21 dicembre 1950…addio Trilussa

Copertina di un suo libretto davvero fulminante !

Maria Catalano Fiore

Il 21 dicembre 1950 dopo una vita da poeta satirico e soli 21 giorni da senatore a vita, si spegneva “er core de Roma”, Trilussa, aveva 79 anni, anche se fino alla fine se ne toglieva sei, dopo aver preso in giro politica ed istituzioni.

Trilussa, chi non ha letto qualcuno dei suoi irriverenti sonetti (nato e morto a Roma 1871-1950), pseudonimo di Carlo Alberto Camillo Mariano Salustri. Famiglia modesta, il padre muore quando aveva solo tre anni, aiutato poi, con sua madre, dal suo padrino Marchese Ermenegildo del Cinque Quintili. Entrambi lo volevano a scuola e nel 1977 ci va, per due anni bene, poi per altri maluccio e ripetente, quindi decide di abbandonare completamente. Alto e di bell’aspetto, acquistò più cultura di quanto desse a vedere attento lettore ed indagatore.

Trilussa

E’ proprio frequentando il marchese che conosce Filippo Chiappini e Gioacchino Belli, due noti sonettisti romani. Proprio da questa disparità tra nobili e popolo nasce la sua vena poetica e dissacrante. Nel 1887, a soli 16 anni pubblica il suo primo sonetto. Ma, ironia della sorte, anche lo stato si vendica di lui, dopo tanti stenti, solo pochi giorni prima di morire arriva la nomina di “Senatore a vita” e relativa remunerazione, da lui ri – nominata subito “Senatore a morte”.

Trilussa non cantò solo la Roma popolana, papalina e ministeriale, ma tutta l’umanità traslandola in chiave zoologica e favolistica ispirandosi ad Esopo e Fedro. Trilussa narrò gli amori e le meschinità degli uomini con il distacco ironico del romano, sopravvissuto ad imperi e pontificati ed ora convivente con una Repubblica composta da gente ancora più avida. Nullità e gente presuntuosa.

Certo vedeva lontano quando scriveva: ” l’elezione di un Presidente, quando un somaro per l’ambizione di farsi eleggere si era messo addosso la pelle di un leone”. Oggi sarebbe giustificato. Ha gonfiato il suo curriculum….e dopo l’elezione, scappando un raglio disse: “ho pjato possesso e nu’ la pianto nemmeno se morite d’accidente, peggio pe’voi che mi c’avete messo Silenzio e rispettate il Presidente!! Certo il Presidente Giuseppe Conte, neppure eletto,, quando in piena emergenza Covid si è vantato di scrivere una pagina di storia, pareva spiccicato! E poi….tante citazioni si potrebbero fare: Il Gallo che pensa di diventare Aquila o il Circolo libertà di pensiero” dove la” puoi pensare liberamente ma a condizione che t’associ alle idee del Presidente”.

Trilussa fotografato con la bambina di un amico

Una volta, Trilussa indebitato, quasi sempre, ricorse ad uno strozzino ebreo (a Roma solo agli ebrei era permesso lo strozzinaggio) Isacco di David Spizzichino. Non avendo saldato il debito, ricevette una lettera intimidatoria. Trilussa non si scompose pubblicò quella lettera minacciosa, come prefazione del suo libro, aggiungendo che i suoi proventi avrebbero saldato il debito.

Questo personaggio incredibile attraversò l’inizio dello Stato Italiano, due conflitti mondiali, il fascismo, i Caffè d’epoca, le osterie sino alla Repubblica osservando con distacco, senza mai essere fascista o pendere da qualche parte. Lo stesso Roberto Farinacci, segretario del partito fascista, ma anche acuto giornalista, elogiò la satira politica di Trilussa ed il carattere “Una persona tutta d’un pezzo che sa quel che dice e nella sua vita e nella sua opera ha mantenuto sempre una linea limpida e costante”.

la sua immagine ufficiale, il suo nome, in alto, scritto di suo pugno.

Trilussa fu poeta minimalista: sulla sua lapide, al Verano, riportarono la sua poesia dedicata alla felicità :”C’è un’ape che si posa su un bottone de rosa: lo succhia e se ne va. Tutto sommato la felicità è una piccola cosa”.

Tomba di Trilussa al Verano, il Cimitero Monumentale di Roma

Trilussa aveva un cuore vero di poeta e di uomo. R.I.P. grande romano.

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