Gli occhi di Santa Lucia
Taralli rivestiti di zucchero, una squisitezza ed una golosità.
Maria Catalano Fiore con Nonna Camilla
Gli occhi di Santa Lucia sono dei semplici tarallini dolci ricoperti di glassa della tradizione pugliese da preparare il 13 dicembre e offrire per tutto il periodo di Natale (sempre che ci arrivino….) Le nostre nonne li tenevano conservati bene per offrirli poi con un bicchierino di rosolio. Un loro vezzo.
Semplici da preparare, ci vuole solo un po’ di pazienza per glassarli, un segreto per farli restare morbidi è quello di non cuocerli troppo in forno, toglierli appena dorati e glassarli subito.
Ingredienti: 1 kg. di farina, 200 ml. di vino bianco, 200 ml. di olio extra vergine d’oliva, 1 cucchiaino di sale, 300g. di zucchero a velo, 4 cucchiai d’acqua, una bustina di vanilina.
Impastate bene in taralli aggiungendo alla farina poco a poco tutti gli ingredienti, tranne lo zucchero e l’acqua, e lavorarli bene. Una volta lavorata. la pasta deve apparire liscia e malleabile per suddividerla in panetti e poi a loro volta farne dei rotolini larghi un mignolo circa. Infornateli poi a 150° per 20 minuti circa. Nel frattempo preparate la glassa
La glassa è molto semplice, serve solo pazienza. Mettete lo zucchero a velo in una ciotola, portate l’acqua ad ebollizione in un pentolino e aggiungetela allo zucchero un cucchiaio alla volta mescolando di continuo per far sciogliere bene lo zucchero senza grumi. La glassa non deve essere ne troppo liquida ne dura, deve avere la consistenza di una crema. A questo punto immergete uno per uno i taralli e poi metteteli a solidificare appoggiandoli su una carta oleata o da forno. Pronti !
Mi raccomando non divorateli tutti subito.
Ora cedo la parola a mia nipote, mi ha ripresa quando ho detto che Santa Lucia si strappò gli occhi ecc….ha detto che sono tutte fesserie dimostrate da documenti. A me hanno tramandato la tradizione e che per questo è detta Santa Protettrice della vista. Ma pare che gli Agiografi (quelli che studiano la vita dei santi cercando documenti) abbiano corretto le leggende popolari.
Giusto nonna, Gli agiografi scrivono le biografie dei Santi, Gli agiografi del passato seguivano più le tradizioni e i dettami della Chiesa, o meglio quello che alla Chiesa Cattolica faceva più comodo. Gli agiografi attuali, dal XIX secolo in poi si basano su documenti, letture di missive, atti di nascita, di matrimonio, tutto ciò che può servire a ricostruire la storia di una vita più fedelmente possibile.
Santa Lucia: Lucia di Siracusa, conosciuta come Santa Lucia, nata nel 283 e morta il 13 dicembre 304, a soli 21anni, è stata una martire cristiana durante la persecuzione di Diocleziano. E’ venerata sia dalla Chiesa Cattolica che da quella Ortodossa che dalle nazioni dell’Europa del Nord, il giorno del 13 dicembre data, documentata, del suo martirio. Per tradizione è invocata come protettrice della vista sia per l’etimologia del suo nome Lux-Luce, sia per l’allungamento del giorno, sia per il suo martirio.
Le sue spoglie mortali sono custodite nel Santuario di santa Lucia a Venezia. Il culto devozionale fa capo, invece, alla chiesa del Santo Sepolcro di Siracusa. Tra le sue tante agiografie due sono le più attendibili. La prima narra di una giovane orfana di padre a 5 anni e promessa sposa ad un ricco pagano. Lucia invece, dopo una grazia ricevuta, per la guarigione della madre, espresse desiderio non solo di osservare la castità ma di prendere i voti consacrandosi a Cristo. Il suo pretendente si vendicò denunciandola. Sottoposta a processo, mori pugnalata, dopo aver ricevuto la comunione e profetizzato la caduta di Diocleziano e la pace per la Chiesa Cristiana.
Privo di ogni fondamento l’episodio in cui lei si sarebbe strappata gli occhi. Episodio narrato per secoli, ma è solo una leggenda popolare adattata per il popolo che la invocava come protettrice della vista.
Una ulteriore testimonianza scritta da un testimone oculare è l’intervento di santa Lucia per fermare la peste a Siracusa nel 1646. Una domenica, 13 dicembre 1646 si vide un uccello posarsi in Chiesa durante la Messa e una campana suonò per annunciare l’arrivo di una nave di grano in soccorso della città stremata dalla fame e dalla pestilenza. Come per miracolo la peste si bloccò e il popolo era cosi affamato che mangiò quel grano semplicemente bollito, senza aspettare di macinarlo e di farne del pane.
Bellissime le cerimonie del Nord Europa dei riti della luce, per loro importantissima consideranti i lunghi periodi di buio.
Per commenti, precisazioni ed interventi potete utilizzare il “Lascia un commento” a piè dell’articolo, o scrivere alle e-mail info@lavocenews.it della redazione o direttore@lavocenews.it, per seguirci su facebook potete mettere cortesemente il “mi piace” sulla pagina La Voce News o iscrivervi al gruppo lavocenews.it grazie.