Tutto sul Mes
Ne parlano spesso a sproposito molti economisti. Vantaggi o pericoli di un contratto li vede il giurista. esperto -in questo caso- di diritto dell’Unione europea e l’Autore, Ennio Triggiani lo è ai massimi livelli assoluti.
Ennio Triggiani*
Uno dei (poco) appassionanti dibattiti in atto fra le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, riguarda l’opportunità (o meno) di far ricorso al Fondo-salva-Stati (MES, Meccanismo Europeo di Stabilità). Si tratta di un tipico esempio di quanto sia spesso non serio il rapporto tra leaders politici e cittadini in quanto i primi, per raccattare qualche voto in più, sono disposti sfrontatamente a mentire sapendo di mentire. Per alcune forze politiche, infatti, il rifiuto mosso verso l’utilizzazione delle relative risorse finanziarie (oltre 36 miliardi di euro per l’Italia) deriva da una lettura scientemente scorretta sul MES in quanto lo si lega alla forma utilizzata nei confronti della Grecia (in un quadro economico e sociale profondamente diverso dall’attuale che prevede la sospensione del Patto di stabilità); fu a suo tempo determinato un pur discutibile commissariamento del Paese, peraltro in pieno dissesto finanziario, da parte della c.d. troika (Commissione europea, BCE, FMI) cui era sottoposto lo Stato che ne avesse richiesto l’utilizzazione.
Sulla base di quel precedente si sostiene che la richiesta in questione comporterebbe per l’Italia una forte ingerenza nelle scelte di politica economiche con un pesante condizionamento della nostra sovranità. Ed a chi sostiene il contrario, sulla concreta base dei ripetuti e formali atti adottati nel frattempo dalle istituzioni “comunitarie”, si ribatte che ciò non sarebbe possibile in quanto non è stato modificato (e quindi non ratificato) il Trattato istitutivo del MES del 2012.
Ebbene, di tale modifica non c’è alcun bisogno. Infatti, l’art. 12 par. 1 dello stesso già prescrive che i vincoli, peraltro negoziati e fissati in un apposito Protocollo sottoscritto dallo Stato richiedente, “possono spaziare da un programma di correzioni macroeconomiche al rispetto di condizioni di ammissibilità predefinite”. Nel nostro caso è a queste ultime che ci si riferisce quando, creando una linea di credito speciale chiamata ESM Pandemic Crisis Support, è stato esplicitamente e correttamente deciso che l’unico vincolo posto consiste nella destinazione d’uso delle spese sanitarie: nessuna necessità, quindi, di procedere ad una revisione del Trattato!
I presunti tranelli nascenti in fasi successive sono, a loro volta, pure invenzioni. Anzitutto, come già detto, ogni Paese firma un Protocollo nel quale sono previsti, in maniera dettagliata e precisa, condizioni e vincoli del prestito effettuato. E poi, i due organi del MES, Consiglio dei governatori e Consiglio d’amministrazione, ove volessero intervenire durante la gestione del prestito, dovrebbero decidere all’unanimità o, eccezionalmente, con un maggioranza qualificata dell’80% (85% se votazione d’urgenza) del capitale versato. Teniamo presente che la quota degli Stati del Sud corrisponde a più del 50% (per l’Italia il 17,91%) potendo pertanto facilmente bloccare qualsiasi presunta proposta dei “Frugal Four” – e cioè Olanda, Austria, Svezia e Danimarca – e anche della Germania.
Si dice, ancora, che i mercati reagirebbero negativamente alla nostra richiesta del MES in quanto evidenzierebbe la “crisi” del nostro Paese. Chiacchiere in libertà. L’attuale versione del MES non solo ha una destinazione molto particolare, e non generale, ma non si comprende per quale ragione tali mercati, molto preparati e accorti, ricaverebbero un segnale preoccupante dal ricorso ad un Fondo del tutto equivalente agli altri strumenti di finanziamento posti in essere: dovrebbero, allora, ancor più preoccuparsi quando chiederemo sovvenzioni e non prestiti?
In realtà, il MES sanitario prevede, invece, minore sorveglianza di quanto si verificherà per gli altri Fondi europei esistenti e da realizzare, per i quali comunque ogni Paese sarà sottoposto a qualche sorveglianza come è normale nel quadro di funzionamento dell’Unione monetaria.
Considerato il nostro enorme bisogno di liquidità non possiamo rinunciare assolutamente a risorse da spendere nel sistema sanitario, dissanguato da anni e anni di restrizioni di bilancio; e mi riferisco non solo alle strutture ospedaliere ma al personale medico ed infermieristico, al rafforzamento della medicina territoriale, alla ricerca scientifica in materia. E non si racconti la sciocchezza che possiamo farcela con i nostri Buoni del Tesoro: c’è una bella differenza dal pagamento di un tasso d’interesse dell’1,4 per cento (e ringraziamo sempre la BCE per mantenerlo basso) a quello pressocché zero del MES con un risparmio di circa 500 milioni l’anno!
Probabilmente sarebbe preferibile richiedere queste risorse insieme ad altri Paesi (tuttavia Cipro lo ha già fatto), senza peraltro dimenticare che il rendimento del bond decennale per la Spagna, ad esempio, è già basso (dello 0,45 per cento).
L’integrazione europea, alla faccia dei ferventi sovranisti, si è rivelata indispensabile (fra i poderosi acquisti di titoli sovrani da parte della BCE, i 220 miliardi del SURE, il recupero di 11 miliardi di Fondi strutturali ormai persi, il supporto della BEI alle PMI, ecc…) ed ancor più lo sarà con il previsto Recovery Fund o Next Generation UE con l’Italia beneficiaria privilegiata non solo di prestiti ma anche di sovvenzioni a fondo perduto. E’ allora fondamentale ricavare gli opportuni insegnamenti dalla storia ed incamminarsi, da protagonisti, nell’unica strada seriamente percorribile per il nostro futuro che è quella europea.
*Ennio Triggiani, è professore emerito di diritto dell’Unione europea. E’ stato Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Ateneo Aldo Moro, ed attualmente, oltre a ricoprire la carica di Presidente dell’Accademia di Belle Arti di Bari è direttore di prestigiose riviste di diritto dell’Unione europea. Con questo editoriale, che mette un punto di chiarezza su uno dei più importanti dibattiti in atto nel Paese, il prof. Triggiani debutta su Lavocenews.it e lasciatemelo dire, debutta alla grande. GP
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