La zucchina di mia suocera
Tra l’ironico e il faceto vi regalo una, più di una ricetta di mia suocera…..ma anche di nonna Camilla….
Maria Catalano Fiore
Queste sono varie ricette in un racconto, un po’ particolare, forse anacronistico, intanto io oggi cucino pasta con le zucchine alla poverella (o poveretta) ricetta di mia suocera che ci ha lasciato, anni fa, troppo presto. R.i.p.
Mia Suocera, Eugenia, e nonna Camilla erano quasi coetanee, sposate nello stesso anno, ma il destino ha voluto che la prima restasse vedova sin da giovane sino ad un secondo matrimonio e alla nascita del mio consorte. Quasi un salto generazionale, se fosse vissuto il primo fratello di mio marito avrebbe l’età di mia madre…. Comunque le due signore hanno legato al primo sguardo, forse perché coetanee, forse per esperienze comuni, nonché ricette, comunque tra le due era tutto un cicaleccio ed un inciucio, ogni tanto emergeva qualche ironico aneddoto per noi comuni mortali.
Uno dei tanti aneddoti, che ci fanno ancora ridere immaginando le scene, avvenimenti a cui abbiamo comunque partecipato da bambina io, ragazzo mio marito, tra la metà degli anni 60 e 70, è appunto la tanto decantata pasta con le zucchine di nonna Eugenia, contro le zucchine con formaggio ed uova di nonna Camilla.
Quando lo raccontavano non si muoveva un filo d’aria, pareva il duello in “Mezzogiorno di fuoco”. La vicenda partiva così: entrambe le famiglie avevano parenti emigrati in America, nel primo o nel secondo dopoguerra, parenti che venivano accompagnati al Porto di Napoli da dove partivano “I Bastimenti” per l’America ricca (New York). Nonna Camilla aveva un fratello emigrato, Zio Peppe l’Americano, e qualche compare. Zio Peppe aveva fatto una discreta fortuna come ebanista, non viveva a Little Italy, ma nel quartiere, all’epoca più residenziale dei villini del Queens, dove la sua attività era fiorente tra i ricchi clienti Juise. Zio Peppe ogni paio di estati tornava in Italia per un paio di mesi con il transatlantico “Leonardo”, tipo crociera. Viaggio e soggiorno per parenti affezionati ecc….
Nonna Eugenia aveva invece tanti zii, cugini e da ultimo anche fratelli emigrati in America.
Quando gli “Americani” partivano la famiglia era coinvolta nei saluti e nei regali, generalmente tutti generi di viveri da consumare durante il viaggio. Anche perché i controlli alle dogane erano severi, ma anche nei preparativi del “loro” viaggio di andata e ritorno per e da Napoli.
Nonna Eugenia era la Capo-pattuglia e prima di tutto contava i passeggeri, sia all’andata che al ritorno, poi noleggiava le macchine occorrenti ed eventuale autista, se qualcuno della famiglia voleva mettersi a disposizione con il suo veicolo, era ospite gradito. Poi si sistemavano le provviste/regalo, poi si pensava al vettovagliamento per la carovana.
Le cose si svolgevano più o meno simili per nonna Camilla, anche se in regioni diverse.
Accumunava molto la scelta del vettovagliamento su cui primeggiava “la zucchina”, si c’erano focacce semplici, con pomodoro, frittate di vario genere, salami, uova lesse, frutta ecc….ma la zucchina era il perno del menù. Perché come spiegava furbescamente nonna Eugenia, rappresentava qualcosa di caldo, non di “asciutto”, la zucchina costa poco e poi è quella cosa che si prepara velocemente e per raffreddarsi passano ore, per cui partendo da Bari la mattina, arrivi a Napoli per l’ora di pranzo con la zucchina ancora calda. Quindi lei si sedeva sempre davanti ed organizzava con un bel pentolone, avvolto in uno strofinaccio, poi la tovaglia annodata e e un plaid come copertura….(eventualmente dovesse servire). Di fianco aveva una specie di cesto da pic-nic, regalo di chissà chi, con dentro coppette, posate e quei famosi bicchieri richiudibili (terribili). Tutto il resto andava dietro, ma a portata di mano, per piccoli spuntini.
All’ora di pranzo si apparecchiava su un cofano caldo che contribuiva a mantenere il calore della pietanza. Pietanza arricchita da pasta corta che nel frattempo si cucinava…..una faccenda scientifica! geniale.
Nonna Camilla annuiva e poi partiva con la sua ricetta di zucchina alla poverella arricchita da formaggio e uova, ottima, ma anche molto nutriente.
Quindi la diatriba molto bonaria su quale era la soluzione migliore. Ora ve le illustro sono praticamente simili, pochi elementi ma genuini.
Ingredienti per 4 persone: 5/6 zucchine medie, una mezza cipolla bianca, olio e sale q.b. un po’ di mentuccia o pepe. Nella variante con la pasta 350 g. di pasta corta ditalini o altro, un bicchiere d’acqua. Nella variante di nonna Camilla, formaggio grattugiato ed uova.
Preparazione: lavate bene ed affettate a rondelle le zucchine, tritate finemente una mezza cipolla bianca, si deve praticamente sciogliere nella cottura, alcune aggiungono anche uno spicchio d’aglio, ma il sapore è troppo predominante su quello delicato della zucchina.
Poi mettetele semplicemente in pentola un filo d’olio, la cipolla tritata e un mezzo bicchiere d’acqua, dopo qualche minuto la cipolla appassisce ed allora aggiungete la zucchina a rondelle, un po’ di sale, coprite e lasciate andare 10/15 minuti, poi aggiungete della mentuccia fresca o una spolverata di pepe e le zucchine “alla poverella” sono pronte.
Volete aggiungere della pasta? Aggiungete, dopo 10 minuti di cottura, 1 bicchiere d’acqua alle zucchine, dopo un paio di minuti la pasta, che praticamente cuoce nelle zucchine e ne assorbe sapore e proprietà vitaminiche, dopo 15 minuti potete servire….risultato eccellente nonna Eugenia docet.
Se volete seguire la ricetta lucana di nonna Camilla, stesso procedimento, poi dopo 10 minuti di cottura delle zucchine aggiungete 2 o 3 uova ben sbattute e rigirate bene, devono diventare “strapazzate” non una frittata, cospargete di abbondante formaggio saporito o provola filante e dopo un paio di minuti servite. Anche in questo caso successo assicurato. Nonna Camilla non sbaglia mai.
Sono due ottime ricette da asporto per viaggi, gite, lavoro ed altro, perché la zucchina non si raffredda facilmente, mantiene sempre un certo tepore, si può riscaldare volendo, è economica e molto nutriente.
Su questo le due nonne erano pienamente in accordo: “Una minestra calda riscalda il corpo e apre la mente”.
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