John Denver allo Universal Amphitheater
Martedì la rubrica di Antonio de Robertis (la voce della Radio) Novecento in Concerto Grandi assembramenti per eventi memorabili
Antonio De Robertis
Tempo di lettura 6:30 min.
Il genere country declinato in tutte le sue varianti: rockabilly, bluegrass, western ballads, outlaw, cajun, honky-tonk e altre minori, è tipico della tradizione statunitense.
Da noi non ha mai ottenuto un successo significativo, nonostante sia rappresentato da interpreti molto importanti che hanno prodotto bellissime canzoni. I pochi musicisti conosciuti in Italia devono la loro fama all’interesse di pochi estimatori e appassionati del genere e alla volontà – e convinzione – di alcuni operatori musicali che si sono battuti per la loro affermazione sul mercato.
Nei primi anni Settanta dello scorso secolo, Carlo Basile, giovane funzionario della RCA Italiana, convinse i suoi capi a pubblicare un cantautore country, fino ad allora sconosciuto: John Denver. Fu una scommessa vinta. Denver piacque subito a tutti: alla critica, al pubblico e a noi che di musica ci occupavamo, per lavoro e per passione.
Per il piacere di chi già lo conosce e per la curiosità di chi oggi lo potrà scoprire, ricordiamo un grande concerto di John Denver, registrato allo Universal Amphitheater il primo settembre del 1974.
Il disco che raccoglie le esecuzioni di quella serata, è un doppio long playing uscito a febbraio 1975.
Entriamo nell’atmosfera della serata con
Farewell Andromeda
Grazie anche al concerto di Universal City, il 1974 decreta l’affermazione artistica definitiva di John Denver. È l’ultimo anno di guerra per gli Stati Uniti in Vietnam. Si apre con lo scandalo Watergate e il rifiuto di Nixon di consegnare il materiale richiesto dal comitato d’indagine del Senato. Nello stesso anno, in Italia si è andato diffondendo il timore di un golpe, le caserme sono in stato d’allarme e per mitigare i timori dell’opinione pubblica, il 27 gennaio il ministro della Difesa Mario Tanassi dichiara che la misura è stata presa per poter meglio fronteggiare possibili attacchi terroristici.
Come spesso è accaduto nella storia, è la Chiesa a prendere iniziative in favore della pace. Il 23 maggio, Papa Paolo VI sigla la lettera apostolica “Apostolorum limina”, con la quale indice l’Anno Santo del 1975, esprimendo parole di speranza: “Ci sembra che nel mondo d’oggi i problemi che più agitano e tormentano la nostra umanità – quello economico e sociale, quello ecologico, quello energetico, quello soprattutto della liberazione degli oppressi e dell’elevazione di tutti gli uomini a più ampia dignità di vita – siano illuminati dal messaggio dell’anno santo.”
Un messaggio ben recepito dalle persone più sensibili, che hanno vissuto gli anni Settanta in perenne tensione e nel desiderio di un futuro più sereno, non segnato dalla violenza e dalla morte. Immaginiamo che fra questi ci fosse anche John Denver, musicista delicato e romantico, votato ai buoni sentimenti; il classico esempio positivo per la parte più popolare del pubblico americano. C’è una canzone -scritta per la moglie Annie in circa dieci minuti su uno ski-lift che saliva verso la cima del Bell Mountain ad Aspen, in Colorado e ispirata dalla bellezza della natura circostante- che è un vero e proprio manifesto del suo animo, semplice ma sensibile. Rivolto alla moglie, John canta: “Tu riempi i miei sensi come una notte nella foresta, come le montagne in primavera, come una passeggiata sotto la pioggia, come una tempesta nel deserto, come un oceano blu addormentato….”
Annie’s Song
Per contestualizzare l’evento musicale nel tempo, apro un’altra parentesi di carattere storico-politico-sociale sul 1974.
