe essere più presente ad eventi e presentazioni di film e spettacoli, proprio come fanno gli scrittori nelle librerie. Le sale restano centrali e vanno salvaguardate, ma non si può comunque ammazzare l’home video, è una diversa maniera di promuovere cinema e cultura”.

Verrebbe una battutaccia. Bernasconi è bravissimo a proporre iniziative che economicamente gravano su altri. In una parola sul debito pubblico ed in ultima analisi su noi cittadini, indipendentemente se siamo mai entrati o meno in una sala cinematografica o abbiamo noleggiato una pellicola con i supporti odierni.

Resta la considerazione che a noi de lavocenews.it i processi, con una sola parte che parla e che arringa e la controparte ignorata e messa a tacere, non piacciono assolutamente.

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