Conte e le regioni
Giuseppe Conte sblocca l’impasse con le regioni, divise tra chi vuole aperture differenziate e chi chiede protocolli validi per tutti.
Gianvito Pugliese
Giuseppe Conte è partito, diplomaticamente, dall’affermazione che in questa calamità c’è stata una straordinaria collaborazione tra istituzioni. Capisco l’opportunità dell’affermazione, ma nel merito non mi sembra corrisponda perfettamente all’accaduto. Transeat.
Ancor più diplomatico e tatticamente abile nel merito. Per sbloccare lo stallo nella trattativa Governo-Regioni causato dalla divisione tra chi chiede linee guida territoriali variabili e chi invece invoca un format unitario, uguale per tutti, si è limitato a rilanciare la palla nel campo altrui. Cioè ha invitato le regioni a proporre un testo unico, valido per tutte e senza distinzioni. Ora tocca a loro trovare la quadra al loro interno, tenendo, peraltro, conto dei paletti posti dalle linee guida del governo per la prosecuzione dell’uscita dal lockdown.
Meno diplomatico in conclusione. Dove i contagi dovessero risalire il governo “interverrà subito con misure restrittive”. Le regioni non potranno opporvisi. Possono incrementare le aperture, dunque, ma solo se i contagi diminuiscono. Diversamente il governo non resterà a guardare.