La Murgia barese terra di storia e di dinosauri
Era un dinosauro pietrificato? Rinvenuto nel 1963 circa, sul fondo della cava di calcarenite (o tufo calcareo) di Gravina
Rocco Michele Renna
L’era mesozoica (o Mesozoico), che va da 245 a 65 milioni di anni fa, viene suddivisa in tre periodi: Triassico, Giurassico e Cretaceo. Si ritiene che il clima nel corso di questa era geologica fosse piuttosto caldo e secco; le terre emerse erano popolate, soprattutto, da conifere e da rettili, in particolare, a partire dal Giurassico, dal vasto gruppo dei dinosauri. Tuttavia cominciarono a diffondersi anche piccoli mammiferi e i primi uccelli, come l’Archaeopteryx.
Anche il Mesozoico termina con una catastrofe planetaria, forse meno sconvolgente di quella che pose fine al Paleozoico, ma più conosciuta: questa catastrofe, infatti, provocò l’estinzione dei dinosauri, a causa di una significativa modificazione climatica che portò a un forte abbassamento della temperatura globale.
La Puglia è una fonte ricca di storia del periodo dei dinosauri, basti vedere le orme di Altamura, o quelle di lama Balice a Bari ecc., non di meno anche a Gravina in Puglia sono state individuate delle impronte di dinosauro davanti all’ingresso della chiesa ipogea di San Michele delle Grotte.
Ma di un dinosauro intero, di cui oggi ne sappiamo poco o niente,, dato che venne fatto “sparire” con la complicità di amministrazioni locali sfavorevoli allo sviluppo della memoria storica della città.
Se non fosse per una fotocopia di una vecchia sbiadita pagina del periodico redatto dalla parrocchia Madonna delle Grazie del 1964, forse oggi non sapremmo neanche di questa scoperta avvenuta anni orsono.
Il giornalino era intitolato “L’Aquila” e veniva curato dall’attento studioso parroco Don Angelo Casino. Mi viene riferito da colui che mi ha fornito questo documento che, da quanto venne rinvenuto, è tuttora li dov’era, coperto sotto un ammasso di terra ed immondizia.
Il giornalino sul quale è visibile la foto, commentava così la notizia e la riporto testualmente:
Mostro antidiluviano scoperto nella tufara di proprietà Prezioso, gestita dai sigg. Desiante Giovanni e Mascellaro Pietro.
Impronta quasi fosforescente di un mostro antidiluviano alla profondità di metri 30 dal livello stradale di masso tufaceo, scavato in contrada “Jazzo dei Benchi”, alla distanza di km.3 circa dal centro abitato di Gravina, verso “Maricello” in posizione piana sul fondo dello scavo profondo mt. 30.
Tutta l’impronta sembra formata di fosforo essendo luminosa opaca quasi bianca, anche di giorno.
Misura dalla punta del muso alla coda circa metri 40 e dalla punta della zampa posteriore all’apice del dorso, metri 16. Il corno sulla testa metri 6 e la coda metri 8.
La domanda sorge spontanea… Se alla fine del Pleistocene inferiore (cioè a partire da circa 1 milione di anni fa), inizia una nuova fase di sollevamento, che si protrae fino ai nostri giorni; si assiste, quindi, ad una progressiva emersione della zona formata dalle rocce del “Calcare di Altamura” e alla Calcarenite di Gravina”. Come fa un dinosauro ad essere presente in quel tufo se non esistono nella fauna e nella mega fauna del pleistocene dei dinosauri?
Chissà cosa sarà mai questo “mostro antidiluviano” … Spero un giorno di poter riportare alla luce questo reperto, assieme a chissà quanti altri ancora da scoprire, e spero che non ci siano più amministrazioni comunali dalla forma mentis oppressiva della libertà di cultura del popolo in favore della speculazione di pochi.
Approfitto per ringraziare il defunto Don Angelo, Parroco della Parrocchia Madonna delle Grazie, per la foto e per la sua preziosa testimonianza scritta su questo giornalino parrocchiale, che da tempo ha cessato la pubblicazione, e vi invito, con questo articolo, a riflettere su quanto ancora dovremmo scoprire sul nostro passato, taciuto e nascosto per chissà quali scopi politici loschi, difficili da decifrare o, anche solo, intuire. Grazie per averlo letto e se vi è piaciuto condividetelo affinché tutti sappiano
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