Alda Merini

Gianvito Pugliese Il gobbo Dalla solita sponda del mattinoio mi guadagno palmo a palmo il giorno:il giorno dalle acque così

Gianvito Pugliese

Il gobbo

Dalla solita sponda del mattino
io mi guadagno palmo a palmo il giorno:
il giorno dalle acque così grigie,
dall’espressione assente.
Il giorno io lo guadagno con fatica
tra le due sponde che non si risolvono,
insoluta io stessa per la vita
… e nessuno m’aiuta.
Mi viene a volte un gobbo sfaccendato,
un simbolo presago d’allegrezza
che ha il dono di una stana profezia.
E perché vada incontro alla promessa
lui mi traghetta sulle proprie spalle.

Alda Merini

Commentare una poesia di Alda Merini, come in generale gli scritti di un grande, è sempre un’impresa, a prescindere dalla qualità dei versi o delle frasi da analizzare. Ce ne sono di semplici, di apparentemente semplici, che nascondono un pensiero recondito che devi scoprire e riferire, di immediatamente percepibili nella loro complessità.

Alda Merini, l’adoro per mille motivi tra cui quello che i suoi versi sono una sorta di roulette russa. Non sai mai se sparerà il colpo mortale o se sentirai il dolce rumore del percussore che va a vuoto. Non sai mai cioè se ti troverai dinanzi ad una interpretazione lineare e semplice, ma non perciò meno straordinaria o ad un rebus che chiederà tutto te stesso per esdsere risolto, ed il gobbo mi pare appartenere a quest’ultimo genere di poetica.

Alda Merini, se ho ben capito, vive molto faticosamente le sue giornate. E’ uno stato mentale che prescinde dagli impegni giornalieri delle cose da affrontare e da risolvere. La fatica è nel trascorrere del tempo, nell’arrivare dal primo mattino alla tarda sera. E se le giornate sono così faticose, lei ne è consapevole, non è per colpa loro, ma per il suo essere “insoluta per la vita”.

E nessuno ti aiuta in questa fatica eterna, che al paragone le sette fatiche di Ercole diventano ben poca cosa. Ma ecco, le sorprese di una vita che merita di essere vissuta, apparire un gobbo “sfaccendato”, come potrebbe diversamente riservarle ogni attenzione, “simbolo presagio d’allegrezza” col dono “di una strana profezia”. E la gobba, il difetto umano che lo ha marchiato, diventa -come in una fiaba con la fata- la sella su cui l’Autore attraverserà lievemente il tempo, non più ostile, ma pregno di promesse.

Alla prossima.

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