Riaprono gli stadi di A con mille spettatori.
Un bel risultato per il Calcio professionistico, che però chiede al Governo decisioni omogenee per tutto il calcio professionistico.
Da questa domenica tutti gli stati italiani saranno riaperti al pubblico, ma con il limite di mille spettatori.
La lega calcio di serie A, dopo l’apertura di altre strutture sportive all’aperto, aveva temuto di esserne escluse ed il suo Presidente, Paolo Dal Pino, aveva cominciato a farsi sentire. Ma più delle pressioni della lega calcio hanno pesato l’Emilia Romagna di Stefano Bonaccini, il Veneto di Luca Zaia, la Lombardia di Attilio Fontana ed il Piemonte di Alberto Cirio. Quest’ultimo in particolare, dopo la vittoria conseguita dinanzi al Tar Piemonte in sede di sospensiva, già bellicosamente aveva dichiarato di essere pronto a far da solo.
In serata di ieri si è giunti al via libera ad aprire gli stadi per le partite di serie A. Vincenzo Spadafora premeva per una soluzione univoca a livello nazionale, “come esperimento“. La verifica ci sarà il 7 ottobre, quando si deciderà se aprire ogni stadio con una percentuale in base alla capienza. Gabriele Gravina, presidente della Figc -Federazione italiana gioco calcio-: “Bene l’apertura, ma resto perplesso per il fatto che sia solo per la A: ci sono anche gli altri campionati”.
C’era Bonaccini per le regioni all’incontro organizzato da Francesco Boccia con Vincenzo Spadafora e Roberto Speranza. Speranza va oltre la verifica del 7 ottobre ed auspica: “un protocollo unico che preveda una percentuale di spettatori in base alla capienza reale degli impianti” e questo per tutti gli sport.
E se “A non correre troppo” è l’invito di Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità e componente del Cts -Consiglio tecnico scientifico, la lega di serie B obietta:
“Non si comprende la ragione delle motivazioni secondo le quali il governo ha dato il via libera all’apertura parziale degli stadi solo in serie A”.….. “Questo considerando che i protocolli di sicurezza sono i medesimi per tutti campionati professionistici e che la B ha un valore sociale ed economico fondamentale. I club risulterebbero gravemente penalizzati dal punto di vista economico e della passione dei tifosi, aspetto fondamentale anche per la regolarità del campionato. L’auspicio è che ci possa essere al più presto da parte del governo una decisione uniforme per la serie B e tutti i campionati professionistici con una ratio che preveda in piena sicurezza l’apertura ad una percentuale di tifosi come avvenuto in vari sistemi europei“.
In sostanza, un importante passo avanti è stato fatto, ma la necessità di coniugare le esigenze economiche dei settori produttivi (tale è lo sport professionistico) con la prioritaria salute dei cittadini sposta un poco più in là l’adozione di misure uniformi senza distinzioni, che danno l’idea di partigianeria.
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