La Musica
Ragione e sentimento. In copertina Roberto Fabbriciani in controluce.
Roberto Fabbriciani
Dioniso (che normalmente è considerato dio del vino e della viticoltura) nel senso più generale rappresenta l’energia della natura che per effetto del calore e dell’umido porta a maturazione i frutti e le piante. Quindi, Dioniso è un dio benefico per gli uomini, benefico non solo per l’agiatezza e la prosperità che deriva dai frutti della terra, ma anche per l’ordine morale e civile a cui sovraintende.
Il culto di Dioniso era straordinariamente diffuso in tutte le regioni della Grecia, nelle isole e anche nell’Asia minore. Si celebrava con feste rumorose ed orgiastiche, quasi sempre nella notte e al lume delle fiaccole. Quasi a significare l’ancestralità e l’intimità del culto. Gli uomini erano esclusi dal rito, erano ammesse come sacerdotesse solo donne e fanciulle (questo sottolinea l’idea di un culto dedicato alla natura procreatrice di frutti e di benessere, equilibrio per l’umanità. La donna genera e la natura, femminilmente, genera). Le baccanti o le menadi agitavano i tirsi (che avevano la punta ricoperta d pampini o di edera) e le fiaccole; si cingevano il corpo con serpi, danzavano e si abbandonavano a movimenti scomposti accompagnate da una musica assordante di tamburelli e di flauti. Curt Sachs propone una teoria secondo cui i primi atti consapevoli del produrre suono e musica furono (vocalità a parte) l’atto del percuotere (da cui gli strumenti a percussione) e l’atto del soffiare dentro ai tubi sonori. Questo significa che il suono delle percussioni e degli strumenti a fiato si perde nella notte dell’umanità. E’ l’atto musicale più antico, la musica più remota che celebra la natura madre che genera frutti buoni, quei frutti buoni di cui si alimentano l’uomo e la cultura civile. Le baccanti nella loro ritualità scomposta laceravano fiere del bosco, cerbiatti, piccoli lupi, capretti e ne mangiavano le carni sanguinose. In ciò ricordavano e simboleggiavano lo scempio che l’inverno fa di tutti i prodotti della terra. Ritorna poi la primavera e ritorna Dioniso come dio della frutticoltura e del vino. Dio del benessere, di ogni produzione terrestre e delle buone emozioni. Dioniso è il simbolo del seme che feconda la terra madre.
Nella concezione greca gli strumenti a fiato e le percussioni sono gli strumenti delle emozioni, delle passioni, dei sensi. Gli strumenti che hanno il potere di arrivare più direttamente e profondamente a muovere l’animo, mentre gli strumenti a corda (la cetra o citara) sono gli strumenti della razionalità. Pitagora dimostra la relazione tra numero e suono. Una corda tesa tra due punti pizzicata produce un suono. ½ della stessa corda produce un suono superiore di un’ottava. La natura ha una componente razionale precisa e inequivocabile, concretamente visibile e tangibile. Mentre ciò che avviene all’interno di un tubo sonoro, dove vibra una colonna d’aria è udibile, ma non altrettanto visibile e tangibile. Possiamo godere dell’effetto di quel suono sul nostro animo.
I poeti si accompagnavano con la cetra e comunicavano il loro logos sul suono della cetra (citaredi). Apollo, che è la divinità della bellezza, è un dio benefico, è il dio dell’equilibrio, è citaredo, e con la sua musica e il suo canto dava beneficio agli dei immortali durante i loro convivi. Dirigeva anche il coro delle muse, figlie di Zeus e Mnemosyne, da cui il suo titolo di Apollo musagète, e i celebri cantori come Orfeo e Lino, furono suoi figli.
Del divino ed equilibrato suono della cetra di Apollo da una bella descrizione Pindaro, nella prima ode pitica, ricordando come a quel suono si spegne il fulmine, l’aquila si addormenta sullo scettro di Zeus e tutti gli dei placano le loro pulsioni personali.
Orfeo è il citaredo prediletto di Apollo. Nato tra i Traci così famosi per la musica e l’arte del canto poetico. Il canto poetico e la comunicazione attraverso la logica della parola accompagnata dal suono della lira. Tutti gli esseri viventi lo ascoltavano e si ammansivano, anche le piante, gli animali e le deità infernali. La musica della cetra di Orfeo accompagna la parola. Mentre la musica dei flauti e dei tamburi è senza parola e muove la natura ferale dell’umanità.
Carl Dalhaus etnomusicologo, dice che la musica è unione di mathesis (conoscenza in senso razionale) e emozione (passione sentimento). Musica apollinea e musica dionisiaca sono due differenti aspetti della musica e fanno capo a due differenti famiglie organologiche: percussione e fiati sono suoni ancestrali, antichi, naturali, matriarcali. Corde tese e pizzicate espressione di un mondo sonoro razionale ed equilibrato.
Già al di fuori dell’arte musicale il suono, in quanto urlo, gemito o riso è l’esternazione più immediata e viva degli stati d’animo e dei sentimenti, è l’esclamazione dell’animo. Da questa condizione di suono come urlo naturale del senso inizia un percorso che porta all’arte musicale basata sulla determinatezza dei suoni (osservazione fatta per primo da Pitagora) e sulla loro aggregazione / organizzazione nelle quantità e durate, il tutto secondo rapporti numerici. Pitagora dà inizio ad una teoria musicale da cui discende e dipende una prassi musicale. Da ciò il concetto medievale della musica appartenente al quadrivium (matematica, geometria, astronomia e musica).
La musica afferita ad Atena nella dodicesima ode pitica, nasce da una emozione soggettiva, è espressione immediata e naturale della commozione per il pianto straziante delle sorelle di Medusa la Gorgone uccisa da Perseo. Atena creò un nomos (una melodia) particolare espressione della sua personale commozione.
Mentre nel mito di Hermes, che inventò la musica tendendo le corde sopra un guscio di tartaruga, la musica nasce dalla scoperta delle proprietà sonore oggettive dei materiali dell’universo. Quindi forse non si fa riferimento alla collusione di Atena con il mondo patriarcale ma ad un differente modo d’intendere l’arte musicale.
Per seguirci su Facebook mettete il “mi piace” sulla pagina La Voce News o iscrivetevi al gruppo lavocenews.it. Contatti: direttore@lavocenews.it o info@lavocenews.it. Grazie.