Benny Goodman alla Carnegie Hall
Antonio De Robertis, giornalista arci noto ai cultori del Jazz e della musica d’autore, prosegue. da editorialista. su queste pagine con la sua rubrica : Novecento in Concerto – Grandi assembramenti per eventi memorabili.
Antonio De Robertis
Rock‘n roll, twist, shake, disco music, dance, techno, house: recenti espressioni musicali tipicamente legate al ballo. Negli anni Trenta del secolo scorso il loro equivalente era lo swing.
Oggi l’elettronica è padrona della scena. Allora, lo stesso ruolo lo svolgevano le grandi orchestre. Oggi il DJ manipola. Nei Trenta, il decennio inizialmente segnato dalla grande depressione, sono i direttori delle big bands a condurre il gioco: Paul Whiteman, Count Basie, Duke Ellington, Glenn Miller, Harry James, Woody Herman, Charlie Barnet, Benny Goodman… tanto per citare i più noti.
Non a caso ho aperto l’elenco con Whiteman, The King of Jazz, appellativo che diede il titolo al primo musical cinematografico prodotto a Hollywood nel 1930,
e l’ho chiuso con Goodman, The King of Swing, clarinettista dotato di tecnica ed espressività talmente sopraffine, da consentirgli di cimentarsi brillantemente anche con Brahms, Beethoven e von Weber.
Sul podio della sua band, Benny Goodman, universalmente riconosciuto come genio dell’improvvisazione, nel 1938 fu protagonista di un evento che è storicamente considerato come punto di svolta, pietra miliare della storia del jazz.
Uomo e artista dalle idee chiare, aveva già conquistato la radio, il cinema e, naturalmente, il palcoscenico. Stimava il proprio lavoro come degno della massima considerazione, ma quando il suo agente gli disse che bisognava farla finita con l’atteggiamento superficiale dei frequentatori dei locali da ballo, gente che non prestava attenzione al valore contenutistico della musica, e che era giunto il momento di invitare il pubblico a un ascolto doverosamente attento -magari tenendo un concerto alla Carnegie Hall- Goodman trasecolò. Jazz alla Carnegie Hall, il tempio della musica? “Sì, proprio lì! Basta ballare!” – gli deve aver detto, più o meno, l’agente – “Mettiamo tutti seduti in poltrona ad ascoltare! Diamo al jazz la dignità e il posto che merita.”
Dietro tanta insistenza, Goodman si convinse e l’organizzazione prese il via. Quando qualcuno gli chiese quanti intervalli fossero previsti, Benny rispose: “Non ho idea. Quanti ne fa Toscanini?”
Fu così che l’impensabile accadde: a distanza di settimane dallo spettacolo, i posti erano già esauriti e la sera del 16 gennaio 1938, la Carnegie Hall, vero e proprio tempio della musica nato nel lontano 1890 per merito del progettista e costruttore Andrew Carnegie, si riempì fino all’inverosimile di patiti dello swing, e non solo.
Sorrisi, eccitazione, curiosità: questo si percepiva nell’atmosfera festosa di quella sera newyorchese, mentre nuvole sempre più nere e pesanti si stavano addensando nei cieli del secolo più violento della storia.
Benny Goodman, i suoi musicisti e gli spettatori, quella sera di gioia e di successo non immaginano quale immane tragedia stia per abbattersi sul genere umano, anche se una qualche avvisaglia c’è già stata: da un anno, in Spagna è scoppiata la Guerra civile e da sei mesi è guerra anche fra Cina e Giappone. Il 6 novembre 1937 l’Italia ha aderito al patto precedentemente stretto da Giappone e Germania. Manca poco al 12 marzo, giorno dell’invasione dell’Austria da parte delle truppe naziste.
Negli ultimi mesi del 1938, ecco che poi assistiamo all’accelerazione dei venti di guerra.
