Epifania o Befana…
Due termini che indicano la stessa festa e poi…..i Re Magi dove li mettiamo? poverini dopo un lungo viaggio……
Maria Catalano Fiore
L’origine di questa festa è antichissima, sembra risalga al II secolo d.C. Inizialmente ricordava il battesimo di Gesù, ed era celebrata soprattutto dai monaci Basiliani. Questi credevano che l’incarnazione di Cristo fosse avvenuta al momento del suo battesimo e non alla sua nascita.
La provenienza della parola “EPIFANIA” è tardo latina, in origine indicava la “festa dell’apparizione” e quindi la “manifestazione della divinità” dalla derivazione greca di “apparire”.
La festività che ricorre il 6 gennaio in cui si commemora la visita dei re Magi a Gesù in Betlemme; è lo stesso che “Befana”, che ne è la forma popolare con il noto proverbio: Epifania tutte le feste porta via.
Secondo il vocabolario Treccani: Il termine, “Epifania”, che nel mondo religioso greco indicava le azioni con cui la divinità si manifestava, passa nel mondo cristiano a designare la celebrazione delle principali manifestazioni della divinità di Gesù Cristo (battesimo nel fiume Giordano, adorazione dei Re Magi e primo miracolo) restringendosi nella Chiesa occidentale e nella tradizione popolare a indicare la venuta e l’adorazione dei Magi.
Epifania, quindi, con un significato importante…..e la Befana c’entra.
Tutti ormai usiamo il termine BEFANA per indicare la festa del 6 gennaio.
Le “Epifanie” nel mondo greco erano dedicate al manifestarsi di una divinità. Non che Poseidone arrivasse con il suo corteo di ippocampi e tritoni: la manifestazione degli dei per quanto sentita, era molto intima, segreta. Le Divinità si palesavano nel “naos” il cuore segreto e inaccessibile del tempio.
Dopo che il Cristianesimo prevalse sulle religioni pagane, installò molte delle proprie feste sulle loro precedenti liturgie (così come alcune immagini di Dei diventarono Santi e alcune Dee, soprattutto della fertilità diventarono Madonne) in modo da scalzarle definitivamente. Delle molte Epifanie (Palesarsi) ne rimase poi solo una (che nell’uso corrente diventa singolare), quella di Cristo.
La festa si assestò definitivamente durante il IV secolo quando l’Epifania diventa la prima manifestazione pubblica di Cristo che riceve l’omaggio dei Re Magi, figure che nei canoni ecclesiastici sono decisamente evanescenti, anche se la tradizione, poi, le ha molto arricchite. Nel corso dei secoli l’Epifania si svincola da un significato strettamente religioso (anche se resta colorato di spiritualità). L’Epifania passa ad essere una generica rivelazione.
Paradossalmente questo significato, di palesarsi, di introspezione è reso celebre dallo scrittore irlandese James Joyce (1882-1941) nella sua raccolta “Dubliners” (in italiano tradotto come “Gente di Dublino“): in questo romanzo capita che un’esperienza, una situazione o l’osservazione di un particolare porti un personaggio ad una profonda riconsiderazione di se e della sua vita. “Una realizzazione improvvisa quanto intima quanto sconvolgente”. Così la notizia di una malattia diventa un’Epifania che ci fa capire cosa vogliamo fare, chi vogliamo essere; abbiamo una epifania sulle ragioni del comportamento di un’altra persona vivendo le sue stesse esperienze. Tutto ciò è emerso attraverso le due traduzioni che di James Joyce, suo idolo, ha fatto Gianni Celati (scrittore, traduttore, docente e regista documentale) morto proprio due giorni fa. Con le sue traduzioni dall’irlandese, più che dall’inglese, Celati entra nell’animo dei protagonisti, gli slang linguistici ci fanno capire delle sottigliezze che ci possono sfuggire ed una prima lettura. Egli stesso sia dell'”Ulisses” che di “Gente di Dublino”, a distanza di tempo, con maggiore maturità ne fa una seconda traduzione, indipendente, che poi presenta all’editore, quantomeno, stupito di tanta ricerca linguistica interiore. Molto esaustiva una prefazione sull’opera-rapporto Celati-Joyce che fa Giorgio Moretti (Moretti n.1989), giurista e scrittore, cofondatore di “Una parola al giorno” fa anche divulgazione linguistica on-line, nel 2015 con Edoardo Lombardi Vallauri ha pubblicato “Parole di Giornata” ed. Il Mulino.
E la BEFANA? Epifania-Befana. Befana non è altro che una storpiatura di “Epifania”: bifania o befania una corruzione lessicale di Epifania diffusa per lo più nelle regioni italiane come festa del 6 gennaio, ma in più, per le vie molto misteriose di tradizioni in cui è impossibile addentrarsi anche la vecchia che vien di notte porta dolci e doni.
Tirando un po’ le somme la Befana, assume il simbolo dell’anno appena passato, un anno ormai vecchio, proprio come lo è la Befana stessa. I doni che la vecchietta portava, erano dei simboli di buon auspicio per l’anno nuovo. Strettamente legata ai Re Magi, perché?
Una leggenda, forse una tra le più plausibili, narra che in una fredda notte d’inverno, i Re Magi: Baldassarre, Gaspare e Melchiorre, nel lungo viaggio per arrivare a Betlemme da Gesù Bambino, non riuscendo a trovare la strada, chiesero informazioni ad una vecchietta che indicò loro il cammino. I Re Magi, allora, invitarono la donna ad unirsi a loro, ma nonostante le insistenze la vecchina rifiutò. Una volta che i Re Magi se ne furono andati , si pentì di non averli seguiti e allora preparò un sacco pieno di dolci e si mise a cercarli, ma senza successo. La vecchietta quindi, iniziò a bussare ad ogni porta, regalando ad ogni bambino che incontrava dei dolcetti, nella speranza che uno di loro fosse proprio Gesù Bambino.
Tante altre leggende ci sono sulla Befana e sui Magi, a voi scoprirle, magari chiedendo alle vostre mamme o nonne di raccontarvi come si svolgeva la Befana quando loro erano piccole. A seconda delle epoche in modo ben diverso.
Buona Befana a tutti! e che nella calza non ci siano altri vaccini, ma solo un po’ di salute e tranquillità…..i dolci, lasciamoli perdere fanno venire il diabete, alzano il colesterolo e…….
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