Addio a David Crosby, il bardo di Woodstock
Se ne va a 81 anni un simbolo dell’epopea hippie. Cofondatore dei Byrds, che unirono il rock inglese al folk americano, il musicista californiano entrò poi nel supergruppo Crosby, Stills, Nash & Young e rimase attivo fino alla fine, sopravvivendo agli eccessi e all’esperienza del carcere
La redazione
La sua chitarra e i suoi baffi erano l’icona rappresentativa della giovane America degli anni ’60 e ’70, tra ritornelli ripetuti (riff), rock-folk e paradisi artificiali: David Crosby, tra i fondatore dei Byrds prima di entrare nel supergruppo Crosby, Stills, Nash & Young.
Nel 2014, il californiano morto oggi a 81 anni, con cinque album avvia la sua rinascita ma continua ad assumere tante droghe.
“Non so perché sono vivo, mentre Jimi (Hendrix) non lo è mentre Janis (Joplin) non lo è…” dichiara alla rivista Rolling Stone e prosegue: “Sono stato fortunato. Le cose importanti della mia vita non sono i problemi che ho avuto, ma la magia che mi è accaduta e che mi ha permesso di creare tutta questa musica”,
Nasce in California il 14 agosto 1941. I genitori appartengono ad importanti famiglie newyorkesi: la madre è casalinga, mentre il padre lavora nell’industria cinematografica ed ha vinto un Oscar per la migliore fotografia. Non ha ancora 25 anni quando è tra i fondatori dei Byrds, un gruppo che univa il rock inglese con la musica folk americana.
Racconta di se: “Alla fine di un concerto, quando sei al top, è lì che ne prendevo molta (ndr. droga). Mi ha fatto andare avanti dopo lo spettacolo”.
Nel 1986 trascorse cinque mesi in carcere in Texas. Era stato arrestato in un nightclub di Dallas in possesso di cocaina e di una pistola automatica carica. Pagò i suoi eccessi con diabete, attacchi di cuore, trapianto di fegato nel 1994.
Raggiunse l’apice qualche anno prima. Il 17 agosto 1969, al mitico festival di Woodstock, è lui tra i grandi protagonisti.
“Our House” o “Ohio” invasero le radio americane. “Penso che quando i Beatles si sono sciolti (1970), noi eravamo la migliore band del mondo“, ha detto David Crosby. Qualche anno dopo difese la giovane attivista ambientale Greta Thunberg.
Il periodo trascorso in carcere nel 1986 gli servì a disintossicarsi forzatamente. “Quello che faccio non è solo suonare la chitarra e cantare. Non sono il migliore in nessuna delle due cose. Sono davvero bravo a rompere la quarta parete, a portarvi in un piccolo viaggio. Farvi ridere, per potervi far piangere. È il mio lavoro“. Chiudiamo con queste sue parole, una sorta di autoritratto che lo descrive come meglio non si può. R.i.p.
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