Grandi scrittori…ma…
Quanto conosciamo realmente dei nostri grandi autori letterari, e quanto può spronare o meno la lettura dei loro scritti?
Maria Catalano Fiore
Su una pagina Facebook, tra ieri sera e stamattina, una madre chiedeva se il libro da leggere, consigliato dalla maestra alla sua bambina in terza elementare, “Cuore” fosse giusto.
Ovviamente c’erano i pro e i contro, molti pro come libro educativo, contro come libro anacronistico e deprimente, da storica io propendo per quest’ultima soluzione. Non si può parlare ad un bambino sottoposto alla Dad da due anni di spirito di classe, classi sociali anacronistiche, valori? ma quali? Se dobbiamo riferirci ad Edmondo De Amicis scrittore è scorrevole, molto incensato e usato da una demagogia del passato. L’uomo, meglio calare un velo pietoso, scrittore e giornalista (1846-1908) di famiglia benestante, alta borghesia. A 16 anni in Collegio Militare e poi all’Accademia Militare di Modena. Parte come cronista militare, poi comincia a viaggiare sino a spingersi in Argentina, tra gli emigrati italiani. Si stabilisce quindi tra Pinerolo e Torino scrivendo una raccolta di episodi raccontati dai suoi figli Ugo e Furio, che formeranno poi la raccolta “Cuore” un grande successo editoriale ed educativo in una Italia multiregionale, fatta da immigrati in cerca di lavoro e stabilità.
Socialista e massone senza mai alcun problema finanziario anche se molto rigido. Negli ultimi anni viene rattristato dalla perdita della madre Teresa, che aveva molta ingerenza sulla sua vita e la sua famiglia, si intensificano le furiose litigate con la moglie Teresa Boassi, (sposata nel 1875) con la quale era estremamente violento e repressivo. La sua rigidità militare, in casa, e comportamento leggero, in parallelo, fuori, portarono al suicidio del loro figlio Furio su una panchina del Parco del Valentino, a Torino, e all’autoisolamento sulle montagne dell’altro figlio Ugo. De Amicis va via da Torino, viaggia, nel 1908 una emorragia cerebrale lo coglie in un albergo di Bordighera. Solo dopo la sua morte Ugo rientra a Torino, si laurea in legge, amministra l’enorme eredità paterna (oltre due miliardi di lire) sino alla sua morte nel 1962. Sposato, ma senza eredi, crea borse di studio per studenti poveri, ma l’eredità sparisce scatenando varie cause legali, purtroppo irrisolte.
Signora mia e care maestre avete mai sentito parlare di Gianni Rodari? Forse i suoi scritti sarebbero molto più educativi del “Cuore” o “Dagli Appennini alle Ande” ecc… ormai di difficile comprensione. Giovanni Francesco Rodari, detto Gianni (1920-1980) scrittore, pedagogo, giornalista e poeta, specializzato in letteratura per l’infanzia, diffuso e tradotto in molte lingue. Unico scrittore italiano ad aver vinto il particolarissimo premio Hans Christian Andersen nel 1970.
Nel 1973 pubblica la “Grammatica della fantasia” uno dei principali teorici dell’arte di inventare storie: “Favole a Telefono”, “C’era due volte”, “Il Barone Lamberto (tutto Edizioni Einaudi-To). Molti suoi testi sono stati anche musicati da Sergio Endrigo ed altri cantautori.
Se ci soffermiamo sulle biografie, non edulcorate e roboanti, dei nostri maggiori scrittori potremmo restare scioccati. Una rassegna impietosa e impopolare, ma realistica. Soprattutto dovrebbero ri-documentarsi tutti i docenti di letteratura ed i maestri che oggi come oggi seguono clichè prestabiliti senza fare le dovute scelte.
Naturalmente ci sono i classici, ma c’è anche la libertà di inserire qualche autore, almeno del 900, per far innamorare della letteratura i giovani, consigliargli persino i books di Amazon, ma di leggere, per favore!
