Come finiscono le pandemie

Tutti chiedono quando finirà, ma non è la prima e non sarà l’ultima su questo pianeta, purtroppo per noi e per altre generazioni.

Maria Catalano Fiore

Quando la gente chiede “quando finirà?” non intende quando finirà l’ultimo caso, sperando non diventi endemica, ma piuttosto quando cesserà questa sensazione di impotenza, paura e minaccia incipiente. Difficile da prevedere. Grandi storici e, soprattutto, grandi Medioevisti ci ricordano le parole di Gian Battista Vico: La storia non è se non un ciclo di corsi e ricorsi storici. Ed è quello che e’ successo negli ultimi 1.000 anni.

Raccolta e sepoltura dei morti durante l’epidemia di peste bubbonica che colpì il Belgio. L’immagine è tratta dalle cronache di Gilles Li Muisis (1272.1352) Abate.

La peste si è manifestata a ripetizione per tutto il millennio scorso, ovviamente era un trauma, poi divenne un fenomeno riassorbito, si creò quasi una capacità di gestirlo. Certo non meno terribile, ma poi ha perso forza, perché più studiata.

Col tempo le malattie diventano una precisa fenomenologia sociale e politica. All’inizio c’è sempre una negazione del problema, a volte anche rabbia verso chi cerca di dare l’allarme, poi il panico e la ricerca di un colpevole. Alla fine un improvviso senso di sollievo quando l’epidemia si percepisce come passata. Il che non coincide con la fine in senso sanitario.

Nel tardo Medioevo e nel Rinascimento erano di moda i libri in miniatura per uso privato, tra i più celebri il manoscritto 956, a Londra,contiene la traduzione inglese di Salmi. Il volumetto è appartenuto ad Anna Bolena, una delle mogli di Enrico VIII, che appunto pregava per lui e per la sua salute. C’è anche una sua miniatura, decisamente inquietante.

Il prof. Giorgio Cosmacini, il più importante storico della medicina italiana, su quanto sia difficile definire il corso di un epidemia spiega: ” E’ un tema complesso, ad esempio, la Spagnola che è stata, tra il 1918-1920, l’ultima vera pandemia che ha colpito tutto il genere umano l’abbiamo affrontata, come questa, senza un vaccino e medicinali particolarmente efficaci. I contemporanei la definivano “Epidemia Sfinge” proprio perché non riuscivano a comprenderla. Dopo quasi due anni è sparita, senza che ci fosse una precisa analisi scientifica dei suoi meccanismi. Si è come indebolita, come molti medici affermano oggi del Covid – 19. I virologi dicono, al contrario che i virus è come prima. Anche gli Epidemiologi ci dicono di stare cauti”.

Immagine di una donna del 1920 con guanti e mascherina, in auto.

Ma come può essere possibile che dopo la scomparsa del virus e di 50 milioni di morti, stimati, la vicenda sia finita in un cantuccio della manualistica storica? Afferma ancora il prof. Giorgio Cosmacini “Noi, come singoli, cerchiamo di rimuovere gli eventi spiacevoli. Succede anche nella psicologia collettiva. Quella grande sensazione di sollievo che arriva alla fine di una epidemia porta a proiettarsi nella ricostruzione, non si vuole concentrarsi sul prima. Oggi si parla di psicosi da virus per quello che sta capitando a molti di noi, ma non è una novità. Già al tempo della peste boccaccesca veniva definita come “il grande sbigottimento delle genti”. Ecco dopo lo sbigottimento c’è l’oblio.

Secondo il prof. Franco Cardini, “i morti non sono uguali. I morti delle guerre hanno una rilevanza politica, si può dire che sono morti per la Patria e per la Libertà. Una Pandemia non da questa opportunità e, quindi, si preferisce scordarla anche dal punto di vista storiografico. Diciamo sempre che i morti sono tutti uguali, ma non è vero, ci sono morti di serie A e di serie B e morti di serie Z. Nel determinare questa classifica molto dipende dalla qualità che si può attribuire all’evento molto più che al reale numero dei deceduti.”

Socialmente parlando, una Pandemia, per quanto possa essere tremenda porta quasi sempre ad una accelerazione del progresso nel periodo successivo. A volte è necessaria una fase di assestamento, più o meno lunga, per ottenere una ripresa materiale, ma poi arriva. Certo i nostri governanti dovrebbero un po essere un po’ più elastici in molti campi. Non opprimere di tasse i già piegati cittadini, commercianti ed imprenditori, ma questo è un altro tipo di discorso.

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