Il mondo del calcio piange il suo campione Gianluca Vialli
Ricordato su tutti i campi di calcio, oggi a Cremona la messa per dirgli addio. I funerali nei prossimi giorni a Londra in forma privata
Giovanna Sellaroli
Cremona piange uno dei suoi figli più illustri e più amati, un’icona dello sport italiano. La scomparsa a soli 58 anni di Gianluca Vialli ha scosso e travolto l’intera città che, da quando la notizia della sua morte ha iniziato a diffondersi, fatica a realizzare che Gianluca abbia perso la sua ultima partita, quella più difficile, contro un avversario infido che non rispetta le regole del gioco, perché le fa lui le regole del suo sporco gioco.
Tutti in città, lì dove ha iniziato a dare i primi calci al pallone, parlano di lui, tutti lo ricordano, per le strade, nei bar, commentando le notizie sui giornali o sui social. Nel cassetto dei ricordi di molti cremonesi c’è qualcosa che riporta a lui, una foto autografata, una maglia con dedica, un selfie realizzato in occasione di eventi benefici o a eventi a cui lui cercava sempre di non mancare.
Per la messa a Vialli nella sua Cremona, la città sta pensando di dedicargli lo stadio che al momento è intitolato a Giovanni Zini, portiere scomparso nella Grande Guerra, oggi centinaia di persone, ben oltre i 300 posti a sedere che ha a disposizione la chiesa, lo hanno ricordato in maniera struggente. Aperti i portoni della chiesa Cristo Re per permettere a tutti, in qualche modo di assistere alla cerimonia, i famigliari, gli amici e i semplici tifosi, si sono uniti nel ricordo dell’ex calciatore, scomparso il 6 gennaio a Londra, a causa di una grave forma di tumore che lo aveva aggredito cinque anni fa.
Nella chiesa gremita sono lì per lui centinaia di cremonesi, decine di esponenti del mondo calcio, ex compagni di scuola. È presente la Samp di Pietro Vierchowod, la Juventus di Moreno Torricelli, Alessio Tacchinardi, Gianluca Pessotto, che l’altro giorno a Torino ha letto un messaggio toccante per Gianluca.
Sotto l’altare le maglie delle sue squadre, Cremonese, Sampdoria, Chelsea, Juventus (quella blu e gialla della vittoria in Champions) e della Nazionale, dietro sono seduti i ragazzi del Corona calcio, la squadra di Cristo Re dove Gianluca aveva iniziato a tirare i primi calci al pallone, e in prima fila i giocatori delle Giovanili della Cremonese.
Chi ama il calcio non può che essere rimasto colpito dalla prematura scomparsa dell’ex attaccante di Sampdoria, Juventus, Chelsea e Nazionale.
Cresciuto nella Cremonese, con la quale ha messo a segno una ventina di reti, successivamente con la maglia della Sampdoria ha realizzato un centinaio di reti prima di passare alla Juventus, con la quale in 100 presenze ha segnato circa 40 goal. E infine i 21 goal con la casacca prestigiosa del Chelsea, per chiudere in bellezza una straordinaria carriera.
Il talento e la bravura di Vialli hanno ispirato la penna creativa del grande Gianni Brera, che inventò un nomignolo per il giocatore: essendo nativo della città dei violini, Vialli divenne “StradiVialli“, in onore di Antonio Stradivari, il maestro liutaio costruttore dei violini più belli e prestigiosi al mondo. Una vita calcistica passata a cercare il gol e a “castigare” le difese avversarie come solo i grandi sanno fare. Numeri straordinari, i suoi. Il debutto in Serie A con la squadra della Lanterna dove insieme a Mancini diventò uno dei due “gemelli del gol“, ancora oggi i tifosi sampdoriani ricordano il periodo glorioso della squadra grazie all’intesa tecnica e personale tra i due.
Poi gli anni a Torino, con qualche dissapore con Baggio, e infine quelli a Londra, prima di uscire dal campo e prendere le redini della panchina. Dal 2019 era capo delegazione della Nazionale italiana, ancora una volta insieme a Mancini.
