Gravina in Puglia 10.000 anni di storia

L’antica Sidion, conosciuta come “Città del grano e vino”, è un insediamento urbano dei più antichi al mondo ad essere abitato Risale a più di 10.000 anni fa.

Rocco Michele Renna

Gravina In Puglia è un comune Italiano di più di 45.000 abitanti della città metropolitana di Bari, in Puglia e Ospita la sede del Parco Nazionale dell’Alta Murgia.

Territorio: il comune di Gravina è situato nei contrafforti, tra il pre-appennino lucano e l’altopiano delle Murge. A sud confina con la Basilicata. Ha una estensione territoriale di 384,74 km2, che ne fanno il 21° comune italiano per estensione territoriale.

Dal punto di vista orografico, è situata tra il pre-Appennino lucano e la Murgia nelle zone terminali, con altitudine media di 360 m. Parte della città si estende sulle sponde di un crepaccio profondo, molto simile ai canyon, scavato nella roccia calcarea da un torrente, il torrente Gravina, affluente del Bradano, da cui prendono il nome le famose gravine della Murgia, in un territorio caratterizzato dalla presenza di numerose cavità carsiche, come il profondo Pulicchio di Gravina.

La vegetazione comprende numerosissime specie (pseudo steppe mediterranee – sulla Murgia) a cui si contrappongono interminabili uliveti e vigneti, ma anche la coltivazione del grano duro è tra le peculiarità del territorio.

Il Bosco comunale Difesa Grande con i suoi 2.000 ettari è uno dei più importanti complessi boschivi dell’intera Puglia. Situato a 6 km dal centro abitato di Gravina, nel medio bacino idrografico del fiume Bradano.

Clima: il clima è tipicamente mediterraneo; gli inverni sono relativamente miti, con temperature che solitamente non scendono mai sotto gli zero gradi centigradi; le estati sono, invece, calde e secche.

Toponimo. Il toponimo “Gravina” proviene dalle gravine. Sul motto riportato sul gonfalone cittadino vi è scritto “Grana dat et vina” (trad. “offre grano e vino”), attribuito alla città da Federico II di Svevia, il quale amava questa città tanto da definirla “giardino di delizie”.

Infatti, fece realizzare in loco un castello/residenza di caccia, del quale restano oggi soltanto i ruderi, che aveva la funzione di ospitare lui ed i suoi uomini, prima e dopo le battute di caccia svolte nel territorio murgiano.

Storia di Gravina in Puglia:In Italia i sanniti, dopo aver espugnato Sora e Calazia, città alleate ai romani, ne vendettero schiavi gli abitanti; nel frattempo i consoli romani invasero con un numeroso esercito la Iapigia e si accamparono presso la città di Sìlbion. Poiché essa era presidiata dai sanniti, l’assediarono per molti giorni, e dopo averla espugnata con la forza, catturarono più di cinquemila prigionieri e presero anche un’ingente quantità di altro bottino.”

Nelle grotte dell’habitat rupestre e nella necropoli superiore sul costone del torrente Gravina, l’antico “Caprio”, sono stati ritrovati oggetti che testimoniano la presenza di insediamento umano dal Paleolitico; nel Neolitico gli insediamenti diventarono più stabili, come testimoniano tracce evidenti di villaggi ed alcuni villaggi sono giunti fino a noi, diventando i quartieri più antichi della città Piaggio e Fondovico.

Molte delle case sono state vissute senza interruzione dall’età del bronzo, fino allo sfollamento forzato a causa dell’emigrazione.

Nel museo Nazionale “Pomarici Santomasi” e in quello della diocesi di Gravina, sono conservati reperti provenienti dalle necropoli della zona sul costone della gravina e della collina di Botromagno.

Perciò, grazie alla posizione strategica dei vari abitati, Gravina può vantare una storia antichissima, il suo territorio risulta essere stato abitato già dal Paleolitico antico, data l’alta presenza di acque nel torrente della Gravina, mentre i resti più consistenti risalgono al Neolitico, sin dal 5950 a.C.

Gli insediamenti più antichi sono stati individuati nelle contrade di Botromagno, S. Paolo, Vagnari, S. Stefano (paleocristiano). I toponimi Sidis (Σίδις), Sìlbion (Σιλβìον), Sidìon, Silvium, Petramagna o Botromagno (nome della collina dove si è sviluppato l’antico abitato) e i nomi degli antichi indigeni, quali Sidini, Silvini, attestano che la città subì la colonizzazione peuceta, prima, e greca, poi.

