Lea Vergine -Enzo Mari
Un amore può essere totalizzante sino alla fine, Lo hanno dimostrato loro Lea Vergne ed Enzo Mari insieme dal 1966.
Maria Catalano Fiore
Due personaggi unisci, ma inscindibili, e lo hanno dimostrato morendo a poche ore l’una dall’altro. Su Enzo Mari, il suo Genio di design e la sua personalità è stata esaustiva la grafologa Giovanna Sellaroli, su Lea Vergine si dovrebbe dire di tutto e di più, ma cercherò di spiegarvi il personaggio al meglio in qualche riga.
Lea Vergine, all’anagrafe Lea Buoncristiano nasce a Napoli il 5 marzo 1936, muore a Milano il 20 ottobre 2020. E’ stata una critica d’arte , saggista e curatrice d’arte italiana. Ha collaborato culturalmente con “Il Manifesto” ed il “Corriere della sera”. Ha pubblicato numerosi saggi sull’Arte Contemporanea spingendosi sino alla “body art”.
La coppia si incontra a Napoli, dove lei viveva, nel 1965, su invito di Carlo Giulio Argan che li invita a collaborare a “Libera struttura” una nuova rivista d’avanguardia. A progetto concluso, nel 1966, esplode il loro amore. Esplode realmente poiché entrambi, 20 anni lei 26 lui, avevano già altri matrimoni contratti quasi da bambini. Comunque con grande scandalo, 5 mesi dopo decidono di andare a convivere a Milano. L’anno dopo, vengono denunciati per “concubinaggio”. Poi tutta la trafila giuridica, il carcere, e finalmente il divorzio, con la nuova legge.
Solo quando decidono di avere una figlia, Meta Mari oggi psicologa, sia perché il legame è abbastanza consolidato, sia per evitare altre ulteriori complicazioni burocratiche, decidono di sposarsi nel 1978 a Milano. Entrando, casualmente nel loro quotidiano si scopre che mentre lui ama far la spesa al supermercato, a lei piace solo il mercatino, ma insieme amano preparare, cucinare e mangiare la pasta. Una specie di rito che li unisce giorno per giorno.
Interessante quanto ha scritto oggi sul quotidiano “La Repubblica” Elena Stancanelli, che riporto in foto. Ovviamente non intendo copiarlo.
Quindi Lea Vergine è una critica d’Arte, ma per lei “L’Arte è importante perché non è necessaria. E’ il superfluo che ci serve a renderci un po’ felici” spiegava con quella voce profonda scolpita dal fumo delle sue mille sigarette.
Lea Vergine non ha solo “praticato la critica”, ma fa parte di quel numero ristretto di persone che hanno saputo, con i loro libri, i loro interventi e le le loro mostre e soprattutto con il loro impegno, ridisegnate uno scenario sociale e culturale che è quello in cui ancora ci muoviamo.
Questa la sua ultima fatica editoriale “L’Arte non è faccenda di persone perbene” conversazione con Chiara Gatti, Rizzoli 2016.
In effetti lei che veniva da un ambiente privilegiato, partenopeo, si era ritrovata, per amore dell’Arte e non solo, in una Milano, fine anni 60, del tutto diversa e notevolmente travagliata. Una donna poi che doveva costruirsi un lavoro, una carriera.
Lea Venere è stata la prima a parlare, a far mostre con donne e su artiste donne per lei “L’altra metà dell’avanguardia“
Forse, anche se siamo un paese ingrato, dovremmo trattare queste figure non solo con più rispetto, ma soprattutto con affetto.
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