Il Modern Jazz Quartet alla Carnegie Hall

Martedì la rubrica di Antonio de Robertis (la voce della Radio) Novecento in Concerto Grandi assembramenti per eventi memorabili

Antonio De Robertis

La Carnegie Hall è un luogo simbolo. Rappresenta, da oltre ottant’anni, cioè da quel Gennaio del 1938 in cui sul palco salì l’orchestra di Benny Goodman e che vide assurgere il jazz al rango –mi si perdoni il gioco di parole- di musica di rango, il punto d’arrivo, il luogo più ambito dai jazzisti per la consacrazione della loro musica. Così è stato anche per il Modern Jazz Quartet, familiarmente e sinteticamente conosciuto come MJQ, “EmGeiKiù”: John Lewis pianoforte, Milton Jackson vibrafono, Percy Heath basso e Connie Kay batteria. Quattro musicisti che rappresentano esempio unico: sempre insieme – salvo qualche digressione solistica di Lewis e soprattutto di Jackson – dal 1952 fino al 1995, quando la perdita di Kay privò il quartetto del senso della propria esistenza. Oggi in vita non è rimasto nessuno.

Li ritroviamo insieme il 27 aprile 1966 alla Carnegie Hall in un concerto sensazionale, un evento benefico il cui incasso fu devoluto in favore della Manhattan School of Music, in cui John Lewis si era diplomato negli Anni Quaranta. Registrato sotto il nome di “Blues at Carnegie Hall”, è stato anche ripubblicato come CD con copertina diversa da quella, originale, del long playing.

Per cominciare, una composizione di Milton Jackson.

Monterey Mist

Al tempo del successo mondiale del MJQ, i jazzisti più radicali storcevano un po’ il naso. John Lewis, il leader, era considerato troppo vicino alla musica europea, alle radici classiche (era anche un ottimo esecutore di Bach), alla musica “scritta”, più che improvvisata. I componenti del quartetto furono spesso accusati di voler piegare il jazz a uno stile “bianco”; dimenticandosi, purtroppo per loro, che il jazz delle origini era proprio “bianco” (il primo brano jazz fu composto a New Orleans da un emigrato italiano, Nick La Rocca) e che l’incontro con il blues di estrazione nera era avvenuto successivamente. Come che sia, il rigore, la purezza, l’eleganza e anche il valore della ricerca musicale di Lewis e compagni sono innegabili; e la produzione discografica del MJQ è sterminata; per non parlare della grande quantità di concerti tenuti, in giro per il mondo, in quarantaquattro anni di carriera. Personalmente ho avuto la fortuna di ascoltare il loro ultimo in Italia, al Sistina nel 1995.

Ma torniamo al 1966.

È l’anno dell’ultima esibizione in pubblico dei Beatles, al Candlestick Park di San Francisco.

È l’anno in cui, alla Carnegie Hall, l’MJQ cattura la platea con la raffinatezza e la perfezione tecnica. La prossima è una composizione di John Lewis, arricchita da una spruzzata, edulcorata, di funky ante litteram.

John Lewis ha amato moltissimo la cultura europea, italiana in particolare. Era affascinato dalla commedia dell’arte, tanto da dedicare un disco alle maschere: “The Comedy”, con composizioni ispirate a Colombina, Arlecchino e così via… Ha composto anche la colonna sonora di “Una storia milanese” di Eriprando Visconti e con il suo MJQ ha spesso inciso affiancando figure di primo piano del panorama musicale, ma di estrazioni diverse, come Laurindo Almeida e Gunther Schuller, oppure gruppi vocali come i Swingle Singers.

Il concerto del 1966, che sto ricordando, fu invece improntato allo spirito blues, rappresentato soprattutto da Milton Jackson. Eccone un esempio. Ovviamente, è ancora una composizione dello stesso Jackson.

Bags’ Groove

Ho messo in evidenza le tre esecuzioni più significative del concerto dell’MJQ alla Carnegie Hall, ma vale la pena di ascoltare anche il resto; soprattutto l’apertura, Pyramid, e poi  Really The Blues e Blues Milanese, un omaggio all’Italia che John Lewis e al nostro cinema, in ricordo della sua esperienza di compositore della colonna sonora del film che ho già citato.

Insomma, il piatto è ricco, servito da YouTube. Meglio ancora, come dicono i più trendy, “provided by YouTube”. Buon ascolto.

Per commenti, precisazioni ed interventi potete utilizzare il “Lascia un commento” a piè dell’articolo, o scrivere alle e-mail info@lavocenews.it della redazione o direttore@lavocenews.it, per seguirci su facebook potete mettere cortesemente il “mi piace” sulla pagina La Voce News o iscrivervi al gruppo lavocenews.it grazie.