Mi pregio di considerarmi un pò precoce, grazie agli insegnamenti ed alle letture a cui mi spingeva mio nonno che hanno avuto un effetto di scelte un po’ diverse sia per me, maggiormente per mia figlia ….. Leggere bene “Le avventure di Pinocchio” o gli editoriali di Idro Montanelli sulla “Domenica del Corriere” è stato molto formativo. Imparare a leggere molto velocemente, magari tornando poi su passi salienti, una scelta da “divoratrice di libri”.
Procediamo: ho sempre letto di tutto, durante le scuole medie mi sono appassionata alle “Epiche”, Dei, miti, Eroi, condottieri ecc…, poi al Liceo Artistico, mi auguro che sia cambiato, la docente, trascurando completamente la grammatica, propinava “I Promessi Sposi”, detestabile. Un polpettone storico già anacronistico all’epoca in cui è stato scritto, paradossalmente non da lui, ma è ormai acclarato, da sua madre Giulia Beccaria, figlia del famoso giurista Cesare Beccaria, autore de “Dei delitti e delle pene”, donna incredibilmente colta che guardando quel suo figlio pieno di tic e disturbi, ossessionato dai rumori e dalla gente, balbuziente cronico, pensò bene di trasformarlo in un letterato e di creargli una rendita. Grande donna!
Non va molto meglio con altri scrittori Giosuè Carducci (1835-1907) primo scrittore italiano vincitore del Nobel per la Letteratura nel 1906, un appassionato di briscola e scopone scientifico che si imbestialiva in caso di perdita, più che per una stroncatura su una sua poesia “Ditemi pure che non so far versi, ma non dite che non so giocare a scopa”.
Giovanni Verga (di Fontanabianca, 1840-1922) scrittore, drammaturgo e senatore, considerato il maggior esponente della corrente letteraria del verismo, ha passato la sua vecchiaia nel bar del suo quartiere a giocare a biliardo e guardare la strada aspettando che passassero giovani donne. Italo Calvino (1923-1985) scrittore ed intellettuale di grande impegno politico, nel suo ufficio della casa editrice Einaudi, rosicchiava letteralmente, sino in fondo, penne e matite al punto che Cesare Pavese, irritato dal rumore lo faceva definire “scoiattolo”.
E’ risaputo che Giacomo Leopardi (1798-1837) una delle più importanti figure della letteratura mondiale, era golosissimo di dolci e di donne, in particolar modo di gelati, spumoni, cassatine e pare sia morto per una dissenteria cronica, a Napoli definita “a’cacarella”.
Il Professor Giovanni Pascoli (1855-1912), figura emblematica della letteratura italiana di fine 800 e del decadentismo, invece, si sbronzava anche prima di andare a scuola e spesso cadeva, annebbiato dal cognac, addormentato sulla cattedra per cui era spesso trasferito in posti remoti, come i due anni trascorsi a Matera. Non si sposa mai, vive in simbiosi con le sorelle Ida e Mariù, è ossessionato dal sesso come turbamento e dalla morte, come unico rifugio. Diventa Docente universitario, subentrando a Giosuè Carducci a Bologna, poi Messina e Pisa….sempre al solito ritmo….
Italo Svevo era un fumatore accanito, (pseudonimo del triestino Aron Hector Schmitz, 1861-1928) scrittore e drammaturgo di origini austro ebraiche. Come il suo personaggio Zeno Corsini, fuma un minimo di 60 sigarette al giorno, tenta di superare questo vizio, scrivendo le sue memorie in autoanalisi. Svevo è battuto, però da Emilio Salgari (I862-1911) prolifico autore di romanzi d’avventura, padre di Sandokan, capace di raggiungere le 100 sigarette al giorno. Giuseppe Ungaretti (1888-1970) precursore mondiale dell’ermetismo, si spinge addirittura a fumare marijuana, ma deluso decreta che é meglio “drogarsi di poesia”.
Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944) scrittore, teorico e fondatore del Movimento Futurista, la prima avanguardia storica del 900 italiano, ogni tanto si affacciava da una finestra o balcone, calava i pantaloni e tranquillamente innaffiava i passanti.
