Dpcm: Conte ce ne parla.
Per ora le regole le apprendiamo dalla viva voce del Premier Conte. Poi leggeremo e analizzeremo il testo del Dpcm di ier.
GP
Ieri le televisioni, soprattutto quelle delle reti che hanno fatto dell’informazione il cavallo di battaglia, attendevano la vera star della serata con ansia. Le notizie che gli italiani attendevano erano sulla svolta nelle norme anti-Covid. Le reti si adeguavano a quel legittimo interesse.
E Conte non si è fatto attendere più del necessario: quando si tratta di norme del genere non c’è vera frattura tra partiti della maggioranza, ma all’interno di ciascuno dei quattro soci al governo (Pd, M5S, Leu e IV) tra rigoristi e permessivisti. In realtà tra chi guarda alla protezione della salute e della vita dei cittadini senza se e senza ma e chi vuole contemperarle alla luce di una crisi economica che temono si riveli addirittura peggiore del virus. Dunque, i tempi, per trovare l’accordo sui provvedimenti varabili non sono del tutto prevedibili. E si sommano ai tempi del dialogo con Regioni ed Enti locali.
Conte dunque si è presentato ed, a differenza di qualche Collega che -forte del distanziamento- per proporre la domanda si è abbassato la mascherina, l’ha tenuta per tutta la riunione. Ho apprezzato, anche lui era distanziato, ma credo abbia voluto dare l’esempio. E, certamente, merita un plauso.
Chiusure temporanee: una delega ai sindaci per poter disporre una sorta di ‘coprifuoco’ in piazze e vie dopo le 21, a fronte di rischi di assembramenti, didattica a distanza solo in situazioni critiche e possibili turni pomeridiani per le classi.
E’ un decreto anti-movida che tutela chi rispetta le regole l’ultimo partorito dal Governo, dopo quasi tre giorni di trattative con Regioni e Enti locali. “La strategia non è e non può essere la stessa della primavera“, afferma Conte, che prosegue: “il governo c’è ma ciascuno deve fare la sua parte“. In realtà è solo la prima iniziativa a fronte di un piano più ampio: “Ci sono ancora diverse criticità: facciamo 160 mila tamponi al giorno ma certo non possiamo tollerare le file di ore”.
Andando ai dettagli: si comincia da bar e ristoranti che chiuderanno a mezzanotte, ma su loro la spada di Damocle di provvedimenti sindacali per i luoghi a maggiore rischio di assembramento con chiusura anticipata alle 21 per intere strade. Ma i Sindaci non ci stanno e rimandano la palla al Governo: “Sarebbe un coprifuoco scaricato sulle nostre spalle. L’esecutivo si assuma le sue responsabilità“. Film già visto della serie “vai avanti tu che a me viene da ridere”. Nessuno vuol caricarsi di provvedimenti impopolari. Comunque, dalle 18 sarà possibile soltanto consumare al tavolo, con un massimo sei persone. All’esterno dei locali dovrà essere affisso il numero massimo di clienti consentiti all’interno. Per i “colpiti dal provvedimento 4 i miliardi per il ristoro, ma non a ‘pioggia’.
La mediazione tra Stato, Regioni e Sindaci è firmata dal ministro Boccia: “Sono proposte che vanno nella nostra stessa direzione. Chi vive le complessità quotidiane dei territori merita il massimo dell’ascolto“. Parole a suggello dell’intesa. Palestre aperte: accolta la richiesta dei governatori, ma con riserva. Braccio di ferro tra i ministri Spadafora e Speranza. Il secondo era per chiuderle. Conte media, risultato: le strutture hanno una settimana di tempo per adeguarsi ai protocolli. Poi chiusura dei non in regola, come fermo per gli sport di contatto a livello amatoriale, come calcetto e basket, che restano vietati anche per le relative associazioni e scuole per bambini e ragazzi. Il calcio dilettantistico sopravvive- per ora- fino alla prima categoria.
Trasporto locale: accontenta tutti aumentare la quota di persone in smartworking dal 50 al 75%. Nessuna riduzione della quota di riempimento dei mezzi, ma maggior controllo sulle banchine delle metropolitane per agevolare i flussi di salita e discesa. “Aerei, navi, bus, treni a lunga e corta percorrenza hanno contribuito con lo 0,1% al contagio“, chiarisce Paola De Micheli, che – oltre ai 1.600 bus turistici in circolazione – da disponibilità ad aumenti.
Orari delle scuole: maggiori scaglionamenti, anche con turni pomeridiani e l’ingresso non prima delle 9, per limitare il rischio caos nelle ore di punta. C’è il ‘nì’ dell’Azzolina sulla richiesta delle Regioni di potenziare la didattica a distanza per il quarto e quinto anno delle superiori. Per Lucia Azzolina “La scuola in presenza è fondamentale per tutti dai più piccoli all’ultimo anno del secondo grado“. Ma la sua resistenza, dopo alcuni interventi del Premier sembra vacillare.
Ipotizzate quindi forme flessibili nell’organizzazione della didattica “previa comunicazione al Ministero dell’Istruzione da parte delle autorità regionali, locali o sanitarie delle situazioni critiche e di particolare rischio riferito ai specifici contesti territoriali“, si legge nella bozza Dpcm. Si torna indietro di mesi sul fronte degli eventi: saranno sospese sagre e fiere, ma consentite la manifestazioni di carattere nazionale e internazionale.
Il virus avanza e sembra inarrestabile. Tutti sanno che si tratta di misure ritenute sufficienti oggi, ma che difronte a nuove impennate dovrebbero essere ribiste: “Ci sono evoluzioni continue. Consideriamo questa modalità di confronto tra noi una convocazione permanente e interverremo in tempo reale ogni volta in cui sarà necessario e se dovessero emergere criticità“. E’ la conclusione a cui perviene Francesco Boccia.
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