Onu batte un colpo e denuncia detenzioni arbitrarie da parte delle forze russe

Per l’accusa “Alcuni casi – equivalgono a sequestri

La redazione

Abbastanza di rado l’Onu batte un colpo per dare un segno di vita, abbastanza agonizzante peraltro. Il top della sua inesistenza lo ha raggiunto col promemoria di equidistanza per non offendere la Russia, “un potente stato membro che detiene uno dei cinque seggi permanenti nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite“.

Ed oggi il suo battere un colpo è tremendamente stonato. Nelle sedute spiritiche il/la medium chiede al morto “sei ci sei batti tre colpi“, ed il complice del medium provvede, ma pensiamo all’Onu, uno zombi di organizzazione internazionale.

Non voglio neanche ricordare di quando da i numeri delle vittime in Ucraina: peggio dei numeri al lotto, ne conta per tutta l’Ucraina meno dei morti certificati (per quanto lo si possa fare in queste circostanze) in uno dei tanti paesi sotto assedio e bombardati quotidianamente ed ininterrottamente da cielo e terra.

Ed andiamo alla ciliegina sulla torta. Finalmente si accorge che “decine di funzionari, giornalisti e attivisti ucraini contrari all’invasione di Mosca sono stati arbitrariamente detenuti dalle forze russe o sono scomparsi”. Lo denunciano le Nazioni Unite, aggiungendo che alcuni casi equivalevano a “sequestri”.
Ci è voluto più di un mese dall’inizio dell’offensiva ordinata da Vladimir Putin, all’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani per raccogliere informazioni sulla detenzione arbitraria e sulla sparizione forzata di ventidue funzionari locali ucraini, tredici dei quali sono stati successivamente rilasciati.

Forse il caso più famoso è quello del sindaco della città di Melitopol, Ivan Fedorov, rapito dalle forze di occupazione russe e detenuto per diversi giorni prima di essere rilasciato. “Sembra essere un modus operandi nelle aree occupate dalla Federazione Russa”, ha dichiarato Matilda Bogner, rappresentante dell’Alto Commissariato in Ucraina. “In alcuni casi, sembra essere una forma di sequestro”, ed ha riferito dell’arresto di quindici giornalisti e attivisti “che si sono fortemente opposti all’invasione. Sembra che quelli presi di mira siano attivisti filo-ucraini o che siano percepiti come filo-ucraini dalle forze russe”.

Ma non ho sentito una parola per i corridoi umanitari bombardati sistematicamente dai russi a meno che non si tratti di corridoi in direzione confine russo. E delle migliaia di ucraini “deportati” dei quali una volta varcato il confine con la Russia non si sa più nulla, l’Onu non se ne accorta? O dobbiamo concludere che per l’Onu ci sono sequestrati di serie A (funzionari, giornalisti,,,,,) e di serie promozione (i cittadini ucraini). Quest’ultimi hanno dovuto scegliere tra la morte certa sotto i martellanti bombardamenti quotidiani o la deportazione in Russia: i corridoi umanitari verso Moldavia, Polonia Romania, e altri Paesi confinanti neutrali tutti sottoposti a bombardamenti per mano russa.

La guerra Russo-Ucraina ci fa capire che un’Onu serve come il pane, ma efficiente e attiva alla bisogna. Non serve a nulla una organizzazione zombi disinformata, assente, che da vaghi segni di esistere, ma non contare nulla.

A Mariupol migliaia di civili non hanno acqua, cibo, riscaldamento. Il convoglio di aiuti umanitari è stato bloccato dai russi. Avrebbero fatto la stessa cosa se almeno gli aiuti ed i corridoi umanitari veri (non quelli di deportazione) fossero stati rispettivamente scortati e presidiati dai Caschi blu? Ma costoro sono ormai un mero ricordo ancestrale, che scompare quando servirebbero.

Ed a proposito di servire quella che non serve è un’Onu così com’è oggi.

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