Il nuovo volto della violenza ha il nome di : Revenge Porn
Solidarietà alla maestra di Torino vittima di questo reato
Cinzia Montedoro
Sono oltre mille le indagini aperte in tutta Italia per il reato di revenge porn, ovvero la condivisione pubblica di immagini o video intimi tramite Internet senza il consenso dei protagonisti, reato introdotto dal Codice Rosso, che dispone le misure per tutelare le vittime di violenza domestica e di genere. Uno strumento pensato per aiutare le tante donne che quotidianamente sono minacciate, maltrattate, stalkerizzate, sottoposte a violenze fisiche o psicologiche da ex compagni o mariti, talvolta semplicemente da conoscenti. Il “Codice rosso”, prevede che chiunque ceda, pubblichi o diffonda foto e video intimi senza consenso venga punito con una pena da uno a sei anni di carcere e una multa da 5mila a 15mila euro.
Di revenge porn si è parlato di recente: una giovane maestra d’asilo ha perso il lavoro dopo che il suo ex fidanzato ha diffuso un video hard diffuso sulla chat di un gruppo di compagni di calcetto, ma non solo la maestra è stata mortificata dalle lamentele di diversi genitori che, venuti a sapere del video hard, avrebbero minacciato di ritirare i figli da scuola.
Sulla vicenda c’è un’indagine in corso, la direttrice è finita sotto processo per diffamazione, mentre l’ex fidanzato che ha diffuso il video hard, dovrà scontare un anno di servizi socialmente utili, oltre a pagare un risarcimento.
In tutt’Italia tante le manifestazioni di sostegno nei confronti della maestra, che ha avuto il coraggio di denunciare. In seguito a questa vicenda è nato l’hashtag #iostoconlamaestra volto ad aiutare nel mondo dei social la vittima del revenge porn.
Più di 200 giornaliste, nei giorni scorsi hanno deciso di manifestare con una lettera aperta la propria solidarietà alla maestra d’asilo colpita da Revenge Porn, le giornaliste si rivolgono a lei chiamandola Franca, come Franca Viola, che, a sua volta ebbe il coraggio di dire “no” a un matrimonio di convenienza dopo la violenza.
“Cara Franca,
abbiamo appreso la vicenda che ti riguarda dai giornali, non conosciamo il tuo nome e per indirizzarci a te abbiamo scelto il nome di una donna che ha cambiato la storia di questo paese, Franca Viola.
Come Franca, che fu la prima a rifiutare la vergognosa pratica del “matrimonio riparatore”, anche tu hai trovato la forza di denunciare la violenza che ti è stata inflitta e possiamo solo immaginare quanta ce ne sia voluta. Ti vogliamo dire grazie.
Grazie perché non sei stata zitta, come tanti avrebbero voluto.
Grazie perché non ti sei arresa e a chi ti ha detto che avresti dovuto provare vergogna hai risposto rendendo pubblica questa storia, in cui a vergognarsi dovrebbero essere tutte le altre persone coinvolte. Non tu. Perché nel sesso, libero e consensuale, non c’è vergogna.
Vergogna dovrebbe invece provare chi, senza alcun consenso da parte tua, ha pensato di violare te e il tuo privato. Si chiama Revenge Porn, ed è un reato.
Vergogna dovrebbe provare chi ti ha costretto a dimetterti, come se nel sesso ci fosse qualcosa di sporco, di immorale. Non è così. Immorale è ciò che hai dovuto sopportare.
La storia di Tiziana Cantone sembra non aver insegnato niente. All’epoca della sua morte abbiamo pensato tante volte a quello che avremmo potuto fare per farle sentire che non era sola. Per questo oggi neanche noi stiamo zitte.
Cara Franca, grazie”.
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