La procura di Palermo chiede il rinvio a giudizio di Salvini.

L’ex Ministro accusato di sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio per il caso Open arms

GP

Per la Procura di Palermo l’ex Ministro degli Interni trattenne “illecitamente” gli occupanti della Open Arms a bordo dell’imbarcazione spagnola nell’agosto del 2019.

Dovrà, quindi rispondere di sequestro di persona e di rifiuto di atti d’ufficio.

La Procura di Palerno è di opinione del tutto diversa da quella di Catania che per il caso Gregoretti chiede il non luogo a procedere.

La linea della Procura di Palermo è largamente condivisa dai suoi componenti. La prima a parlare per l’accusa è stata la Procuratrice aggiunta Marzia Sabella, poi è stato il turno del pm Geri Ferrara, mentre le conclusioni le ha tirate il Capo della Procura Francesco Lo Voi.

La Procura palermitana conclude infatti: ” Non vedremmo come in un caso come questo non si possa chiedere il rinvio a giudizio“. Infatti: “Non c’era alcuna condivisione, la decisione era esclusivamente del ministro dell’Interno, il quale come dicono i testi, la prendeva e ne portava a conoscenza, come dice Luigi Di Maio, generalmente con un Tweet o altre forme di pubblicazione solo successivamente gli altri componenti del governo”. Come è noto l’accusato si è sempre difeso sostenendo che si fosse trattato di decisioni collegiali del Governo Conte I, che vedevano coprotagonisti il Presidente del Consiglio e diversi altri Ministri.

 Giuseppe Conte, ricorda Lo Voi: “si è espresso in maniera chiarissima sul fatto che la responsabilità dell’atto amministrativo di concessione del pos risalisse alla competenza esclusiva del ministro dell’Interno, così come ha fatto il ministro dell’Interno Lamorgese e gli altri testimoni e il ministro Di Maio, aggiungendo che l’azione amministrativa era in capo al ministro dell’Interno”. D’altronde aggiunge il Capo della Procura palermitana: “la concessione del ‘porto sicuro’ (place of safety o pos) compete esclusivamente al ministro dell’Interno. La mancata concessione del pos veniva appresa, così dicono i ministri, come Luigi Di Maio, solo successivamente all’adozione della decisione stessa”.

Non si tratta affatto di un atto politico, ma è stato esclusivamente un atto amministrativo. Non solo continua a trattarsi di un atto amministrativo, ma aggiunge l’ex premier Conte che non si è mai discusso in Consiglio dei ministri dei singoli casi tanto meno dei dettagli del singoli casi. Sulla concessione dei pos il Cdm non si è mai occupato. Il problema della redistribuzione era un problema generale non era legato ai singoli casi”.

Ed il commento di Open Arms è in sintonia con la tesi dell’accusa: “Augurandoci che si proceda per l’accertamento della verità, ribadiamo, associandoci alle conclusioni della Procura, che la violazione dei diritti di donne, uomini e bambini vulnerabili è un reato che deve essere perseguito e che nessuno, tanto meno un ministro della Repubblica, può derogare ai principi su cui si fondano le nostre repubbliche democratiche”.

Del tutto diverso, ovviamente, il commento di Salvini: “Orgoglioso di aver difeso il mio Paese”.

Due parole di commento sono doverose. Bisogna, anzitutto, prendere atto che il castello di accuse dell’imputato, che evitava tecnicamente di fare la chiamata di correo nei confronti di Conte e dei colleghi ministri, ma sosteneva di aver sempre condiviso con loro la decisione, esce clamorosamente smentito dalle testimonianze raccolte dalla Procura palermitana. La decisione fu sempre e solo sua, dicono finora le prove della procura e non si trattava di un atto politico, sul quale poter decidere con un qualche margine di elasticità, ma di un mero atto amministrativo che fu palesemente violato (rifiuto di atti d’ufficio), per obiettivi di propaganda politica, arrivando al “sequestro di persona” pur di conseguirlo.

Se questa tesi sia attendibile o frutto di un atteggiamento persecutorio saranno i giudici a doverlo stabilire e solo una sentenza definitiva scriverà la verità giudiziaria in proposito. Resta un fatto inoppugnabile. Il leader della Lega ha mentito chiaramente quando accusava Conte e colleghi ministri di aver condiviso decisioni e responsabilità connesse. La mancata chiamata in correità, come la mancata denunzia per falsa testimonianza a Conte, Di Maio, Lamorgese e compagnia cantante, rendono quella conclusione definitiva. Tutto il resto è ancora sub giudice.

Meriterebbe un commento anche la dichiarazione di orgoglio…….., ma me ne astengo. Scenderemmo nel giudizio politico e questo è semplicemente un resoconto di un avvenimento giudiziario. Devo solo aggiungere che rivendicare un presunto delitto come atto di coraggio non è la migliore difesa ed espone a rischi di pena pesante, proprio in virtù del mancato ravvedimento del colpevole.

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