Donne e Uomini di Puglia
Storie e curiosità su chi ha reso grande il nome della nostra regione nel mondo. Nell’immagine di copertina, uno scorcio della città di Castellaneta
Care lettrici e lettori de lavocenews.it/ questa settimana parleremo di cinema e teatro. I protagonisti scelti per l’ormai consolidata rubrica Donne e Uomini di Puglia, saranno due grandi protagonisti del mondo della cinematografia mondiale: l’affascinate Rodolfo Valentino e l’immensa Giuliana Lojodice.
Giuliana Lojodice
Attrice brillante e raffinata, Giuliana Lojodice nasce a Bari, classe 1940; a sette anni si trasferisce con i genitori e i suoi tre fratelli da Bari a Roma, dove il padre, avvocato, assume un incarico come dirigente dell’Inail, il suo esordio teatrale è avvenuto a soli quattordici anni, ne “Il Crogiuolo” di Arthur Miller diretto da Luchino Visconti, a sedici anni frequenta lo stesso corso in cui si diplomarono anche Carmelo Bene e Gian Maria Volontè. A diciotto anni, nel 1958 il primo incontro con il pubblico televisivo quando viene chiamata a sostituire Monica Vitti ne “L’imbroglio”, di Alberto Moravia, per la regia di Giacomo Vaccari; successivamente si affermò tra le migliori giovani attrici della tv nella parte dell’antagonista/vittima in “Una tragedia americana”.Ha solo venti anni, entra a far parte del cast de “ La Dolce Vita” di Federico Fellini, forse uno dei film più belli della storia del cinema italiano. Il successo del film le apre la strada per una buona carriera da attrice.
Il suo curriculum, infatti, è lungo e straordinario: sceneggiati televisivi, la conduzione del Festival di Sanremo nel 1964 con Mike Bongiorno, seguì il successo del musical “Ciao Rudy” di Garinei e Giovannini, accanto a Marcello Mastroianni, nel 1966. Intenso e pieno di grandi soddisfazioni fu il sodalizio sentimentale e professionale con Aroldo Tieri, compagno di vita e scena, e grande Maestro, per oltre quaranta anni. Accanto a Tieri, Lojodice esplora la drammaturgia, tra gli altri, di Coward, Wilde, Joyce, Horowitz. Recita in tanti famosi sceneggiati televisivi, è in compagnia in tutta Italia con Tieri, dove portano commedie e classici, diviene una ricercata doppiatrice di famosi volti cinematografici, tra cui Claudia Cardinale, Ursula Andress e Nadia Tiller, ed è anche la voce narrante nel capolavoro” Il pranzo di Babette”.
Tra i grandi successi cinematografici nel 1996 è stata diretta da Roberto Benigni in “La vita è bella”,” Il ricco, il povero e il maggiordomo”. Sul piccolo schermo compare ne “Il conte di Montecristo”, “Perlasca -Un eroe italiano” e “I Cesaroni”.
Rodolfo Valentino
“Le donne non sono innamorate di me, bensì dell’immagine che hanno di me sullo schermo. Io sono soltanto la tela su cui le donne dipingono i loro sogni”.
Il suo nome è sinonimo di bellezza e fascino, ma anche di cinema; è durata solo cinque anni la sua carriera, ma anni intensi capaci di scatenare entusiasmi deliranti, passioni scatenate, indiscrezioni e pettegolezzi, il tutto per condire l’idolatrico culto della personalità dello star-system hollywoodiano.
Rodolfo Anselmo Raffaello Pierre Filiberto Guglielmi in arte Rodolfo Valentino nasce a Castellaneta, in provincia di Taranto, il 6 maggio 1895.
Per Rodolfo Valentino milioni di donne in tutto il mondo hanno sospirato giornate intere, sognando di passare almeno qualche momento in compagnia di questo grande seduttore latino. Il mito di Valentino inizia nel 1915, quando va in America in cerca di fortuna. Rodolfo, dopo aver vissuto qualche periodo dormendo sulle panchine al Central Park di New York, si fa assumere come lavapiatti in un night-club, e grazie alla sua prestanza e alle sue doti di danzatore, inizia anche a fare l’accompagnatore di attempate signore benestanti.
Ebbe dapprima una relazione con una nota ballerina. Da questa relazione Rodolfo ricavò anche vantaggi economici, poiché fu ingaggiato dalla stessa per 50 dollari alla settimana; in seguito Valentino fece coppia con un’altra ballerina, Valentino, dopo queste esperienze, si trasferì sulla costa occidentale degli Stati Uniti , dove venne ingaggiato da una compagnia teatrale di operetta; in seguito si trasferì a Hollywood dove girò una serie di film di secondo piano da comparsa.
Nel 1914, Valentino debutta ufficialmente nel cinema con il film My Official Wife di James Young, seguito da una serie di film in cui appare come comparsa di secondo piano: The Quest of Life (1916), The Foolish Virgin (1916), Seventeen (1916), Patria (1917) e Alimony (19117), fra l’altro cambiando nome d’arte di pellicola in pellicola (Rudolph Valentine, Rodolph Valentino). Esplose da un giorno all’altro fra le luci della ribalta come uno dei primi sex symbol maschili, confermando tale status in pellicole come “Lo sceicco” (1921) di George Melford e “Sangue e arena” (1922) di Fred Niblo. Da allora fu un susseguirsi di successi, dove il grande amatore affiorava alla luce del cinematografo come l’uomo focoso, latino, esotico: l’arabo, lo spagnolo, il gaucho, il russo, lo straniero rubacuori. Nessun interprete maschile, prima di lui, era diventato così famoso a livello mondiale grazie al suo carisma. La sua stella era però destinata a non durare a lungo: si spense, infatti, all’età di trentuno anni al Polyclinic Hospital di New York, dov’era stato ricoverato per un malore dovuto ad un’ulcera gastrica.
Nel giorno del suo funerale diverse furono le scene di isteria e fanatismo, e si contarono oltre trentina di suicidi – non si sa quanto legati alla sua morte; cosi narrano le storie dell’epoca. A Taranto, sorge il Museo “Rodolfo Valentino” a lui dedicato, mentre una parte dell’Irving Boulverda di Hollywood è stata nominata Rudolph Valentino Street nel 1978. Per molti anni, all’anniversario della sua morte, una misteriosa donna in nero ha lasciato dei fiori sulla sua tomba. Non si scoprirà mai la sua identità.
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