Johnny Cash

Martedì la rubrica di Antonio de Robertis (la voce della Radio) Novecento in Concerto: Grandi assembramenti per eventi memorabili. In foto di copertina Johnny “The Man in Black” Cash nel carcere di massima sicurezza di San Quentin

Antonio de Robertis

Tempo di lettura: 8:00 min.

Chi ha la bontà di seguirmi, ricorderà che a volte rimarco il possesso di dischi a 33 giri in vinile, i cosiddetti LP (Long Playing), di valore storico. Uno di questi, “At San Quentin!” ha cinquant’anni e documenta per intero un concerto che si tenne il 24 febbraio del 1969 in un luogo molto particolare: la prigione di stato di San Quentin, in California. Protagonista, Johnny Cash.

Johnny Cash era nato il 26 Febbraio del ’32 ed è scomparso il 12 settembre 2003. Una vita in buona parte consumata border line, al limite, fra successi e cadute, e salvata – sono parole sue – dalla seconda moglie June Carter e dalla fede.

Una carriera artistica, quella di Johnny Cash, ricca di successi: cantautore, chitarrista, anche attore (qualcuno lo ricorderà nella parte di un cantante-assassino in un telefilm della serie “Colombo”). È stato uno dei musicisti più influenti del Novecento, in vari generi: country, rock and roll, blues, folk e gospel.

Facendo ricorso a YouTube, fonte inesauribile, entriamo nel vivo dell’atmosfera di quella sera del 1969. All’apparire sul palco di Johnny Cash e dei suoi musicisti, l’accoglienza dei detenuti è a dir poco entusiasta. Lui stringe mani, ricambia abbracci e risponde con I’m glad to see you again”… “Sono molto felice di essere di nuovo qui con voi” (aveva già suonato a San Quentin nel febbraio di undici anni prima) e apre il concerto con

Wanted Man

Per i detenuti che affollano numerosissimi il teatro del carcere, quella serata è speciale: Johnny Cash spande a piene mani gioia, divertimento e spensieratezza.

È il 1969, dicevo… Siamo in piena guerra del Vietnam e la contestazione dei pacifisti, studenti ma non solo, è al culmine.

Anche nel resto del mondo la tensione è palpabile. Il 27 febbraio, a Roma, durante un assalto di neofascisti alla facoltà occupata di Magistero, nel tentativo di uscire dall’edificio assediato, lo studente Domenico Congedo precipita da una finestra e muore. Nello stesso giorno, la città è percorsa da cortei che protestano contro l’arrivo del presidente americano Nixon.

Gli Stati Uniti sono impegnati molto attivamente anche sul fronte della conquista dello spazio e di lì a pochi mesi l’uomo metterà piede sulla Luna. Intanto, nell’ambito della missione Mariner 6, lanciano la quinta sonda diretta verso Marte -che raggiungerà il pianeta rosso il 31 luglio- proprio nel giorno del concerto di Cash, dal quale estraggo un’altra canzone, eseguita a richiesta.

“What do you want to hear?” … “Cosa volete ascoltare?”chiede Cash. La risposta è

I Walk the Line

Uomini che hanno infranto la legge, nel carcere di San Quentin. Uomini privati della libertà per aver commesso reati, più o meno gravi. Alcuni disperati, altri rassegnati, altri ancora che sperano di riscattarsi, tornare in libertà e guadagnarsi da vivere lavorando onestamente. La condizione del lavoratore è al centro dell’intervento del Papa, Paolo VI, a Ginevra il 10 giugno 1969, in occasione del 10° anniversario dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro. Vale la pena ricordare alcune sue parole, che invitano a una riflessione profonda: Chi dirà del dramma talvolta terribile del lavoratore moderno, lacerato nel suo duplice destino di grandioso realizzatore ma preda, troppo spesso, delle intollerabili sofferenze di una condizione miserabile e proletaria, in cui la mancanza di pane si unisce alla degradazione sociale per creare uno stato di vera insicurezza personale e familiare?“

Alla luce delle gravi difficoltà in cui si trova la società civile nel nostro tempo, l’attualità di queste parole fa impressione.

Ma il focus del racconto è la musica e quindi torniamo a San Quentin

Darling Companion

Per la musica popolare del Novecento, il 1969 è anno di grandi eventi ma anche di drammi. Il 3 luglio ad Hartfield, in Inghilterra, Brian Jones, chitarrista dei Rolling Stones, viene trovato morto sul fondo della piscina della sua villa. La causa della morte è una overdose di eroina alla quale è seguito l’annegamento. In memoria di Brian Jones, due giorni dopo a Londra, I Rolling Stones tengono un concerto gratuito in Hyde Park. Partecipano quasi cinquecentomila persone. Cinquecentomila, il 15, 16 e 17 agosto, sono anche i presenti a Bethel, nello stato di New York, per un evento che è entrato nella storia: il festival di Woodstock.

Torniamo a Johnny Cash, vero e proprio monumento della country music. Ai detenuti entusiasti, che seguono la sua esibizione con grande partecipazione, propone una canzone che – dice – ha composto il giorno prima: il racconto in prima persona di una disavventura notturna di un “figlio dei fiori”. Una canzone che esalta le sue doti vocali da vero e proprio interprete. Il contenuto di alcuni passi del testo aiuta a comprendere quale e quanta empatia si sia creata quella sera con i detenuti.

