John Cage, artista dal sorriso disarmante
John Cage (Los Angeles, 5 settembre 1912 – New York, 12 agosto 1992) è tra i personaggi universali che, attraverso le proposte artistiche, musicali e le sue provocazioni, ha maggiormente influenzato e contribuito all’evoluzione della storia della musica e del pensiero.
Roberto Fabbriciani
John Cage è tra i personaggi universali che, attraverso le proposte artistiche, musicali e le sue provocazioni, ha maggiormente influenzato e contribuito all’evoluzione della storia della musica e del pensiero.
John Cage è nato a Los Angeles nel 1912. Ha studiato con R. Buhlig, H. Cowell, A. Weiss, A. Schönberg. Nel 1949 è stato eletto dalla National Academy of Arts and Letters per aver esteso i confini della musica con il suo lavoro per orchestra di percussioni e con l’invenzione del pianoforte preparato (1938). Per anni ha collaborato con il coreografo Merce Cunningham e la sua compagnia di danza. Ha insegnato in molte università americane ed ha soggiornato frequentemente in Europa. Le sue composizioni hanno influito grandemente sull’avanguardia internazionale degli anni 50 e 60 e, in genere, su tutta l’esperienza musicale contemporanea. Arnold Schönberg disse di lui che non era un compositore ma un inventore di genio.
Gli esperimenti di Cage, nel tempo, si sono dimostrati coinvolgenti, generando nuovi processi creativi. Hanno tratto ispirazione da Cage Frank Zappa, i Beatles per Revolution 9 (White Album) e anche compositori come Karlheinz Stockhausen, Sylvano Bussotti, il minimalista Steve Reich e Brian Eno che a lui si sono ispirati per una maggiore libertà creativa.
Il movimento minimalista americano riconosce a John Cage il ruolo di iniziatore della corrente, colui che ha introdotto l’essenzialità all’interno della musica, utilizzando strumenti classici in modo non convenzionale ed estendendo il loro spettro sonoro. Cage restò affascinato dalle dissonanze che appartengono alla casualità quotidiana, in un susseguirsi di rumori e silenzi.
John Cage è stato frequentemente in Italia e l’ultima volta fu nel giugno 1992. Fu a Firenze per il Festival GAMO, sul palcoscenico della Sala del Buonumore, con Giancarlo Cardini, Francesca Della Monica, Daniele Lombardi e Stefano Scodanibbio, in un memorabile e affettuoso omaggio alla sua figura. A testimonianza di questo evento Materiali Sonori pubblicò il CD del concerto con un’edizione speciale della rivista Sonora a lui dedicata.
In questa pubblicazione è incluso il testo integrale delle cinque puntate televisive del famoso programma a quiz della Rai “Lascia o raddoppia?”, condotto da Mike Bongiorno, in cui John Cage vinse 5 milioni di lire nel 1959. Cage partecipava al programma come esperto micologo.
Estratto
del testo della domanda finale:
MB: Terza domanda, terza e ultima domanda; ahi, ahi
sig. Cage, se lei ha sudato fino adesso, suderà ancora di più quando sente la
terza e ultima domanda per i suoi 5 milioni. Sig. Cage attenzione; ci dica il
nome dei 24 generi di agarici e spore bianche enumerati nell’Atkinson; il nome
dei 24 generi di agarici e spore bianche enumerati nell’Atkinson..
JC: I can enumerate them alphabetic list.
MB: Come dice?
JC: I can enumerate them alphabetic list.
MB: Il sig. John Cage ci dice che è in grado di dirci, di darci la lista
completa in ordine alfabetico.
JC: Ok, alfabetico.
[Inizia il TOC TOC TOC, Bongiorno segue numerando l’elencazione di Cage]
MB: Uno avanti, Amanita bene, Amanitassis, tre, quattro, cinque, sei, sette,
otto, nove…
Bravissimo, promosso.
[MUSICA E APPLAUSI] MB: Bravissimo, bravo bravo bravo bravo. Bravo bravissimo,
bravo Cage. Beh insomma, il sig. Cage ci ha dimostrato indubbiamente che se
intendeva di funghi, perché con le domande che gli abbiamo fatto questa sera
c’era di che sudare. Quindi non è stato solo un personaggio che è venuto su
questo palcoscenico per fare delle esibizioni più o meno strambe di musica
strambissima, quindi è veramente un personaggio preparato. Io lo sapevo perchè
mi ricordo che il sig. Cage ci aveva detto che abitava nei boschetti nelle
vicinanze di New York e che tutti i giorni andava a fare passeggiate a
raccogliere funghi, ed ecco dove ha imparato la sua materia.
JC: Un ringraziamento a ….funghi, e ringraziamento alla Rai e a tutti genti
d’Italia.
MB: A tutta la gente di Italia!
