Gli insediamenti rurali e la loro evoluzione
La Puglia sta diventando il più grande attrattore turistico del Paese, per il suo mare, il suo clima, la sua gastronomia e tant’altro da scoprire
Maria Catalano Fiore
Le terre del meridione d’Italia, terre antiche come i loro abitanti, ma nello stesso tempo terre che essendo avvezze ormai, a cambi e ricambi di dominazioni, di assetti societari, migrazioni, e vivere tra borghi protetti o masserie fortificate.
Tra capanne mobili, o casette di un solo vano con un porticina d’ingresso, tra case più estese rifugio di gente, sfruttata come braccianti ed ai limiti dell’indigenza, realtà che a volte sussistono tutt’ora, contrapposte a cittadine ridenti sul mare o a caseggiati, ovviamente di piccoli baroni locali, molto più belli ed accoglienti. Sono le due facce agricole della stessa terra su cui grava anche il regime del “Caporalato”.
Da zona a zona la Storia varia e così la realtà. La terra del sole può essere qualcosa di greve ed accecante ed ustionante, come può provocare una piacevole “tintarella”.
Frequentando, per lavoro e/o per diletto le lunghe terre di Puglia, 600 km solo di litorali dal nord al sud, si attraversano situazioni completamente diverse. E’ normale che ci sia stata una evoluzione dalla fine del 900 ad oggi, ma qui i divari sono veramente prepotenti e visibili.
Abbandonate, riqualificate, dimenticate o curate. La Puglia ha un patrimonio sterminato di masserie.
Dal Gargano o Daunia che ha sfruttato solo le zone costiere lasciando le zone montane in un passato atipico pur essendovi masserie bellissime, ma in completo degrado. Il turismo interno è risultato fallimentare, perché fatto solo di fede mordi e fuggi, mai stanziale almeno per un paio di giorni. Questa zona dauna conserva davvero delle bellissime masserie, ma in forte degrado.
Ognuna a se stante e dovrebbe essere studiata, trovare tra le carte degli archivi comunali e notarili a chi è appartenuta per poterne ricostruire la storia, trovarne un utilizzo, prima che l’incuria del tempo le faccia scomparire del tutto.
Si tratta spesso di veri “Casini” come venivano definite tra il 600 e il 700 le masserie dei grandi signori, tipo i Doria o i Segni o i Catalani, che venivano a prendere il fresco in estate e nello stesso tempo, gli uomini, controllavano i lavori nei loro latifondi.
Nella zona centrale del barese e della Bat, appaiono situazioni più equilibrate ed un uso delle vecchie e grandi masserie spesso come sale ricevimento.
Nel Sud del territorio barese e poi verso il Salento si nota un primo abbandono dovuto spesso all’emigrazione verso il Nord Europa, Francia, Germania, Belgio e poi intono agli anni 70 un progressivo rientro e, con i piccoli capitali mesi da parte, un recupero sia delle case in paese che delle masserie all’interno o sul mare. Masserie che con la nuova mentalità acquisita all’estero, vengono ampliate, frazionate in piccole abitazioni o camere da dare in fitto estivo.
Da quel fitto, nascono nuovi proventi, anno per anno si procede a nuove sistemazioni, intanto si incrementano sia il turismo che l’accoglienza sia di tipo alberghiero, sia di tipo agrituristico che di piccole case da fittare a nuclei famigliari. E’ una nuova entrata, qualcosa che sistema la famiglia e che spinge i propri figli sia verso lo studio, sia verso questa nuova economia che di anno anno diventa più produttiva.
A tutto questo si associa il recupero delle campagne, la coltivazione di prodotti ortofrutticoli ad uso della cucina interna, sia a produzione di conserve, pomodori, capperi, erbe selvatiche, fichi spontanei da consumare e trattare per una lunga conservazione, con il sole del Salento e la brezza marina il sistema più tradizionale e popolare è l’essiccatura.
Questo è quello che nello specifico offre tuttora la Puglia, ora con situazioni diverse caso per caso. Le regioni limitrofe hanno altre tendenze ed usi che vedremo man mano…..
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