Vittorio Alfieri (il conte Vittorio Amedeo Alfieri 1749-1803) era un suicida mancato cronico, addirittura tentò il primo goffo tentativo di suicidio a soli 6 anni provando a ingerire erbacce sperando fossero velenose, ma si procurò solo vomito e mal di pancia. Un signorotto italiano che conduceva la vita tra dissipazioni, viaggi, amori, cavalli, che lo annoiavano profondamente. Un decadente, ma illuminato-
Ugo Foscolo (nato Nicolò Foscolo 1778-1827) aveva repentini sbalzi di umore ed ira incontrollati, cacciato dal collegio perché aveva picchiato due professori. I genitori provarono a curarlo con del vino procurandogli però solo sbronze e ulteriori scatti d’ira. Torquato Tasso (1544-1595) poeta epico, autore della “Gerusalemme Liberata” soffriva di allucinazioni ed odiava i cassetti, detentori di chissà cosa….morirà precocemente, ossessionato.
Carlo Emilio Gadda ( 1893-1973) scrittore e poeta, ma anche ingegnere, era ossessionato dalle feci: nei suoi libri le descrive come dei dolci: “merde mandorlate come torroni secchi”, “merde come babà”, escrementi di gallina che diventano “cioccolatini verdi” o “bon bons”.
Luigi Pirandello (1867-1936) famoso poeta, scrittore e drammaturgo, premio Nobel per la letteratura nel 1934, dopo aver avuto a che fare tutta la vita con una moglie folle, negli ultimi tempi fu colpito da demenza senile con tutto quello che ne consegue, poveretto.
E di autori con istinti sessuali irrefrenabili ne vogliamo parlare? Il grande pensatore Nicolò Macchiavelli (1469-1527) scrittore e filosofo, politico e diplomatico arguto, si sfogava solo con prostitute alla buona, in alcuni casi, spinto dagli istinti si accontentava anche di vecchie che descriveva in modo rivoltante: “cosce vizze, f….umida, occhi storti, pochi capelli pidocchiosi e peluria sul volto oltre che fiato….”.
Il veneziano Carlo Goldoni(1707-1793) scrittore e librettista oltre che avvocato, si faceva cogliere dal desiderio, soprattutto in pubblico, copulando tra i canali veneziani sotto gli occhi dei barcaioli e dei passanti.
L’erotomane Gabriele D’Annunzio (1863-1938) poeta, drammaturgo e militare, politico e giornalista, simbolo del decadentismo, aveva la mania di fare strani regali alle sue amanti; dopo aver tagliato i capelli o i baffi, durante la toletta, li riponeva in una scatola, per donarli man mano alle sue donne, con una arrivò a regalarle un fazzoletto sporco del suo liquido seminale. Oltre che descrivere nei particolari le sue e le loro prestazioni amorose.
Cesare Pavese(1908-1950) considerato uno dei maggiori intellettuali italiani del XX secolo, che, nel suo soggiorno calabrese, in astinenza, fantasticava sul didietro delle scrofe ecc…. aspirando la loro compagnia. Pavese è arrivato al suicidio, lasciando sul comodino, vicino al letto in cui fu ritrovato cadavere, una copia del suo “Dialoghi con Leucò” con una frase evidenziata: “Perdono tutti e a tutti chiedo perdono, ma non fate troppi pettegolezzi”.
Non sono pettegolezzi, ma semplici dati sempre sottaciuti, per non considerare che erano uomini come tanti, maggiormente portati alle lettere, ma…. Ci sarebbe molto da curiosare su tanti scrittori, ma più che curiosare dovremmo rimuovere qualche stereotipo dalle nostre menti: come può la piccola vedetta lombarda o il piccolo scrivano fiorentino essere compreso da un bambino dotato di PC per seguire un docente/assente che volente o nolente influenzerà la sua vita?
Riflettiamoci ed educhiamo i nostri figli o nipoti a letture sane, attuali, che realmente li spingano a continuare a leggere.
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