La bottega delle storie Francesco e Raffaele Spizzico
In copertina le cancellate di Raffaele Spizzico per Palazzo Andidero, nel corpo dell’articolo, di Francesco Spizzico -Gruppo di famiglia- terracotta smaltata del 1956/57 custodita nell’Archivio della Pinacoteca Metropolitana di Bari.
Maria Catalano Fiore
Francesco e Raffaele Spizzico, pittori, ceramisti, decoratori, scultori, fabbri, docenti, artisti a 360° hanno rappresentato almeno 80 anni di arte, non solo a Bari o in Puglia, ma nell’Italia stessa con le loro presenze alla Biennale di Venezia, la Quadriennale di Roma e prestigiose personali.
Appare ovvio che tra gli anni del conflitto mondiale e gli immediatamente successivi la cultura e l’arte sono allo sbando. Le profonde lacerazioni del tessuto sociale esigono una rapida riorganizzazione dalla religione alla formazione scolastica. Molti protagonisti della cultura si confrontano su questi temi, si aprono dibattiti, prima usando una Bottega come la Galleria della Libera Associazione fra Artisti Pugliesi, nel 1945, poi, nel 1949, fondando, a Bari un vero e proprio Sindacato per gli Artisti, la sua sigla è S.I.A.B.A Sindacato Italiano Artisti Belle Arti. La sua sede è in un locale del Castello Normanno-Svevo di Bari, poichè, tra gli iscritti e sostenitori, è presente lo stesso Soprintendente alle Belle Arti, Francesco Schettini, Roberto de Robertis, Vito Stifano, i Colonna, ed altri. I veri promotori sono però i due fratelli Francesco e Raffaele Spizzico, che proseguono quello che hanno cominciato nella loro bottega e propongono addirittura l’apertura di una galleria in comune La Vernice, dove esporre a rotazione o ospitare in scambio artisti di fama.
Chi sono questi due artisti poliedrici, che da qualche decennio, sono sulla scena cittadina, disseminando anche mosaici, decorazioni e cancellate? Francesco e Raffaele Spizzico nati rispettivamente nel 1910 e nel 1912 vengono introdotti nel mondo dell’arte dal Maestro Nicola Rega, loro nonno materno, abile decoratore sacro, molto accorsato. E’ nella sua bottega che comincia una bella gavetta che li porterà ad aprire, nel 1939, un loro laboratorio. Spizzico Ceramiche al civico 18 di Piazza Ferrarese. La loro indole è schiva, solo in questo laboratorio sono liberi di lavorare in coppia o singolarmente, di ampliare gli orizzonti partecipando a mostre, Biennali, Quadriennali, seguendo le proprie inclinazioni, Francesco più propenso alla ceramica, Raffaele alla pittura su larghe tele.
I primi lavori di Francesco Spizzico erano firmati M.CICCIO, ovvero Mest Cicce. Roberto de Robertis, capo teorico, indiscusso, del gruppo, ereditò un pezzo di terra in periferia,verso il mare, lì è nato l’ Istituto d’Arte. Questa nuova possibilità portò a Bari degli insegnanti di ceramica molto bravi. De Robertis propose la costruzione anche di un forno per la cottura, necessario e arrangiato. nel 1946 Ciccio espone, con successo, in personale a Roma, quindi, racimolati i fondi, Francesco Spizzico andò a Milano per trovare il forno adatto.
E’ dalla Spizzico Ceramica che nascono molti dei capolavori sparsi per la città e la regione Puglia. Nel Palazzo della Residenza della Giunta regionale sul lungomare Nazario Sauro sono presenti opere dei fratelli Spizzico, come due pannelli, datati anni 70, che rappresentano i i diritti l’uno e la giustizia, dalle grandi ali aperte l’altro, donati alla comunità dagli eredi.
Raffaele Spizzico è più portato verso la pittura, che alterna alle altre arti. Centocinquanta sono le sue opere catalogate che ripercorrono il suo lungo cammino, a partire dal 1938, esposte in una retrospettiva proprio in quelle sale del Castello di Bari che sono state testimoni del fervore culturale della ripresa. Un complesso processo di maturazione artistica , che partendo dalla Murgia arcaica ha attraversato la moderna pittura francese impressionista. In Pittura, infatti, sino a quel momento, non esisteva una tradizione pittorica marcatamente pugliese. Bisogna inventarla ed agganciarsi a qualcosa, fare ricerche, analizzare un punto ripartenza dopo il dopoguerra, ma non un paesaggio turistico od oleografico, cosi questo gruppo caricò di storicità vicoli e spazi veri, non folkloristici . Un paesaggio impregnato di Storia, narrato in modo magistrale dal meridionalista Vittore Fiore.Opere esposte poi a Roma Alla scuola romana . Opere integrate nel Fronte nuovo delle arti, evitando di scivolate nuovamente del neorealismo di stampo napoletano. Oskar Kokoscha così definì Raffaele Spizzico: “Lei è un colorista d’istinto”. Lui vivisezionava la Murgia, tufacea, biologica, sfinita nei calori estivi.
L’ultimo grande capolavoro, all’inizio della muraglia, sono le cancellate di Palazzo Andidero, prima sede dell’assessorato regionale alla cultura. Magnifiche cancellate create però dal solo Raffaele Spizzico, dieci anni dopo la morte di Francesco, che avviene nel 1981. Piccole formelle in bronzo ingabbiate, in un gioco di spazi di pieni e vuoti estremamente dinamici. Un’opera summit di tutto il loro stile con l’inserimento di un volto di donna, ricorrente da sempre nella loro produzione, la dea Pomona, dea romana dei frutti e simbolo di abbondanza e prosperità.
Ma questo è solo il primo di diversi articoli dedicati agli Spizzico. Alcune delle loro opere ne meritano di “dedicati esclusivamente”. Proveremo ad onorarli come si conviene.