In seguito, la conquista romana, come confermato anche dagli evidenti scavi archeologici, le necropoli e i relativi corredi funerari.

Prima influenzata dai Greci, poi occupata da Roma, fu facile preda dei visigoti di Alarico e dei vandali di Genserico nel V secolo a.C. Distrutto il centro abitato, uno sulla collina di Botromagno e l’altro sul ciglio del burrone, la popolazione si trasferì nel sottostante burrone, dove alle grotte preesistenti aggiunsero altre abitazioni.

All’epoca di Alessandro il Molosso, divenne polis con diritto di coniare monete (Sidinon) e dopo la terza guerra sannitica (305 a.C.) divenne municipium romano, toccato dal tracciato della via Appia.

Tracciato della via appia

Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, seguì le vicende dell’intera Italia, passata attraverso l’effimero dominio dell’erulo Odoacre, il regno goto e, infine, all’inizio del V secolo, la riconquista dell’Impero ad opera di Giustiniano.

Durante lo stesso secolo fu inglobata nel dominio dei nuovi invasori Longobardi, sino all’avvento dei Normanni. Intorno al 1006 fu contea con Accardo, padre di Umfrido. Questi nel 1091 ricostituì la diocesi e consentì la costruzione della cattedrale presso il castello, sul ciglio della “Gravina” tra i rioni, Piaggio e Fondovico.

Le famiglie degli Aleramici e dei De Say la elevarono a Marchesato; Federico II di Svevia, con Gilberto d’Aigle, la mise a capo del Giustizierato di Terra di Bari, ponendola in primo piano tra le città di Puglia per le sue ricchezze e bellezze naturali.

Infatti, la sua contea comprendeva gli attuali territori dei comuni di: Altamura, Ruvo, Bitetto e Grumo Appula.

Dal 1267 al 1380 fu feudo degli Angioini ora d’Angiò, ora d’Ungheria. In questo stesso periodo, Gravina divenne città demaniale e feudale. Conobbe il Cristianesimo nel I secolo d.C. e fu evangelizzata da Basiliani, Benedettini, Francescani, Domenicani. Nel XIII secolo giunsero i monaci degli ordini cavallereschi: Templari e Cavalieri Gerosolomitani, che furono possessori di case e territori di grande estensione.

Nel XIV secolo divennero feudatari gli Orsini di Roma. Successivamente si avvicendarono i discendenti delle case Del Balzo e Anguillara, di Taranto e Solofra. Francesco Orsini, prefetto di Roma, elevò il feudo di Gravina in Puglia a ducato.

Gli Orsini furono signori dal 1380 al 1816. In questo lungo arco di tempo la città subì le prepotenze feudali, dell’alto clero e dell’oligarchia locale. La città è molto nota in quanto nel 1649 vi nacque Pietro Francesco Orsini.

 Durante il periodo borbonico Gravina ebbe risalto fino a considerarla la seconda città del regno dopo Napoli, molto ammirata dalla famiglia reale borbonica che la scelsero per soggiornare durante il viaggio verso Bari per il matrimonio di Francesco I e soprattutto per le angherie che arrivavano alla corte di Napoli perpetrata da nobili senza scrupoli in nome di sua maestà, tanto che Ferdinando II ordinò una verifica della situazione e che la richiesta fatta da suo nonno Carlo di Borbone venisse esaudita e cioè una grande nobile e ricca città come Gravina non poteva vivere di acqua piovana, obbligando quindi gli Orsini a provvedere.

 Gravina grazie alle sue cavallerizze ha dato alla corte napoletana e a tutto l’esercito Delle Due Sicilie i migliori cavalli che venivano allevati allora.

 La città fu in parte danneggiata dai bombardamenti degli aerei tedeschi durante il secondo conflitto mondiale. Ancora oggi nella città di Gravina prende luogo la Fiera San Giorgio, che si ripete ogni anno dal 1294, in coincidenza con il Giorno della liberazione (25 aprile). Insomma Gravina è fra le città più antiche della storia, ma Matera è più famosa e Altamura è più intraprendente, forse per questo che stiamo ancora aspettando l’UNESCO.

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