L’Anello dei Gonzaga
Certamente qualcosa di buono e di prezioso, ma non un gioiello, bensì un ottimo ciambellone di Mantova.
Nonna Camilla
Una mia cara amica, nostra lettrice, ieri mi ha inviato un messaggio: “Allò terrona, tra le leccornie di San Martino, te sei dementicà de l’Anelo dei Gonzaga de Modena!”. Vero, mea culpa, mi è passato di mente un dolce mantovano, che la mia amica prepara benissimo, tipico di San Martino, ma che le brave massaie propongono, ai loro ospiti, durante tutto l’anno.
Un ciambellone, un “Anello”, infatti, con radici storico culturali ben precise.
Un anello che nasce, a Castiglion delle Stiviere e poi Modena, come tributo ad un Gonzaga, San Luigi Gonzaga, in riferimento al suo colletto di pizzo pieghettato, la gorgiera, usata all’epoca dai personaggi di alto rango.
Proprio a Castiglion delle Stiviere, nel 1568, nasce San Luigi Gonzaga, figlio primogenito del marchese Ferrante Gonzaga (1544-1586).
Luigi è destinato a diventare marchese, ma preferisce prendere i voti religiosi. Ostacolato, in un primo momento, dal padre che vede in lui il suo successore, appoggiato dalla madre, diventa poi uno dei più grandi e venerati santi del periodo della Controriforma. San Luigi entra a far parte della Compagnia di Gesù a sedici anni, muore a soli ventitré anni vittima del suo zelo nel soccorrere gli appestati. Viene beatificato quattordici anni dopo la sua morte, nel 1605, nel 1726 viene proclamato santo e dichiarato patrono e modello per la gioventù.
Questo delizioso dolce tradizionale, è una semplice ciambella, molto delicata, preparata con un impasto a base di farina di mandorle (mandorle secche pestate e frullate) e rivestita da lamelle di mandorle croccanti ed abbondante zucchero a velo.
Come spesso accade, nel caso di ricette tradizionali, vi sono diverse interpretazioni da massaia a massaia, da pasticceria a pasticceria.
In una prima ricetta, più “classica” e datata, l’increspatura del famoso colletto è data solo dalla guarnizione con le lamelle di mandorle:
Ingredienti: 200 g. di mandorle (mandorle intere da frullare senza pellicina), 150 g di fecola di patate, 200 g. di burro più un pochino per spennellare lo stampo, 4 uova, 200 g. di zucchero, una bustina di lievito per dolci, mandorle a lamelle q.b. , zucchero a velo q.b. per completare.
Preparazione: far fondere il burro in un padellino e lasciarlo intiepidire. Spennellare uno stampo con il burro, poi cospargerlo con le lamelle di mandorle, facendole aderire un po’ dappertutto. Mettete lo stampo in frigorifero.
In una bella ciotola frullare le uova con lo zucchero, fino ad ottenere un composto chiaro e ben montato.
Aggiungete poco alla volta il burro fuso, mescolando piano, poi unite anche la farina di mandorle e la fecola di patate setacciata insieme al lievito. Amalgamare bene il tutto.
Riprendete lo stampo dal frigo, versatevi lentamente il composto e infornate nel forno, già caldo (170°) per 30 minuti circa.
Estraete la ciambella dal forno, lasciala raffreddare, capovolgetela e cospargetela di abbondante zucchero a velo, che sia bella e bianca come un antico colletto, la gorgiera del santo.
In una seconda versione, più recente, c’è una piccola variante negli ingredienti e nell’uso di uno stampo più decorativo, che richiama ancor meglio la santa gorgiera.
Negli ingredienti, oltre alla farina di mandorle, si sostituisce la farina 00 alla fecola di patate, un pizzico in più di lievito per dolci ed 1 cucchiaino di sale per favorirne la lievitazione.
Lo stampo è più moderno, frastagliato o barocco, come preferite. Comunque stampi per questo tipo di ciambelle erano in uso già tra il 1600/1700, come si nota in questo particolare di un dipinto dell’epoca. Addirittura vi è raffigurato il piccolo strumento di cucina in uso sino a non molto tempo fa per setacciare e cospargere i dolci di zucchero a velo.
In un mio ricordo, in casa mia con era necessario uno stampo per ciambelle, al centro del tegame tondo, veniva messo, opportunamente imburrato e infarinato, un fondo di caffettiera in disuso, ridicolo, ma particolarmente efficace. Provate questa ciambella dal sapore di mandorla e poi ditemi se non è… in odore di santità. Buona degustazione dalla vostra nonna Camilla.
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