Un muro di silenzio e oblio: il richiamo del Presidente Mattarella alle vittime delle foibe

Affrontare la verità storica per onorare le vittime e preservare la coscienza collettiva

Rocco Michele Renna

Nel suo discorso in occasione del giorno del ricordo, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella denuncia la tendenza al silenzio e alla negazione delle sofferenze subite dagli italiani massacrati nelle foibe durante il secondo dopoguerra. Un richiamo alla memoria e alla verità storica che rimane cruciale per la coscienza collettiva del paese.

Il Presidente Mattarella ha rievocato le atrocità subite dagli italiani nelle terre dell’Istria, della Dalmazia e di Fiume, ricordando le violenze perpetrate ai danni di civili, militari, intellettuali e semplici cittadini. Ha sottolineato come tali sofferenze siano state a lungo negate e derubricate, trasformando le vittime in colpevoli e rimuovendo la loro tragedia dalla storia nazionale.

Un punto nodale del discorso è stato il richiamo alla responsabilità del fascismo nel contribuire alla guerra mondiale e nella creazione di un clima di ostilità che ha portato alle tragedie delle foibe. Mattarella ha evidenziato l’importanza dell’autorevolezza della nuova dirigenza democratica nell’affrontare le conseguenze della guerra e nel tentativo di tutelare le popolazioni italiane residenti nelle zone di confine.

Tuttavia, il Presidente ha avvertito che le pagine buie della storia potrebbero riproporsi, richiamando alla necessità di consolidare l’Unione europea come antidoto al totalitarismo e come garante dei valori di democrazia, libertà e diritti umani. Ha esortato a lavorare insieme per la pace e lo sviluppo, soprattutto nei Balcani Occidentali, per evitare il riaccendersi di conflitti etnici o religiosi.

Infine, Mattarella ha citato l’esempio di Gorizia e Nova Gorica, due città oggi unite dalla cultura europea e dalla volontà di superare le divisioni del passato. Un appello a guardare al futuro con fiducia e speranza, lavorando per un’Europa unita e inclusiva, dove la diversità sia fonte di arricchimento e non di divisione.

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