Argentina battaglia per le parole gender-neutral
Tra nuovo e vecchio confronto permanente
La redazione
L’amministrazione della capitale, Buenos Aires, ha deciso di vietare agli insegnanti l’utilizzo di parole gender-neutral in classe e nelle comunicazioni coi genitori.
Secondo la ministra dell’Educazione della città, Soledad Acunha, l’eccessivo utilizzo di segni per eliminare riferimenti al genere viola la morfologia della lingua spagnola e danneggia la capacità di lettura degli studenti.
“Il linguaggio non è né più inclusivo, né meno inclusivo: dipende da come le persone lo usano”, ha affermato Acunha, la quale non definisce divieto il divieto, ma una “norma”.
L’utilizzo di un linguaggio inclusivo è particolarmente sentito tra le giovani generazioni, tra le quali è invalso l’uso di scrivere per “benvenuti”, “bienvenid@s” oppure per “todos” (tutti) “todxs” e via dicendo. Molti docenti si sono adattati a questa sensibilità, adottando le stesse norme informali. Tuttavia, tra gli accademici e poi tra i politici è iniziato un dibattito sul fatto che queste novità rischiano di degradare la lingua scritta. Da questo dibattito scaturisce il divieto.
Contro la decisione dell’amministrazione si sono schierate cinque organizzazioni che vanno da quelle per i diritti LGBTQ+ a quelle per i diritti umani presentando delle denunce.
Jaime Perczyk, ministro dell’Educazione dell’Argentina, si è nettamente schierato contro il divieto di Buenos Aires, paragonandolo al bando contro i mancini durante la dittatura fascista di Francisco Franco in Spagna, in quanto scrivere con la sinistra avrebbe evocato la politica di sinistra.
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