Samarcanda, al via il vertice Sco, la Shanghai Cooperation Organization
Nel leggendario regno di Tamerlano si riuniscono oggi i leader dell’Eurasia. Attesa per il faccia a faccia tra Putin e Xi Jinping
Giovanna Sellaroli
Tutto pronto a Samarcanda, in Uzbekistan, nel cuore dell’Asia Centrale, crocevia della leggendaria via della Seta, storico punto di incontro commerciale e culturale per oltre due millenni, e oggi della Tav, dove stamane ha inizio l’atteso vertice della Shanghai Cooperation Organization, la Sco, organismo di dialogo regionale che unisce Cina, Russia, India, Pakistan e altri quattro Paesi dell’Asia Centrale (Kazakistan, Kirghizistan, Uzbekistan e Tagikistan). Afghanistan e Iran intervengono in qualità di Paesi osservatori.
Nella città da Mille e una notte, mestosa nell’armonica perfezione con cui madrase, mausolei, moschee e piazze risplendono nel raffinato gioco di sfumature di colori dall’azzurro al turchese, si riuniscono i grandi dell’Eurasia in un summit molto delicato, definito storico dagli osservatori.
Un vertice tanto atteso quanto carico di aspettative in tema di cooperazione, di sviluppo e di scambi produttivi dei paesi euroasiatici che aderiscono alla SCO, che vuole essere alternativa al G20.
Attesissimo l’incontro in presenza tra Vladimir Putin e Xi Jinping, a sette mesi dal loro ultimo faccia a faccia all’inaugurazione delle Olimpiadi cinesi, dove il presidente della Repubblica Popolare e il capo della Federazione russa rinnovarono la loro amicizia. Dopo poco Putin bombardò l’Ucraina.
Il 22° vertice dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, si presenta come il più grande evento diplomatico dell’anno e giunge in un momento drammatico della storia europea. Una due giorni di incontri in plenaria e di bilaterali tra quindici leader del mondo che rappresentano metà della popolazione mondiale e più di un quarto della sua economia. All’ordine del giorno l’assetto mondiale alternativo a guida russo-cinese.
Oltre al Presidente cinese, a quello russo e a quello uzbeko, ci saranno altri dodici capi di stato e di governo, sia facenti parte dell’Organizzazione sia presenti in quanto osservatori e ospiti invitati. I leader dei Paesi osservatori includono il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, quello iraniano Ebrahim Raisi e quello mongolo Ukhnaagiin Khürelsükh.
A rappresentare i paesi ospiti saranno poi il presidente turco Erdogan, quello azero Ilham Aliyev, quello turkmeno Serdar Berdimuhamedow e il primo ministro armeno Nikol Pashinyan.
L’agenda ufficiale dell’incontro è stata rivelata dall’addetto stampa del Presidente uzbeko e comprende i seguenti punti: “rafforzamento dei legami economici e del commercio, promozione della cooperazione industriale e tecnologica, dialogo su come realizzare la più ampia connettività; trasformazione digitale ed economia verde, consolidamento del profilo internazionale della SCO”.
“In meno di 10 giorni i nostri leader si vedranno di nuovo al summit della Sco a Samarcanda e noi stiamo attivamente lavorando per prepararlo”, ha detto ieri l’ambasciatore russo a Pechino Andrey Denisov in un’intervista ripresa dall’agenzia di stampa Ria Novosti. Il clou del vertice è certamente l’incontro tra Vladimir Putin e Xi Jinping che arriva in un momento cruciale, in cui è in corso un duro scontro sulle forniture di gas russo all’Europa, con Mosca che ha fermato il flusso energetico, e con l’Amministrazione Biden che sta aumentando la pressione anche in Asia orientale, in particolare in merito alla questione di Taiwan.
Stando a quanto lascia intendere il Valdai Discussion Club, think tank, il gruppo di esperti specie in campo economico, politico o militare, e forum di discussione con sede a Mosca strettamente associato al presidente Vladimir Putin, club di propaganda di regime, i partecipanti saranno innanzitutto concentrati nella stessa definizione del ruolo della SCO nel contesto internazionale, un ruolo che sia la Russia che la Cina vogliono rafforzare per sottolineare l’identità dell’Organizzazione quale forum estraneo e antitetico alle priorità dell’Occidente.
Molta attenzione sarà prestata alle tematiche dell’allargamento della SCO, che quest’anno accetterà tra i suoi membri l’Iran, chiamato a firmare un Memorandum contenente gli impegni legati alla sua membership.
Una parte importante dei lavori, come rivela il Valdai club riguarderà l’adozione di un “ampio pacchetto di documenti sull’attuale e futuro sviluppo della SCO” che rispecchia le priorità di Russia e Cina. Due le priorità, una riguarda la “cooperazione nello sviluppo della mutua connettività e alla creazione di efficienti corridoi di trasporto”, tema che chiaramente ricalca l’ambizione cinese di allargare gli spazi del suo maxiprogetto infrastrutturale delle nuove Vie della Seta; l’altra “l’incremento graduale della quota delle valute nazionali nei mutui pagamenti e il taglio dell’uso del dollaro”, secondo il noto principio della de-dollarizzazione.
Non mancano però le resistenze da parte di alcuni partner dell’organizzazione che non condividono “l’obiettivo di trasformare la SCO in una piattaforma antiamericana, come vorrebbe Mosca”. Vedremo cosa si diranno e, soprattutto cosa sapremo di vero al di là dei proclami della propaganda.
Ma, ovviamente è la guerra, anzi le guerre, al centro degli incontri a margine di questo vertice. La guerra in Ucraina in primis. Con Mosca affetta da frustrazione di prestazione, fallita la guerra lampo promessa dal capo del Cremlino, la situazione sul campo di battaglia non appare al momento come si pensava in Russia, e questo sta creando seri dubbi a Pechino.
Oltre al disappunto per un’azione dai risultati deludenti, l’invasione dell’Ucraina ha già creato un contraccolpo strategico alla Cina che temendo una aggressione Usa a Taiwan, si ritrova a fronteggiare l’aumento della spesa per la difesa nell’Indo-Pacifico.
E soprattutto, l’economia cinese sta pagando prezzi pesanti in termini di rallentamento della crescita e rallentamento delle esportazioni, aumento dei prezzi delle materie prime. Insomma, è tutto da dimostrare che i rapporti Cina Russia siano poi ancora idilliaci.
E poi, l’instabilità politica che serpeggia a Mosca potrebbe creare problemi all’interno del “partenariato strategico” bilaterale su cui Xi Jinping ha investito e di cui non potrà non rendere conto al XX Congresso del Partito comunista, che si aprirà il prossimo 16 ottobre e dal quale spera di venire riconfermato alla guida del Pcc.
Insomma, la posta in gioco è altissima. Nel leggendario regno di Tamerlano, sfide di grande importanza strategica sono sul tavolo dei leader riuniti oggi a Samarcanda.
Per seguirci su Facebook mettete il “mi piace” sulla pagina La Voce News o iscrivetevi al gruppo lavocenews.it. Grazie.