Duecentotrenta condanne al maxi processo alla ‘Ndrangheta
Il maxi processo alla ‘Ndrangheta con 230 condanne aiuta a migliorare l’immagine dell’Italia all’estero
Gianvito Pugliese
Un grande risultato per la magistratura inquirente e le forze dell’ordine le condanne al maxi processo alla ‘Ndrangheta, che ha attirato favorevolmente l’attenzione del mondo sul nostro Paese. Particolare attenzione le ha dedicato la stampa inglese e la sua Agenzia Reuters, tra le più importanti, se non proprio la più autorevole del pianeta.
Reuters, infatti, oggi riferisce che “Un tribunale ha condannato lunedì più di 230 imputati al termine di uno dei più grandi processi di mafia mai visti in Italia, che ha preso di mira il gruppo criminale ‘Ndrangheta nel cuore della regione meridionale della Calabria. Più di 330 sospetti mafiosi e i loro presunti associati, compresi i colletti bianchi, hanno dovuto affrontare una serie di accuse, tra cui estorsione, traffico di droga e furto, in un processo durato quasi tre anni”.
Reuters, che se ne è occupata in collaborazione con la nostra Agenzia ANSA, sostiene che “i giudici hanno impiegato 1 ora e 40 minuti solo per leggere il loro verdetto. Le pene più pesanti sono state comminate a Saverio Razionale e Domenico Bonavota, due leader mafiosi locali calabresi, entrambi condannati a 30 anni”.
Naturale la soddisfazione degli inquirenti. Nicola Gratteri, che da procuratore capo si è occupato delle indagini e dell’avvio del processo: “La sentenza di oggi significa che un’intera provincia della Calabria è stata liberata dai vertici del gruppo criminale”. Gratteri, da un paio di mesi a Napoli con funzioni di procuratore capo, commentando questa sentenza ha tenuto a precisare che è stata accertata e stabilita senza ombra di dubbio il “legame tra la ‘Ndrangheta e una rete di professionisti” e questo aldilà del numero delle condanne è stato il risultato più rilevante della sentenza.
Tra i condannati, infatti, c’è Giancarlo Pittelli, avvocato ed ex politico di spicco di Forza Italia, che dovrà scontare, a sentenza passata in giudicato, a 11 anni di carcere “per collusione mafiosa e diffusione di informazioni“.
Condannato a due anni e sei mesi l’ex capo della polizia locale Giorgio Naselli.
Tuttavia, in molti casi i PM si sono visti ridimenzionare dal Tribunale l’entità delle condanne richieste e circa 100 ne sono usciti con l’assoluzione.
Si tratta di una sentenza in primo grado di lunedì ed è soggetta ad essere impugnazione sia della difesa che dell’accusa.
La ‘Ndrangheta. hanno confermato i pubblici ministeri del processo, intervistati, è “il gruppo mafioso più potente d’Italia” . In breve tempo ha superato in prestigio e potere malavitoso la siciliana Cosa Nostra, ed ha allargato la sua attività criminale in tutta Europa e oltre.
Il processo si è svolto in un ex call center di Lamezia Terme trasformato in aula bunker con solide gabbie metalliche per ospitare gli imputati.
Un analogo processo con centinaia di presunti mafiosi è stato celebrato a Palermo nel 1986 e per Cosa Nostra fu l’inizio del suo forte declino. Tra i giudici istruttori di quel processo ci furono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Stroncato ora nel processo alla ‘Ndranheta il clan Mancuso della provincia di Vibo Valentia. C’è chi sostiene, e non a torto, che gran parte dei vertici dell’ organizzazione malavitosa organizzata della Calabria sono rimasti intatti.
Ai 230 condannati oggi di aggiungono altri 70 originari imputati, giudicati colpevoli nel novembre 2021, avendo optato per il processo abbreviato in cambio di una riduzione della pena.
Mi fa estremamente piacere che su questa sentenza si siano accesi i riflettori della stampa internazionale. Aiuta il nostro Paese, che un tempo era conosciuto per la Ferrari, Il Teatro alla Scala ed i suoi infiniti monumenti, a cominciare dal Colosseo, e che oggi viene identificato come la patria della pizza e della mafia a. non dico cancellare, ma almeno ridimenzionare, quest’ultimo infamante marchio di fabbrica, avendo dato prova di combatterlo efficacemente.
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