Il Presepe Reale napoletano tra il 1600 e 1800. Caserta
Una bellissima sacra famiglia invita da uno dei nostri lettori. Grazie.
Maria Catalano Fiore
Nel 1600 le botteghe dei “figurarum sculptores” hanno ormai preso piede in Napoli e lavorano tutto l’anno realizzando scene su commissione nelle botteghe che si affacciano sulla Strada di san Gregorio Armeno. La grande innovazione del secolo è la sostituzione del fondale dipinto dietro con una vera e propria architettura di supporto, a volte a più piani e con molti figuranti.
Nel 1627 i padri Scolopi aggiungono le prime figure mobili ed articolate. Testa, mani e piedi realizzati in ceramica o creta, il corpo con una armatura di metallo snodabile. Gli occhi spesso sono realizzati in vetro. Bue e asinello vengono aggiunti come figure principali. A volte compare, come segno di portafortuna un pulcinella.
Non c’è dubbio che il secolo d’oro del Presepe Napoletano è il 1700. Per numero e qualità di produzione, per non parlare della profusione di oro e pietre preziose.
Addirittura c’era una competizione tra le varie famiglie nobili su chi realizzava il Presepe più bello ed imponente. I vari Palazzi Nobiliari erano illuminati notte e giorno ed aperti al pubblico che poteva ammirare e giudicare. Una gara senza precedenti. Ma la sfida più prepotente era tra il re di Napoli Carlo III di Borbone, che coinvolgeva artisti e tutta la corte, e il Principe di Ischitella Emanuele Pinto.
Re Carlo III di Borbone, (1716- 1788), con varie cariche, Re di Napoli dal 1734 al 1759, poi anche re di Sicilia e Re di Spagna sino alla morte. Il Re pur assumendo autentici progettisti, artisti, sarti presepisti ecc… partecipava personalmente al realizzazione e vestizione dei vari personaggi. Il Presepe Napoletano si distingueva infatti per le tante ricostruzioni architettoniche e le botteghe ed i mestieri di una vera città. Altrettanta era la cura per i costumi e soprattutto per i gioielli realizzati con oro e pietre autentici, a volte anche le popolane indossavano collanine in oro. Anche la Regina Maria Amalia di Sassonia e le principesse Maria Luisa e le altre che avevano il compito di ricamare costumi e cosette varie e incastonare le pietre nei costumi, soprattutto dei Magi.
Tutta questa grande macchina presepiale veniva montata nella sala elicoidale della Reggia di Caserta: occorreva parecchio tempo per il montaggio, la preparazione e poi smontaggio e conservazione dei figuranti.
Senza trascurare il Regno, infatti Carlo di Borbone fu il re che fece di Napoli una grandissima Capitale. Un re illuminato che amava il suo popolo e l’arte ed aveva una vera mania per i presepi. Con lui nasce la Reggia di Caserta una città per la corte, senza allontanarsi da Napoli. L’incarico fu affidato all’Arch. Luigi Vanvitelli, addetto a San Pietro prestatogli dal Papa Benedetto XIV.
Nel 1759 Carlo, a 43 anni, abdicò a favore del figlio Ferdinando, per succedere al trono di Spagna, dopo che suo fratello era morto senza eredi. Si raccomandò con il figlio e le maestranze di portare a compimento le opere intraprese. Regalò alla città di Napoli le opere della collezione Farnese, ereditate dalla madre. Portò con se parte delle statue del Presepe, che lui stesso aveva costruito, e alcuni dei maestri presepisti.
Attualmente il presepe restaurato ad arte dalla importante Ditta Thun di Bolzano è esposto perennemente nella Sala Elicoidale della Reggia di Caserta. Il restauro è consistito in un intervento di pulitura molto accurato che ha messo in evidenza la qualità del modellato e la delicatezza dei tratti, nonché una particolare fattura stilistica. Gli abiti, realizzati con le sete di San Leucio (la fabbrica che affiancava la Reggia, attiva tutt’ora) stinti e lisi sono stati sostituiti con un tessuto simile per fattura e colore. I tessuti originali sono stati conservati e riconsegnati al Museo.
Al gruppo è stato aggiunto per completezza il Bambino Gesù, mancante sin dal dopoguerra, acquistato tra quelli 700eschi di San Gregorio Armeno. Gli altri pezzi restanti fanno parte di altri presepi coevi confluiti nelle collezione casertana.
Carlo III e sua moglie Maria Amalia di Sassonia ed in seguito anche il loro figlio Ferdinando I erano profondamente religiosi, per questo molto presi da questa arte partecipando personalmente. D’altra parte una delle bellezze dei Presepi napoletani era proprio la ricerca e raffinatezza del particolari.
A Seguito della caduta del Regno di Napoli, Il Presepe della Reggia di Caserta, nel 1879 fu smembrato per effetto di “Ministeriali Disposizioni”. Una parte , per fortuna fu trasferita al Real Museo di Capodimonte (solo il seguito dei re Magi era costituito da 108 statuine). Tutti i pastori sono avvicinabili stilisticamente alla Bottega di Lorenzo Mosca e di suo figlio Giuseppe che, nel 1775 lasciò l’ambito posto nella Segreteria di Stato per dedicarsi esclusivamente alla progettazione presepiale.
Ma ormai erano arrivati i Sabaudi e erano svanite ricchezza e tradizione. Altri presepi sono assolutamente da analizzare, ma in altra puntata… Pensate solo che per gran parte dell’anno sono custoditi nei Caveau della Banca di Napoli.
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