Antica Villa Forges Davanzati

Ancora una volta la visita di un bene monumentale di Palo del Colle è occasione di scrivere una bella pagina di storia.

Vito Tricarico

 In contrada Piano, a Palo del Colle, a contorni ben marcati, a pochi metri dalla strada e a breve distanza da Villa Nitti, si delinea il profilo signorile e inconfondibile dell’antica dimora della nobile famiglia Forges Davanzati.

Un prato erboso, verde e rigoglioso per le piogge di primavera, accoglie il visitatore innamorato di arte e storia locale che si ferma ad ammirare questa antica residenza di una famiglia patrizia pugliese che tanti personaggi illustri ha donato alla sua terra. Un ampio atrio delimitato da due muri a secco contiene la zona antistante il portale d’ingresso sormontato da quattro archi pensili a tutto sesto, non portanti e con funzione decorativa, che comunque riescono a trasmettere il fascino dell’equilibrio e dell’eleganza alla struttura.

Sulla sinistra, isolata dalla villa, è presente una cappella dedicata a sant’Anna (sec. XVII ), attualmente resa inaccessibile  per  tompagnatura (ndr. o muro di tompagno) dell’entrata. Dopo, ci sono ancora spazi aperti che conducono alle porte degli ambienti a pian terreno sul lato destro ed una scala che conduce al piano superiore.

Un caratteristico verde e ombroso spazio sul retro della casa contribuisce ancor più a rendere signorile e patrizia questa antica dimora che chiede solamente di essere riportata ai suoi antichi splendori. Ulivi antichi e sempreverdi circondano questa antica e signorile magione immersa nel verde mediterraneo che doveva consentire ai suoi ospiti lunghe giornate di studio e di relax fino al godimento dei suggestivi colori del tramonto e delle fresche ore serali.

Villa Forges Davanzati

Cenni storici

Fra i personaggi della nobile famiglia cui apparteneva questa dimora, quello più rappresentativo è senz’ altro Domenico Forges Davanzati.  Nato a Palo il 3.11.1742  fu, giovanissimo, inviato a studiare a Napoli e, laureatosi, venne chiamato a far parte dell’Accademia di scienze e lettere.  Entrato in contrasto con la Chiesa di Roma, fu vescovo regalista, nominato dal re di Napoli come vescovo di Canosa, elezione mai convalidata dalla Chiesa di Roma.

Il suo riformismo lo portò a interessarsi alle condizioni morali ed economiche dei suoi fedeli, ad interessarsi delle nuove scienze agrarie e ad appassionarsi agli studi archeologici per gli scavi portati avanti a Canosa. Per il suo prestigio culturale in ambito nazionale, la sua partecipazione ai nuovi movimenti giacobini venne particolarmente caldeggiata dai circoli che si opponevano alla dinastia borbonica.

Portato a Napoli e rinchiuso nel forte di Sant’Elmo, all’arrivo delle truppe del generale Championnet venne chiamato a far parte della Repubblica Partenopea. Nel frattempo, due suoi fratelli venivano uccisi a Trani dalle bande controrivoluzionarie. Dopo la capitolazione della Repubblica e la confisca dei suoi beni, il re gli permise di andare esule in Francia. Tornato nel Regno di Napoli nel 1806 al seguito delle truppe francesi, entrò nella commissione per lo studio del carattere idrogeologico del territorio e fece parte dell’Accademia Pontaniana. Nel 1810, durante la santa messa nella chiesa del Purgatorio di Palo, venne colto da apoplessia e morì.

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