Dal 28 al 30 settembre, in Germania si svolge la Conferenza di Monaco, con Adolf Hitler, il francese Edouard Daladier, Neville Chamberlain per la Gran Bretagna, e Benito Mussolini. Francia e Gran Bretagna, nel tentativo di evitare un conflitto, autorizzano la Germania a occupare la regione dei Sudeti; il che avviene puntualmente tra il 1° e il 10 ottobre. Il contrasto fra la violenza e la bellezza della musica si fa ancora più stridente.
Già, la musica… Quella sera fatidica, il jazz ottiene la sua consacrazione come genere meritevole di un ascolto attento e ammirato. Il concerto è lungo, ricco (nei passati anni Sessanta la CBS pubblicò un doppio LP, seguito negli Ottanta da un doppio CD ancora in produzione); e il programma non lascia spazio a cali di attenzione: esecuzioni dell’orchestra a pieno organico si alternano a quelle in trio o in quartetto. Difficile dare risalto a qualche brano in particolare, perciò vale la pena ascoltarlo tutto, dalla prima all’ultima nota.
Qualche sottolineatura? “Body and Soul” dal clarinetto di Goodman, assieme al piano di Teddy Wilson e alla batteria di Gene Krupa. “Blue Skies” nell’arrangiamento di Fletcher Henderson che esalta, oltre alla band, l’assolo del trombonista Vernon Brown. Ancora: Benny Goodman, Teddy Wilson e Gene Krupa, ai quali si aggiunge Lionel Hampton al vibrafono, diffondono nella sala le note di “The man I love”, un classico dei fratelli Gershwin.
Si diceva prima di fatti violenti. Per fortuna, nel 1938 ne accadono anche alcuni che meglio si conciliano con la bellezza della musica.
10 giugno. Sul numero 1 della rivista Action Comics appare la prima storia a fumetti di Superman.
19 giugno. A Parigi, l’Italia guidata da Vittorio Pozzo vince il suo secondo Campionato Mondiale di calcio consecutivo, battendo l’Ungheria per 4 a 2.
7 settembre. La Gazzetta del Popolo pubblica il Manifesto Futurista della Ceramica e Aereoceramica, a firma di Filippo Tommaso Marinetti.
27 settembre. Radio Londra dà inizio alle sue trasmissioni.
27 ottobre. Al Comunale di Firenze, va in scena la Bohème di Piccini. Il tenore Ferruccio Tagliavini debutta nei panni di Rodolfo.
30 ottobre. Negli Stati Uniti si scatena il panico per la messa in onda di un realistico adattamento radiofonico de “La Guerra dei Mondi” di Herbert George Wells, ideato e diretto da Orson Welles. Chi si sintonizza dopo l’introduzione crede che sia in atto un attacco alla Terra proveniente da Marte.
Ma torniamo, per concludere, alla Carnegie Hall e scopriamo che quel 16 gennaio c’è anche un piccolo-grande pezzo d’Italia, quella migliore, grazie a un musicista nato a New Orleans nel 1910, figlio di emigrati siciliani: Louis Prima. Deve la sua popolarità a una canzone leggera degli Anni Cinquanta: “Buonasera Signorina”. In realtà è stato autore di composizioni di ben altro spessore, come “Sing Sing Sing (With A Swing)”: la punta di diamante di quella magica serata. È il compendio, ricco e corposo, del concerto, la sua apoteosi.
All’iniziale esposizione del tema, seguono le variazioni con gli assolo e il gran finale. Benny Goodman e i suoi fantastici compagni di viaggio, orchestrano un potente swing classico, spinto dal ritmo travolgente della batteria di Gene Krupa e da un memorabile assolo del pianista Jess Stacy e legittimano il jazz come forma d’arte americana.
Tutti in piedi, alla fine, per tributare la meritata ovazione al primo concerto che ha avuto per protagonista la musica popolare del Novecento. Il primo di una lunga, fantastica serie.
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