All’asta la “Vergine con bambino” di Bernardino Luini
Sarà messa, tra qualche giorno, all’asta una stupenda “Vergine con bambino” opera di Bernardino Luini (in copertina un suo autoritratto), allievo di Leonardo da Vinci. Chi l’acquisterà? In quale stato finirà?
Maria Catalano Fiore
I prossimi 26 e 27 settembre, a Genova, si terrà un’asta d’arte e antiquariato organizzata dalla Boetto Aste.
L’opera più importante sarà una “Vergine con bambino”, un capolavoro di Bernardino Luini, un artista “leonardesco”. Un capolavoro degno dei più importanti musei e delle più raffinate collezioni d’arte.
La storia di questo dipinto, attualmente di proprietà della famiglia Litta-Modignani è molto interessante, come la vita del suo autore.
Quello che è poco chiaro, in questa vicenda è il completo disinteresse del Ministero e, ovviamente, del Ministro della Cultura Dario Franceschini, verso l’alienazione di questo capolavoro. Non sarebbe la prima volta; le opere del valente Bernardino Luini, sono infatti sparpagliate in tutti i grandi musei mondiali e/o collezioni private, tranne che in Italia. Persino un suo ciclo di affreschi è stato asportato per essere collocato in Germania, nell’incuria generale. Eppure si tratta di opere già sottoposte a “vincolo” sin dal 1929, anno dell’erogazione della Legge di Tutela per le opere mobili, conosciuta come “Legge Bottai”.
Bernardino Luini, nome d’Arte di Bernardino Scapi (1480-1532), originario di Dumenza, sul Lago Maggiore, è considerato da tutti gli studiosi leonardeschi, come il più valente e meno “copiatore”, tra i seguaci delle dottrine sia di Leonardo, prima, che, poi, di Raffaello Sanzio, che conosce e frequenta in un suo viaggio/soggiorno a Roma. E’ infatti un abile assimilatore di tecniche, ma non ne condivide i materiali, ama le grandi ed importanti opere, ma non disdegna produrre, nella sua avviata “Bottega d’arte” piccole tavole su commissione. Con lui collaborano tre dei suoi quattro figli e numerosi allievi a cui trasmette le tecniche leonardesche e raffaellite. Non disdegna, come in questo caso, di dipingere direttamente madonne o ritratti di dame, firmandole.
E’ questo il caso di questa opera genovese, che appare debitamente firmata dall’artista. Citata da Giorgio Vasari nel 1550 che ne descrive l’autore: “Valse ancora nel fare ad olio così bene come a fresco, e fu persona molto cortese e servente de l’arte sua; per il che giustamente se li convergono quelle lodi che merita qualunque artefice che, con l’ornamento della cortesia, fa così risplendere l’opera della vita sua come quella dell’arte” (Giorgio Vasari: “Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori” Firenze 1550). La sua firma è autenticata, ancora nel 1901. Il dipinto è riconosciuto e attribuito senza incertezze, anche, dal grande studioso Bernard Berenson, pubblicato più volte dal 1914 in poi. E’ anche inventariato e pubblicato nelle monografie di Bernardino Luini del 1956 e del 1985. E’ nel “Catalogo Generale delle opere di Berardino Luini “di Cristina Quattrini; nel “Dizionario Biografico degli italiani” del 2006, in molteplici saggi e nel Catalogo della mostra “Bernardino Luini e i suoi figli” del 2014.
Il Luini è’ stato anche oggetto di indagine storico/artistica da parte dell’expertise leonardesco, il napoletano Nicola Barbatelli, che tra il 2018 e 19, nel corso delle indagini e studi sull’anno Leonardesco, ne ritrova, in Sicilia, una tavola perduta nel corso del sisma del 1915.
Tavola presentata, poi, in varie sedi italiane ed estere, tra cui il “Museo delle antiche genti di Lucania” di Vaglio Basilicata (Pz) del quale ho condiviso la direzione ed alcune manifestazioni, nel corso dell’anno 2019.
Il Barbatelli è anche lo “scopritore” ed il promotore dell’autenticità dell’ “Autoritratto Lucano” attribuito a Leonardo da Vinci.
Con tutti questi studi precedenti, le autenticazioni ecc… appare comprensibile che, in questo periodo, la famiglia proprietaria della tavola abbia bisogno di venderla, ma incomprensibile, invece, come lo Stato italiano rinunci al diritto di prelazione e faccia prendere il volo per chissà dove ad un’ulteriore opera d’arte italiana. Ma, probabilmente, sotto votazioni tutti pensano alla propria poltrona e assai meno al patrimonio culturale della nazione, in questo caso -fino a prova contraria- colpevolmente ignorato.
Per seguirci su Facebook mettete il “mi piace” sulla pagina La Voce News o iscrivetevi al gruppo lavocenews.it. Grazie