Covid 19: ecco come ti cambio la scuola

Istruzione e formazione, un look nuovo tutto da ristudiare

Cinzia Montedoro

Allo scopo di contrastare e contenere il diffondersi del virus COVID-19, sull’intero territorio nazionale, il governo ha deciso la chiusura “in via prudenziale” di scuole e università dal 5 al 15 marzo.

Sembrano tempi lontani, eppure non lo sono affatto.

L’ultimo suono della campanella, lo scorso 4 marzo ha scandito improvvisamente il vecchio e il nuovo modo di vivere la scuola, dal giorno dopo le chiassose aule scolastiche hanno ceduto il posto al silenzio, quel silenzio che è  proseguito ancora per molto tempo ….

Confermo che la sospensione delle attività didattiche proseguirà ragionevolmente: non c’è una prospettiva di tornare dopo il 3 aprile alle attività didattiche ordinarie – il governo ha adottato questa misura col massimo senso della responsabilità“. Parole del premier Conte che inevitabilmente ci portano all’amara, ma indispensabile conseguenza, del non rientro a scuola.  “Una scuola senza studenti non  è scuola”  sarebbe come parlare senza aver voce e quel silenzio assordante con le aule deserte fa rumore  offrendo una percezione spazio/tempo  quasi surreale.

Non ci sono alternative, la didattica a distanza prende prepotentemente il posto della didattica in presenza, un passaggio inevitabile che non ammette scelte: Decreto-legge  8 aprile 2020, n. 22 articolo 2 comma 3 così afferma: “In corrispondenza della sospensione delle attività didattiche in presenza a seguito dell’emergenza epidemiologica, il personale docente assicura comunque le prestazioni didattiche nelle modalità a distanza, utilizzando strumenti informatici o tecnologici a disposizione. Le prestazioni lavorative e gli adempimenti connessi dei dirigenti scolastici nonché del personale scolastico, come determinati dal quadro contrattuale e normativo vigente, fermo quanto stabilito al periodo precedente e all’articolo 87 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, possono svolgersi nelle modalità del lavoro agile anche attraverso apparecchiature informatiche e collegamenti telefonici e telematici, per contenere ogni diffusione del contagio”. 

Alunni, famiglie e docenti alle prese con tablet, computer, cellulari, accompagnati a braccetto dalle tante e varie piattaforme scolastiche, connessioni ballerine, giga con il contagocce e tanta…tanta pazienza, le video lezioni guardano al presente e strizzano l’occhio al futuro, i compiti a tempo prendono il posto dei compiti in classe, i tasti del computer sono  le penne nelle mani degli alunni, genitori preparati rubano il posto ai secchioni della classe, e i giudizi sono online.

Ed è così la didattica a distanza, o meglio la didattica d’emergenza, nata come misura contingente e straordinaria, rubando inevitabilmente il posto ai rapporti umani ,  potrebbe proseguire anche per il prossimo anno, la ministra dell’istruzione Azzolina ha, infatti, affermato che:  “L’attività didattica a distanza resterà, ma solo in misura marginale e solo per gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado, dove “le opportunità tecnologiche, l’età e le competenze degli studenti lo consentono“.

La Ministra spiega in un post su Facebook: “In questi giorni è andato avanti il confronto con il Cts sulla riapertura delle scuole. Nelle prossime ore condivideremo le Linee guida con tutte le parti che hanno partecipato al tavolo di lavoro e giovedì le chiuderemo insieme a Regioni ed Enti locali. Le scuole riapriranno in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale. Per l’avvio del nuovo anno abbiamo già proposto la data del 14 settembre“. Una novità certa è sicuramente il ritorno a settembre dell’educazione civica obbligatoria dalla scuola dell’infanzia sino alla scuola secondaria di secondo grado, sono difatti  tre gli assi attorno a cui ruoterà l’Educazione civica:

  • Lo studio della Costituzione
  • Lo sviluppo sostenibile e l’educazione ambientale
  • La cittadinanza digitale

L’obiettivo è fare in modo che le ragazze e i ragazzi possano imparare principi come il rispetto dell’altro e dell’ambiente che li circonda, utilizzino linguaggi e comportamenti appropriati quando sono sui social media o navigano in rete. Tra le linee guida: No alle mascherine per i bambini sotto i sei anni, le lezioni avverranno “in turni differenziati”, ed estendendo le lezioni al sabato. Gli istituti potranno “adottare soluzioni organizzative differenti, per realizzare attività parallele o alternative alla didattica tradizionale”.

Pare quindi che la scuola debba necessariamente fare un restyle, un cambiamento che porti gli alunni a modificare radicalmente il suo  concetto, infondo la storia ce lo insegna! La scuola 2020 porterà con se non solo pagine di storia che rileggeremo e che leggeranno i nostri nipoti, ma anche una realtà completamente trasformata, la sfida più importante sarà quella di creare metodologie e tecniche  che valorizzino  l’intelligenza dei ragazzi e che portino prima di tutto entusiasmo e voglia d’imparare, ricordando che la didattica in presenza assumerà un valore più vigoroso, in fondo la campanella tornerà a suonare e sarà ancor  più bello ascoltarla.