Ponte borbonico o orsiniano e la sorgente di S. Angelo
Il ponte che collega le due sponde del torrente Gravina dando vita ad uno splendido panorama dell’habitat rupestre è un ponte acquedotto del ‘700
Rocco Michele Renna
È stato costruito intorno alla metà del ‘700 dalla famiglia Orsini, Signori di Gravina in Puglia, per portare sotto le mura della città le acque della sorgente S. Angelo, soprattutto per ordine della corte reale borbonica, dato che la ricca città di Gravina di quel periodo non poteva progredire senza punti di approvvigionamento idrico all’interno o in prossimità della città.
La sorgente che alimenta il ponte ha origine sulla via che conduce a Dolcecanto (un borgo nato con la riforma fondiaria) e, con un tracciato di oltre tre chilometri in linea d’aria, raggiunge il serbatoio nella parte sovrastante il ponte stesso, dopo aver attraversato tutta l’area archeologica di Padre Eterno.
Diverse opere di manutenzione che si sono susseguite nel corso del tempo hanno modificato alcuni tratti ma la struttura settecentesca è ancora visibile.
In effetti prima del restauro a causa di un terremoto che lo danneggiò seriamente, la sovrastruttura, composta da piano stradale, impalcato, travi e spalle (parte del ponte che fa da collegamento fra il rilevato stradale e l’impalcato), nella parte dove scorre il canale di adduzione alle fontane fino a ridosso dell’antico Bastione della cinta muraria della città, era formata da archi di sostegno al canale stesso, adesso risulta interamente murata, probabilmente come rinforzo e sostegno al ponte stesso.
L’acquedotto invece, è costituito da un’ampia galleria che ospita i canali che, secondo un sistema di uso fin dal periodo romano, convogliano l’acqua all’interno di un serbatoio, dove il rallentamento del flusso idrico consente il deposito delle impurità in una vasca di decantazione.
Di qui, attraverso un’altra condotta l’acqua viene convogliata verso la fontana sul ponte in prossimità della Madonna della Stella.
L’opera, considerata la notevole superficie, ha richiesto un grande impegno, basti pensare alle 6 diramazioni e agli oltre 60 pozzi.
Lungo il tragitto, sulle pareti sono visibili le nicchie ricavate per l’alloggiamento delle lampade a olio ed i gradini per l’accesso ai pozzi.
È stato oggetto di restauro e consolidamento nell’anno 2009,
ma dopo una recente alluvione il ponte ha mostrato tutta la sua vetustà ed ha urgente
bisogno di intervento, dato che il pilone centrale, sul quale si scarica il
peso maggiore di tutta la struttura, risulta seriamente danneggiato fin dalle
fondamenta.
Sono state fatte opere “tampone” per evitare il crollo dalla vecchia
amministrazione ma il problema rimane ed è serio!
Ci auguriamo con tutto il cuore che l’antico ponte acquedotto, molto simile alla struttura vanvitelliana dell’acquedotto che alimenta la reggia di Caserta, sia al più presto oggetto d’interessamento e d’intervento di consolidamento da parte della nuova amministrazione guidata dal Sindaco Lagreca.
Un ponte che è stato oggetto di interesse cinematografico per svariate pellicole, di cui cito le più famose (senza voler sminuire gli altri film di pregio che si sono girati in tutta la zona): James Bond “No Time to Die” e “Pinocchio” del regista “Matteo Garrone”
Per seguirci su Facebook mettete il “mi piace” sulla pagina La Voce News o iscrivetevi al gruppo lavocenews.it. Grazie.