Quando atterrò un MiG bulgaro nelle campagne di Acquaviva delle Fonti
Il sorprendente episodio del 20 gennaio 1962 che mise in luce il coinvolgimento della Puglia nella Guerra Fredda e le tensioni legate agli armamenti nucleari.
Redazione Alta Murgia
Il panorama internazionale si scosse nella tarda mattinata del 20 gennaio 1962, quando un MiG bulgaro precipitò nelle campagne di Acquaviva delle Fonti, precisamente in località Lamone, sulla strada per Sannicandro. Questo evento ebbe un impatto significativo.
L’aereo era precipitato a pochi chilometri di distanza dal luogo in cui erano installati gli Jupiter, i noti missili strategici con testate nucleari: gli ordigni erano stati piazzati dagli Stati Uniti attorno alla base di Nato di Gioia del Colle circa un anno e mezzo prima.
Le basi missilistiche a medio raggio, sparse in Italia e Turchia lungo il confine caucasico, erano al centro di una complessa situazione politico-diplomatica tra Mosca e Washington. La caduta del MiG bulgaro, in prossimità di queste basi, alimentò preoccupazioni e tensioni internazionali, specie dopo l’analoga operazione tentata da Krusciov (Nikita Sergeevič Chruščëv) nell’autunno dello stesso anno a Cuba.
La notizia del MiG precipitato, intercettato dai radar di Gioia del Colle, raggiunse immediatamente l’attenzione internazionale, creando un clima di allarme che ebbe ripercussioni sulla politica italiana. La “Gazzetta del Mezzogiorno” fu uno dei primi quotidiani nazionali a diffondere le notizie relative al Mig precipitato, nel corso di una ricognizione fotografica, fornendo in dettaglio una serie di particolari sull’incidente. Riportando la cattura del pilota bulgaro, il giovane sottotenente Milliusc Solakof, che venne immediatamente ricoverato e piantonato nell’Ospedale del centro murgiano per alcune ferite riportate.
La diffusione della notizia relativa “all’aereo spia”, precipitato a pochi chilometri dalle basi Nato, nel cuore di una delle regioni italiane più vicine all’Est europeo, non mancò dunque di allarmare la diplomazia internazionale.
Sulla sorte dell’ufficiale (che si presume sia rientrato in patria) circolarono in seguito notizie contraddittorie che non ci è stato possibile verificare con certezza. La sua sorte fu coperta da segreto di stato.
La vicenda divenne il centro di una guerra di informazioni stampate, coinvolgendo diverse testate nazionali, tra cui “l’Unità”, organo ufficiale del Partito Comunista Italiano. Quest’ultimo tentò di ridimensionare l’operazione di spionaggio bulgara con un articolo intitolato significativamente “I missili in Puglia si vedono dal treno”.
Il politico Amintore Fanfani, in procinto di formare un nuovo governo aperto ai socialisti, gestì abilmente la situazione con un’azione diplomatica che distese le tensioni, evitando ripercussioni interne alla Democrazia Cristiana. La vicenda del MiG bulgaro, inizialmente al centro dell’attenzione internazionale, scomparve dai riflettori dell’informazione nazionale nel giro di una settimana.
Tuttavia, da quella vicenda e dalla forte tensione internazionale conseguente alle vicende della installazione dei missili sovietici nella Cuba di Fidel Castro, si costituì un combattivo movimento pacifista, tra il 1962 ed il 1963 – al quale dettero la loro adesione intellettuali del calibro di Bertrand Russel e Jean Paul Sartre, oltre al «filosofo della non violenza» Aldo Capitini -che ebbe l’importante compito di sensibilizzare l’opinione pubblica pugliese sui rischi e sui pericoli degli armamenti nucleari americani disseminati nelle campagne dell’alta Murgia. Subito dopo che, a quanto raccontano gli anziani, un missile venne colpito da un fulmine nella base di Gravina in Puglia, scongiurando una esplosione nucleare, tutta l’operazione venne abbandonata e i missili dismessi.
Il missile Jupiter, classificato anche come PGM-19, definito da alcuni “difettoso”, rappresentava un’implementazione avanzata ma controversa appunto. Si trattava di un missile bistadio a medio raggio (MRBM) con una portata variabile tra i 1.000 e i 5.500 km, equipaggiato con una potente testata termonucleare. La sua produzione era affidata alla Chrysler, già nota per lo sviluppo del precedente PGM-11 Redstone.
Oggi, alla luce dell’invasione russa dell’Ucraina e delle possibili nuove dislocazioni di armi nucleari in Inghilterra, come vi abbiamo scritto in questo articolo: “Gli Stati Uniti pianificano il ritorno delle armi nucleari nel Regno Unito dopo 15 anni“, sorge la domanda: vedremo nuovamente basi missilistiche nella nostra Murgia? Sarà inevitabile un ritorno allo scenario politico dei missili a Cuba? Ci auguriamo che, come in passato, la saggezza prevalga, evitando la catastrofe imminente per l’umanità.
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