Il Calendario è italiano!
Stiamo per passare ad un nuovo anno, anzi vorremmo fuggire quanto prima dal drammatico 2020.
Maria Catalano Fiore
Avete mai pensato ad un oggetto che riteniamo banale, anzi anche obsoleto, ma estremamente utile? Il Calendario. Forse vi farà piacere sapere che è qualcosa che abbiamo inventato noi italiani. Non qualcuno in particolare, ma una serie di idee e concetti partiti dalla nostra penisola che hanno definito il modo in cui qualcuno misura il tempo.
L’uomo cerca da sempre di dare ordine al tempo, anni, stagioni, mesi e giorni. Dai Maya, sino alla scansione scelta dai buddisti, sono almeno una quarantina i modi per misurare il tempo. Uno solo ha assunto valenza universale il Calendario Gregoriano che vanta una storia tutta italiana.
Per seguire i vari capitoli della vicenda bisogna partire dai re di Roma, uno di loro, probabilmente Tarquinio il Superbo, introduce il Calendario Romano. Ovviamente tutte le scansioni del tempo sono lunari, la luna è percepibile da tutti e senza bisogno di strumenti. L’intervallo tra due ritorni del nostro satellite è di 29 giorni, nell’insieme 12 lunazioni, cioè 354 giorni che costituiscono un anno. L’andamento delle stagioni è legato all’anno solare, cioè il giro della terra intorno al sole. L’anno solare, però è di 365,24 ce ne sono 11 di differenza e quindi, ad esempio, le date delle feste slittano.
Questo problema lo hanno ancor oggi i mussulmani che utilizzano il calendario lunare. Il Ramadan ogni anno slitta di data. Il Re romano Tarquinio il superbo, per sistemare le cose, stabilisce che ogni due anni ci sia un mese in più di 27 o 28 giorni “Mercedonius”, ma i conti non tornano lo stesso. Quando Giulio Cesare assume il potere (compreso quello di Pontifex Maximus, responsabile dei riti religiosi) va a discuterne in Egitto con i massimi sapienti dell’epoca, tutti concentrati ad Alessandria, a convincerlo è un matematico ed astronomo Sosigene, tornato a Roma, decide di cambiare tutto e adottare un calendario basato sul movimento della terra intorno al sole: 365 giorni e un anno di 366 ogni 4. Per operare questa operazione si deve sconvolgere il vecchio calendario, riallinearlo e, quindi dal 1 gennaio del 45 a.C. ci saranno tre mesi in più che si aggiungono ai 365 giorni per un totale di 445 giorni. Sarà l’anno più lungo della storia.
Questa innovazione di Giulio Cesare è un gran successo e l’anno “Giuliano”, come verrà chiamato, è destinato a durare 1600 anni. Però non è perfetto, ci sono 11 minuti che….sembrano pochi, ma possono creare problemi, 1 giorno in più ogni 130 anni.
Alla metà del XVI secolo il Concilio di Trento ha tra i tanti temi da discutere anche quello della Pasqua. Il Concilio di Nicea del 325 d.C. ha stabilito che cada la domenica successiva alla prima luna piena dopo l’equinozio di Primavera, ma i Padri della Chiesa notano uno sfasamento. Papa Gregorio XIII, al secolo Ugo Boncompagni, salito al soglio pontificio nel 1572 riceve il mandato per risolvere l’inconveniente.
Ad occuparsi della cosa è una commissione guidata da Ignazio Danti, frate domenicano, nonché astronomo e matematico. A Danti piacciono le idee di un altro astronomo Luigi Lilio, calabrese di Cirò, studi a Napoli e poi a Perugia. E’ alla fin è Lilio a spuntarla. Entra in vigore un nuovo calendario che prenderà il nome del Papa, gregoriano, appunto.
A dire la verità non si discosta molto da quello di Giulio Cesare, ma fatti una serie di conti, l’anno bisestile c’è e a febbraio di 28 giorni, ogni anno bisestile si aggiunge un giorno. Questa volta, per adeguarsi, vengono tagliati 10 giorni dal 4 ottobre 1482 si passa al 15 direttamente.
Tutta l’Europa si adegua, devono seguire le indicazioni sia di Papa Gregorio che dei suoi successori. A decidere è un Papa, quindi tutti i regni Cattolici devono adeguarsi.
I paesi protestanti la rifiutano, in un primo momento la Regina Elisabetta I d’Inghilterra sembra disponibile, ma i vescovi Anglicani no.
I Vescovi Anglicani lo considerano un espediente per il ritorno del papismo nelle Isole Britanniche e sino al 1752 il Regno conserverà gli antichi metodi.
Per decenni in Irlanda la Pasqua diventa motivo di scontri sanguinosi tra comunità religiose: i ribelli Cattolici la festeggiano in base alle regole di Gregorio XIII, gli occupanti inglesi pretendono il rispetto del “Vecchio Stile”.
Il primo stato protestante ad adeguarsi alle regole Gregoriane è il ducato di Prussia, fino al 1657 feudo della cattolica Polonia. Poi spinti da motivi commerciali, seguono tra il 1699 e il 1701, Danimarca, Olanda e Germania e via via altri paesi del Nord.
Le resistenze più forti arrivano dalla Chiesa Ortodossa, in Russia, per decisione di Lenin, si adegueranno dopo la Rivoluzione del 1918, con uno sbalzo di qualche giorno. L’ultimo Paese Europeo a capitolare è la Grecia: nel febbraio del 1923 il governo militare al potere, dopo la guerra persa contro la Turchia, decide di abolire due settimane e di mettersi in par con il Continente Europeo.
Forse altri monaci matematici ed astrologi se ne sono occupati, ma ormai ha poca importanza, il Calendario è stabile!
Per commenti, precisazioni ed interventi potete utilizzare il “Lascia un commento” a piè dell’articolo, o scrivere alle e-mail info@lavocenews.it della redazione o direttore@lavocenews.it, per seguirci su facebook potete mettere cortesemente il “mi piace” sulla pagina La Voce News o iscrivervi al gruppo lavocenews.it grazie.