Da San Martino in poi…pittule, popizze, sfingi, scarpedd, ecc…
Non preoccupatevi, tanti nomi, in tanti luoghi diversi, per indicare semplici cucchiaiate di pasta lievitata da friggere e zuccherare
Nonna Camilla
Da San Martino in poi, è tradizione, nel Sud, al Nord fanno biscotti o ciambelle più complicate, fare semplici dolcetti con la pasta lievitata per riscaldarsi ed accompagnare il vino novello.
Molti comuni italiani hanno come patrono San Martino e quindi si svolgono grandi feste patronali segnate anche da tradizioni enogastronomiche, con danze e proverbi. Uno dei primi detti proviene dalla tradizione salentina: “Pittule, castagne e lu vinu”, San Martino è, infatti, il santo protettore anche del Vino novello.
Con le belle giornate le uve pigiate ed il mosto, in questo periodo, terminano la loro fermentazione e diventano vino. Il Salento è, storicamente, il primo luogo nel quale, gli antichi greci esportano la coltura della vite in Italia. Questo antico rito, un po’ pagano, infatti, in queste zone, è profondamente sentito.
Esplicativi questi versi della poetessa salentina Miriam Perrone:
Intra st’Autunnu salentinu
mi spolicu li pieti e camminu.
Tra l’ardore ti lu mostu e ti lu mieru
intantu, San Martinu sta ncigna cu iuta nu stranieru
in italiano:
In quest’Autunno salentino
mi metto i piedi a nudo e cammino.
Tra il ribollire del mosto e del vino
intanto, San Martino inizia ad aiutare uno straniero.
Le “Pittule” dolci o salate sono un valido accompagnamento per il vino novello. Rappresentano anche un bel momento di collaborazione e di aggregazione fra le comunità.
Per fare le Pittule salentine, Popizze baresi, Sfingi o Sfingiuni tra capitanata ed area campana, Scarpedd in area lucana, occorre davvero poco. Gli ingredienti pochissimi, farina acqua e lievito di birra, un po’ di zucchero per la versione dolce, pezzetti di acciughe salate e formaggio per la versione salata. Olio per fritture.
Preparazione: Come per qualsiasi impasto, fate una “fontanella” con la farina, sciogliete il lievito nell’acqua calda, non bollente, un cucchiaino di sale o di zucchero, per favorire la lievitazione. Amalgamate e impastate bene il tutto. Una volta formato un bel panetto di questa “massa”, avvolgetelo nella pellicola per alimenti e poi in un bel plaid, lasciatelo riposare per almeno 3 ore. Più l’impasto lievita, più le Pittule riusciranno soffici.
Quando l’impasto è pronto, mettete sul fuoco una bella padella con abbondante olio per fritture. Aiutandovi con un cucchiaio, prelevate delle palline e friggetele, quando saranno dorate poggiatele sullo Scottex assorbente. Adesso, se le preferite dolci: potete spolverarle di zucchero o cospargerle con poco miele, come nella tradizione lucana. Se le preferite salate, introducete all’interno, prima o dopo la frittura, un pezzetto di acciuga dissalata, un pezzo di provola filante, o entrambi.
Le vostre Pittule, o come volete chiamarle, sono pronte, non vi resta che accompagnarle con un un buon bicchiere di vino novello e, se volete, da un po’ di caldarroste. Ovviamente, le Pettule, Popizze ecc…, per tutto il periodo freddo sono ottime per aprire o chiudere un pranzo o una cena, o per tutti gli usi che vorrete farne.
Giù i pensieri e su con i bicchieri! Ed in chiusura… un paio di simpatici proverbi salentini:
“L’amicizia stritta cu lu mieru dura u tempu te la strada te casa” (L’amicizia tra ubriachi dura il tempo di percorrere la strada di casa)
“N’c vole Pane friscu, mierru vecchiu e mujere giovane!” ( Una regola: occorre pane fresco, vino invecchiato e moglie giovane!) ecc…
Universalmente: “San Martino ogni mosto diventa vino!” Buona degustazione dalla vostra nonna Camilla.
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