Il 13 febbraio, l’Unione Sovietica espelle il dissidente Aleksandr Solženicyn, accusato di aver svolto attività antisovietiche.
L’11 aprile a Tel Aviv si dimette il primo ministro israeliano Golda Meir e le succede Yitzhak Rabin.
Il 25 aprile, in Portogallo, un gruppo di ufficiali, i cosiddetti Capitani d’Aprile, pone fine in modo non violento alla dittatura fascista di Salazar. La Rivoluzione dei Garofani instaura nel paese la democrazia: Marcelo Caetano è deposto e sostituito da una giunta militare.
Acque sempre agitate, dunque, nel nostro vecchio continente e quanta differenza con il mondo quieto di John Denver, che incarna l’anima più popolare dell’America, quella strettamente legata alle proprie radici e alla terra, alla famiglia e alla casa, dove chiede che lo riportino le strade tanto amate.
Take Me Home, Country Roads
Ancora alcune note sul clima politico e sociale dell’anno del concerto di John Denver allo Universal Theater di Universal City. Parliamo dell’Italia, dove regna una forte tensione e si susseguono episodi gravi, drammatici e tragici.
Qualche esempio: il 18 marzo a Catanzaro, dopo due trasferimenti di sede, ha inizio il processo per la strage di Piazza Fontana a carico di Pietro Valpreda e Mario Merlino. Nel giro di poche settimane il procedimento si arresta per il coinvolgimento, come imputati, di Franco Freda e Giovanni Ventura.
Il 18 aprile, a Genova, le Brigate Rosse rapiscono il magistrato Mario Sossi, pubblico ministero nel processo contro il gruppo XXII Ottobre; Il 5 maggio le BR propongono lo scambio dell’ostaggio con gli imputati. Sossi sarà liberato a Milano il 23 maggio dopo la concessione di libertà provvisoria e passaporto a otto imputati.
Poi, i due episodi più terribili. Il 28 maggio in piazza della Loggia a Brescia, durante una manifestazione sindacale l’esplosione di una bomba provoca otto morti e centouno feriti. La strage è rivendicata dall’organizzazione neofascista Ordine Nuovo.
Il 4 agosto, altra bomba e altra strage: dodici morti e quarantaquattro feriti sul treno Italicus. L’esplosione avviene nella carrozza 5 mentre l’espresso Roma-Monaco sta uscendo dalla galleria dell’Appennino a San Benedetto Val di Sambro.
L’attentato è rivendicato dal gruppo neofascista Ordine Nero.
Con l’atmosfera serena della musica di John Denver il contrasto è stridente, soprattutto se si ascolta una delle composizioni più belle e poetiche del principe dei country singers.
Rhymes And Reasons
Come già detto, la country music è tradizionale, popolare, folk. Una delle sue tante varianti derivate dalla tradizione anglosassone, soprattutto irlandese, è il bluegrass, prevalentemente strumentale ed espressione tipica del virtuosismo di musicisti che suonano strumenti a corda come il violino, il banjo e la chitarra. Eccone un esempio –strumentale appunto– con John Denver alla chitarra e l’autore, John Sommers, al banjo.
Pickin’ The Sun Down
Il grande concerto dello Universal Theater contiene anche una sincera dichiarazione d’amore di Denver per la sua terra.
Thank God I’m A country Boy
John Denver, per l’anagrafe Henry John Deutschendorf Jr., era nato a Roswell, località famosa per il ritrovamento di un essere la cui natura è ancora avvolta dal mistero e aveva scelto il cognome d’arte in onore della città che amava, la capitale del Colorado.
Il primo successo l’aveva ottenuto con Leaving on a Jetplane (Partendo con un jet), quasi un segno –negativo– del destino: figlio di un ufficiale dell’aeronautica, aveva sviluppato una grande passione per il volo. Pur essendo un ottimo pilota, è scomparso prematuramente nel 1997, precipitando mentre era ai comandi del suo aereo personale.
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