L’Aida la nostra merendina

Cosa altro abbiamo perso? La merendina AIDA la nostra merendina barese dal 1956 !
Appagava il gusto di grandi e piccini e la sua fragranza era inimitabile. Ecco il logo originale e quello modernizzato….

Maria Catalano Fiore

Si era un prodotto solo barese, esportato dappertutto e l’abbiamo perso, per un cambio di gestione, per due avvocati che l’anno spolpata e sono finiti in galera, almeno….comunque ….

In una Bari appena uscita dalla guerra, Tommaso de Nicolò si inventa la sua attività: gestire un bar, in centro dove preparare solo caffè e colazioni. Tommaso, classe 1924 ci pensa bene intanto lavora in altri Bar rinomati della città, apprende il mestiere. Nel 1944 trova un locale adatto in Via Putignani, vicino a Piazza Garibaldi,e si mette in proprio. Il Bar Aida diventa uno dei manifesti di una città che vuol riprendere a vivere.

In tre immagini la sua storia e un pezzetto della nostra vita

LA MERENDINA! si chiamava AIDA ed è stata per 56 anni la merendina più famosa ed amata a Bari, orgoglio di una intera città. Un prodotto dolciario che si poteva gustare sia nel bar omonimo, in via Nicolò Piccinni 195, nei pressi di piazza Garibaldi, sia nel Padiglione 100 della Fiera del Levante, luogo da cui emetteva il caratteristico profumo che si spandeva per buona parte dei viali dell’esposizione. Era il profumo della Fiera, molti lo conservano ancora nei ricordi.

Parlo al passato, purtroppo, perché come tante ditte o prodotti baresi, di fatto, “quella merendina” non esiste più. C’è chi ha cercato di riproporla, seppur con nome, confezionamento a macchina e produzione diversa, ma è fallito nell’intento. Poi vedremo…

L’Aida era fatta con farina, zucchero, burro, uova ed aromi naturali vari. L’impasto veniva lasciato fermentare, con il lievito madre, poi dopo la lievitazione infornata. A questa morbida pasta si aggiungeva, quasi a fine cottura, un cappuccio fatto di meringa, tuorlo e granella di zucchero che apportava croccantezza all’assaggio.

Nostro padre aveva una personalità vulcanica che lo portava a sperimentare sempre diverse attività, – raccontano Antonio e Vincenzo De Nicolò, due dei tre figli di Tommaso,- nel 1956 decise di lanciare sul mercato un nuovo prodotto e si rivolge ad un pasticciere milanese di nome Carlo esperto nel creare panettoni. E a quest’ultimo che dobbiamo la rivisitazione che tutti conosciamo. Fu subito un successo anche perché Tommaso De Nicolò ebbe la brillante idea di proporla e venderla alla Fiera del Levante.

Ecco la fila che si creava difronte alle casse dell’Aida per l’acquisto della favolosa merendina.

Una autentica ressa per accaparrarsi le merendine per grandi e piccini. Venivano noleggiati macchinari particolari, tutto si svolgeva sul posto, e dalle vetrine si riusciva a sbirciare l’affascinante manifattura, dall’impasto, passaggio in forno e confezione e consegna calde e fragranti. All’interno giovani operaie lavoravano sotto la supervisione dell’astuto Tommaso De Nicolò che, di tanto in tanto, riceveva il saluto di qualche personaggio famoso come Gino Bartali o l’Onorevole Aldo Moro.

L’onorevole Aldo Moro, con a fianco l’on.le Renato Dell’Andro ed alle spalle il Presidente dell’Ente Fiera Stefano Romanazzi, salutano un gongolante Tommaso, circondato da merendine

Aldo Moro, che all’epoca viveva ancora a Bari, docente a Giurisprudenza, confessava che pur non essendo un gran goloso, la mattina, una di quelle merendine la pucciava volentieri nel caffèlatte con le sue figlie. Quello spuntino mattutino si era fatto un nome, veniva venduto in tutta la Regione ed anche negli Aereoporti e nei bar dei Tribunali. Io ricordo perfettamente che mia madre ad ogni Fiera campionaria ne prendeva tre confezioni, per me e mia sorella. Una potevamo consumarla subito calda di forno, morbida una delizia. Le altre due confezioni i primi giorni di scuola, che ricominciava di li a poco.

Per 51 anni gli affari prosperarono sino al nuovo millennio, poi la famiglia, con don Tommaso, ormai anziano e acciaccato, è morto nel 2007, e i tre figli che avevano attività diverse, decisero di cedere l’attività ad una azienda competente. Nel 2005 l’attività viene ceduta, il marchio ritoccato, modernizzandolo, ma fallirono già nel 2010. Una cattiva gestione e degli avvocati /avvoltoi portarono al fallimento. Questi due avvocati finirono addirittura in carcere per questo comportamento “disinibito”, ma il danno era fatto.

Un paio di anni dopo il marchio fu rilevato da una impresa di gelati e surgelati, però non proseguì la produzione della nostra merendina barese.

Nel 2011 Giuseppe Abbinante titolare di “Dolci Sapori di Puglia” decide di riprendere la produzione. Sin dal 1978 è stato collaboratore e fornitore di don Tommaso quindi “l’Aida la porta nel cuore” prende l’iniziativa di riproporre anche le merendine. La ricetta è sempre quella originale, ma i macchinari e la lievitazione diversi. In Fiera Campionaria, no, troppo costoso, quindi la cosa va avanti a fatica, ma i Gelati no, sono ottimi e seppur distribuiti su vasta scala sono più artigianali che industriali, hanno un ottimo riscontro.

IL bar “Dolce Aida” viene chiuso definitivamente nel 2015. Il locale venduto e della bella avventura resta solo, nel suo interno un fregio dell’opera verdiana.

Devo ringraziare Giuseppe Petruzzelli che mi ha permesso di cercare nel suo più che nutrito archivio fotografico “Bari in foto e cartolina” alcune tracce di questo glorioso passato commerciale ed imprenditoriale della città di Bari. Tante altre cose ci sarebbero da analizzare, studiare a fondo e scrivere: personaggi, locali, prosperità, voglia di vivere, ora spenta tra burocrazia e pandemia.

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