Disastro ambientale a Kamchatka, Russia
Carcasse di foche, polpi, ricci di mare, granchi e pesci che il mare sta rovesciando sulle spiagge
Lidia Petrescu
Ieri Greenpeace Italia tweettava di una situazione allarmante al largo della penisola Kamchatka, Milioni di cadaveri di animali marini che si spiaggiavano sul lungomare da diversi giorni. Le immagini del video che segue sono eloquenti.
Un altro post di Greenoeace:
#Kamchatka: sono in corso indagini per stabilire origine e provenienza degli inquinanti. Le autorità locali ipotizzano anche uno sversamento di pesticidi e altre sostanze tossiche da una discarica. Continuano i monitoraggi e i campionamenti da parte di un team di .@greenpeaceru, in Kamchatka per verificare cause e conseguenze del disastro ambientale che sta interessando l’oceano Pacifico, al largo della regione situata nell’estremo oriente russo
Carcasse di foche, polpi, ricci di mare, granchi e pesci ricoprono da più di una settimana le coste della penisola russa di Kamchatka, e in particolare la spiaggia Khalatyr, popolare tra i surfisti, e la Baia Avacha, che si affacciano entrambe sull’Oceano Pacifico. Quasi tutta la vita dei fondali marini è stata spazzata via, hanno denunciato gli scienziati incontrando il governatore della regione, Vladimir Solodov, dopo una spedizione nell’area. Un “disastro ecologico“, lo ha definito Greenpeace che ha rinvenuto in acqua livelli di prodotti petroliferi “quattro volte superiori” alla norma e “2,5 volte più fenolo“.
“Durante le immersioni, abbiamo scoperto la morte di massa degli organismi a 10-15 metri di profondità: il 95 per cento è morto. Alcuni grossi pesci, gamberi e granchi sono sopravvissuti, ma in numero molto ridotto”, ha detto durante l’incontro con Solodov lo scienziato Ivan Usatov. Gli scienziati della Riserva naturale di Kronotskij, dell’Istituto di ricerca della pesca e dell’oceanografia della Kamchatka (KamchatNIRO) e della sede locale dell’Istituto di Geografia del Pacifico hanno inoltre segnalato che la morte degli organismi ucciderà i pesci che se ne nutrono.
“Dopo questa immersione posso confermare che c’è un disastro ambientale in corso. L’ecosistema è stato notevolmente minato e ciò avrà conseguenze a lungo termine, poiché tutto in natura è interconnesso”, ha detto il fotografo subacqueo Aleksandr Korobok, aggiungendo di aver subito ustioni chimiche durante l’immersione.
Anton Morozov, direttore di Snowave, una delle principali scuole di surf della penisola, era stato tra i primi a denunciare che da tre settimane i surfisti “hanno iniziato a presentare strani spiacevoli sintomi”. “Molti hanno lasciato l’Oceano in fretta. I sintomi compaiono anche senza il contatto con l’acqua“, ha spiegato Morozov In una testimonianza rilanciata dal popolare blogger su YouTube Jurij Dud, parlando di bruciore agli occhi, mal di gola e vomito provocati dall’avvelenamento causato dall’insolito odore del mare. “Se i responsabili fossero più coraggiosi, ammettessero il loro errore e iniziassero le operazioni di soccorso, forse potremmo riportare la situazione sotto controllo”, ha aggiunto Morozov che sul suo profilo Instagram ha pubblicato numerose immagini.
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