Nel 1989 è per la prima volta capitano della Nazionale azzurra. Nel 1992 gioca la sua ultima partita con la Samp, che è anche la sua prima in Coppa dei Campioni, contro il Barcellona. Arriva il momento di lasciare i blucerchiati. Negli anni Vialli aveva resistito alle avances del Milan, tenendo fede alla promessa di non abbandonare la squadra della Sampdoria prima di aver vinto lo scudetto.
Con la maglia della Samp, guidata da Vujadin Boskov, Vialli, insieme a Mancini, vince lo storico scudetto del 1991.
Dopo l’addio di Baggio, Vialli si guadagna anche la fascia da capitano dei bianconeri. Si è ormai creato un nuovo trio delle meraviglie del calcio italiano, che lo vede conquistare gli stadi del Paese insieme a Del Piero e Ravanelli. Per la Juve e Vialli arrivano una Supercoppa italiana e la vittoria in Champions League (1995/1996). Poco dopo è il momento di dire addio anche a Torino. La stagione successiva Vialli vola in Inghilterra per giocare con il Chelsea.
Vince subito la FA Cup contro il Middlesbrough, e in chiusura della stagione 1997/1998 arrivano prima la Football League Cup e poi la Coppa delle Coppe grazie all’1-0 degli inglesi contro lo Stoccarda. L’anno dopo il Chelsea porta a casa la Supercoppa UEFA, battendo un avversario d’eccezione come il Real Madrid.
E poi, come sempre accade, arriva anche per Vialli il momento di dire addio al calcio giocato. Appende le scarpe al chiodo ma resta a Londra, la città adottiva, nelle vesti di allenatore del suo Chelsea. Ma ha poca fortuna e dopo varie vicissitudini, negli anni a seguire la sua attività principale è quella di opinionista televisivo.
Il 2017 si rivela l’annus horribilis per il campione, gli viene diagnosticato un tumore al pancreas che racconta tra le pagine del libro “Goals”, in cui ne parla con schiettezza, senza peli sulla lingua, definendo il male un compagno di viaggio, di quelli scomodi ai quali si rinuncerebbe volentieri.
Nel 2019 intanto diventa capo delegazione della Nazionale italiana insieme a Mancini come allenatore. È anche chiamato a svolgere il ruolo di ambasciatore italiano per la FIGC in vista degli Europei 2020, poi giocati nel 2021 a causa del coronavirus. L’accoppiata Vialli-Mancini si rivela vincente anche fuori dal campo: gli azzurri vincono il torneo.
Nella cena antecedente alla finale dei Campionati Europei, aveva letto alla squadra azzurra il discorso del presidente americano Teddy Roosevelt nel 1910, pronunciato durante un incontro all’Università parigina della Sorbona “L’onore spetta all’uomo nell’arena, che dedica tutto se stesso al raggiungimento di un obiettivo e che sa impegnarsi ed entusiasmarsi fino in fondo, che quando le cose vanno bene conosce finalmente il trionfo delle grandi conquiste, e quando le cose vanno male, cade sapendo di aver osato e non avrà mai un posto accanto alle anime mediocri, che non conoscono né la vittoria né la sconfitta”. Ventiquattro ore dopo arriva il trionfo europeo e quell’abbraccio con il compagno, fratello, Roberto Mancini.
La foto dell’abbraccio tra i due è già storia.
Quell’abbraccio liberatorio dopo la vittoria dell’Europeo è l’immagine simbolo della loro amicizia: “In quell’abbraccio c’è tutto: la gioia, i nostri sentimenti, il momento difficile che stava vivendo Luca, la sua lotta contro la malattia, la conquista dell’Europeo a Londra, casa sua: vincere lì per lui è stato importante“, ha detto Roberto Mancini.
“In quell’abbraccio c’è amore, amicizia, tra di noi, tra noi e gli italiani, è stato veramente qualcosa di speciale” aveva raccontato Vialli qualche mese dopo la vittoria.
Un abbraccio che adesso va oltre ed esprime il senso della vita, anche nel momento della morte.
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