I was whistlin’, pickin’ flowers, swayin’ in the southern breeze.

I found myself surrounded; one policeman said: “That’s him.

Come along, wild flower child. Don’t you know that it’s two a.m.”

 “Fischiettavo, coglievo fiori, ondeggiavo nella brezza del sud.

Mi sono trovato circondato; un poliziotto ha detto:

“È lui. Vieni, figlio dei fiori selvatici. Non sai che sono le due del mattino? “

…………….

Well, they threw me in the car and started driving into town;

I said: “What the hell did I do?” He said: “Shut up and sit down.”

Well, they emptied out my pockets, took my pills and guitar picks.

I said: “Wait, my name is…” “Awe shut up.” Well, I sure was in a fix.

The sergeant put me in a cell, then he went home for the night;

I said: “Come back here, you so and so; I ain’t bein’ treated right.”

Ebbene, mi hanno buttato in macchina e hanno iniziato a guidare in città;

Ho detto: “Che diavolo ho fatto?” Ha detto: “Chiudi il becco e siediti”.

Beh, mi hanno svuotato le tasche, hanno preso le mie pillole e i miei plettri.

Ho detto: “Aspetta, mi chiamo …” “Stai in silenzio.”

Beh, di sicuro ero in una brutta situazione.

Il sergente mi mise in cella, poi tornò a casa per la notte;

Ho detto: “Torna qui, tu tal dei tali; non sono trattato bene”.

Starkville City Jail

Proseguendo nel nostro viaggio nel tempo fra musica ed eventi ora piacevoli, ora drammatici e tragici, non possiamo non ricordare uno dei giorni più terribili e devastanti, per l’Italia. Il 12 dicembre 1969, scoppiano cinque bombe, in meno di un’ora, dalle 16.30 alle 17.30. La prima è a Milano. Una vera e propria strage si compie a Piazza Fontana: muoiono 17 persone e ne rimangono ferite 88; la seconda è piazzata nel sottopassaggio nei pressi di via Veneto/via di San Basilio a Roma e scoppia alle 16.55 davanti la Banca Nazionale del Lavoro: fa 13 feriti. Altre due bombe esplodono, sempre a Roma, appena mezz’ora dopo, davanti all’Altare della Patria, e provocano il ferimento di quattro persone. La quinta non esplode, per fortuna, e viene fatta brillare dagli artificieri.

È una terribile serie di azioni preordinate che mirano a destabilizzare e a minare alle radici la sicurezza dello stato. Alla strage di Piazza Fontana seguiranno lunghi processi; ma a cinquant’anni da quella tragedia non è stata ancora emessa una sentenza contro gli autori materiali.

Tornando alla musica, ecco un’altra storia che Johnny Cash ci racconta dal teatro della prigione di San Quentin: quella di un uomo al quale è stato sciaguratamente imposto un nome di donna, Sue. Un uomo abbandonato dal padre all’età di tre anni. Una vita trascorsa a difendersi dall’imbarazzo e dallo scherno, per via del nome che si porta dietro. Così conclude il protagonista:

And if I ever have a son, I think I’m gonna name him

Bill or George! Anything but Sue! I still hate that name!

E se mai avrò un figlio, penso che lo chiamerò

Bill o George! Altro che Sue! Odio ancora quel nome!

A Boy Named Sue

Ancora qualche notizia.

Il 16 gennaio 1969, a Praga, per protestare contro l’invasione sovietica della Cecoslovacchia, cominciata nell’estate dell’anno prima, il giovane studente Jan Palach si dà fuoco; morirà tre giorni dopo.

Il 17 marzo, in Israele, Golda Meir è eletta primo ministro.

Il 15 giugno, elezioni presidenziali in Francia: Georges Pompidou viene eletto con il 58,2% dei voti contro il 41,8% di Alain Poher.

Il 24 gennaio, Johnny Cash sta per concludere il suo trionfale concerto a San Quentin.

Folsom Prison Blues

Mi piace chiudere il racconto con la notizia più clamorosa del 1969, che è scolpita nella storia dell’umanità: lo sbarco dell’uomo sulla Luna. Neil Armstrong e Buzz Aldrin sono i primi a camminare sul suolo del nostro satellite. La missione spaziale Apollo 11, partita il 16 luglio, termina, con il trionfale rientro sulla Terra, il 24 luglio.

Molto più semplicemente, a San Quentin, per chiudere il concerto, Johnny Cash si rivolge ai detenuti: Provo a mettermi al vostro posto. Credo che questo sia il modo giusto: dire quello che provo e penso di San Quentin. E canta

San Quentin

L’album “At San Quentin!” riscosse notevole successo.

Primo nella classifica di Billboard, ottenne anche la nomination come miglior disco del 1969.

 Johnny “The Man in Black” Cash vinse anche il premio come miglior voce maschile per l’interpretazione di “A Boy Named Sue”.

Per commenti, precisazioni ed interventi potete utilizzare il “Lascia un commento” a piè dell’articolo, o scrivere alle e-mail   info@lavocenews.it della redazione o direttore@lavocenews.it, per seguirci su facebook potete mettere cortesemente il “mi piace” sulla pagina La Voce News o iscrivervi al gruppo lavocenews.it grazie