[APPLAUSI]
MB: Bravo sig. Cage arrivederci e buon viaggio, torna in America o resta qui?
JC: …mia musica resta.
MB: Ah, lei va via e la sua musica resta qui, ma era meglio che la sua musica
andasse via e lei restasse qui.
[RISATE E APPLAUSI]
MB: Arrivederci sig. Cage, arrivederci e buona fortuna a tutti con Lascia o
Raddoppia!
Che dire, forse Mike Bongiorno non immaginava chi fosse e quale importanza avrebbe avuto John Cage. In quelle performance musicali televisive con cui intrattenne Mike Bongiorno e il pubblico di “Lascia o Raddoppia” John riuscì simpatico e apprezzato anche da coloro che non comprendevano il suo universo sonoro.
Tra la fine del 1958 e l’inizio del 1959 John Cage era a Milano, ospite di Luciano Berio presso lo Studio di Fonologia della RAI, e li incontrò Cathy Berberian (allora signora Berio), Umberto Eco, Bruno Maderna, Roberto Leydi, Marino Zuccheri, Peggy Guggenheim.
Tra la fine del 1958 e l’inizio del 1959 John Cage era a Milano, ospite di Luciano Berio presso lo Studio di Fonologia della RAI, e li incontrò Cathy Berberian (allora signora Berio), Umberto Eco, Bruno Maderna, Roberto Leydi, Marino Zuccheri, Peggy Guggenheim. A Bologna nel 1978, da un’idea di Tito Gotti, fu realizzato un evento indimenticabile: Il Treno di John Cage. Un happening “ferroviario” itinerante in Emilia Romagna. Alla realizzazione parteciparono musicisti, come Walter Marchetti, Juan Hidalgo, Demetrio Stratos, Daniel Charles, Marcello Panni, Cristiano Rossi.
Come ha precisato H.K. Metzger, l’impresa di Cage parte dall’estrema alienazione, postulando una casualità sulla quale il musicista si rifiuta di intervenire: il ‘comporre’ può diventare, al limite, semplice presa di contatto con i più diversi oggetti o giocattoli musicali, tradizionali o ricavati da qualsiasi contesto… Ma non è solo l’aspetto del ‘suono’ che viene svilito da Cage attraverso pratiche paradossali e volutamente ironico-distruttive, bensì quello più compiutamente formale, nel senso che, oltre alla dichiarata volontà di ‘far scandalo’, Cage procede giulivamente allo smantellamento di ogni possibile struttura… Cage aspira dunque a sostituire il concetto di oggetto sonoro finito con quello di esperienza: come in Rauschemberg, anche nella sua musica il gesto informale si riporta, dopo l’astrattismo della serializzazione totale di Stockhausen, Boulez e Pousseur, su fatti sonori liberamente associati, meglio ancora se occasionali e imprevedibili. (Armando Gentilucci: Cage, Enciclopedia della musica, Rizzoli, 1972).
John Cage punta il dito sull’ovvio, non sull’eccezionale. Il suo silenzio è un orecchio aperto sul suono che dà il mondo. E’ necessario conoscere il ragionamento e l’insegnamento che si cela dietro la sua filosofia per definire musica il prodotto di Cage.
J. Cage, 4’33” (1952)
John Cage scrive a proposito del suo 4’33”: “Il silenzio non esiste. Ciò che pensavo fosse il silenzio, si rivelava pieno di suoni accidentali, dal momento che non sapevano come ascoltare. Durante il primo movimento si poteva sentire il vento che soffiava fuori. Nel secondo, delle gocce di pioggia cominciarono a tamburellare sul soffitto, e durante il terzo, infine, fu il pubblico stesso a produrre una serie di suoni interessanti mentre parlava oppure se ne andava”.
Non ricordo esattamente quando ci siamo conosciuti, fu tanto tempo fa, ma ricordo molto bene le rare performance fatte insieme, anche in occasioni di conferenze micologiche. Scrisse per me alcuni brani e mi autorizzò a trascrivere, per flauto solo, versioni di “Atlas Eclipticalis”, “Variations I”, “Ryoanji”.
Ci siamo incontrati più volte…a Venezia, Den Haag, Parigi, New York.
Sulla sua opera, sulle sue conferenze su aspirapolvere o lavatrice dedicate alle donne di casa, sulle sue conferenze cantarellate, le sue invenzioni e provocazioni è stato detto e scritto quasi tutto. Grazie alla sua vivacità intellettuale, al suo nuovo modo di pensare la musica e l’arte, John Cage ha riscosso successo sia in vita che dopo la sua scomparsa.
Sono fiero di averlo incontrato e di aver collaborato con un artista così grande, semplice e dal sorriso disarmante. Pieno di gioia, gioiosamente inquinante e provocatorio.
Per commenti, precisazioni ed interventi potete utilizzare i contatti, o scrivere alla e-mail info@lavocenews.it, grazie.