Leonardo Sciascia, un alieno
Un grande uomo del 900, uno scrittore e molto oltre, a cento anni dalla sua nascita.
Maria Catalano Fiore
Cento anni fa nasceva l’intellettuale che ha capito e raccontato i mali di questo paese, partendo da quelli della sua Sicilia. Una figura di coscienza civile attualissima sempre più rara in Italia. Un alieno…..
Una mia amarezza chiedendo a qualcuno se conosce Leonardo Sciascia.. Mai letto niente, o forse non ricordano, ha scritto anche su diversi giornali, tra cui la Gazzetta del Mezzogiorno. Mai visto il film “Il giorno della Civetta”? Impossibile! per non citarne altri…..
Solo Sciascia ha visto lontano sia quando ha fatto incidere sulla sua tomba “Ce ne ricorderemo di questo pianeta”. meglio ancora quando ha intitolato il suo ultimo lavoro “A futura Memoria” sottotitolo (se la memoria ha un futuro).
Ma chi era questo personaggio nato e morto nella sua Sicilia, nato a Recalmuto nel 1921 e morto a Palermo nel 1989, scrittore, giornalista, saggista, drammaturgo, poeta, politico, critico d’arte ed anche insegnante prima alle elementari, poi di italiano.
Uno spirito libero ed anticonformista, forse possiamo paragonarlo al Jorge Luis Borges italiano (scrittore ecc…argentino), perché fu un estraneo alle logiche italiane, non apparteneva al giornalismo di lobby, non rispondeva ai capi.
I suoi romanzi rispecchiano ancor oggi, anzi oggi più che mai la situazione tra gente comune, mafia, legge, e come si svolge un fatto, anche giuridicamente. In questo concordava molto con il giudice Giovanni Falcone, suo amico: un racconto come nasce? L’intreccio della sua trama trova comunque corrispondenze impressionanti con la politica e soprattutto la politica giudiziaria attuale ” Nessuna inchiesta progredisce. Scoppia lo scandalo che, qualche volta produce un gran chiasso. Ma poi il meccanismo investigativo s’inceppa per poi fermarsi del tutto al punto da dimenticarsene, in attesa di indignarsi per quello successivo….”
Denuncia senza mezzi termini! Tutti i suoi romanzi, e saggistiche, secondo me, sarebbero da rileggere e rianalizzare uno ad uno, ma quello che mi è sempre piaciuto di più è “Il giorno della Civetta”. libro finito nel 1960, pubblicato nel 1961, poi dopo qualche anno un film di produzione italo /francese, con un cast di tutto riguardo, passato nelle sale di tutta Europa, poi nel 1968, finalmente in Italia.
Un autentico successo, nonostante la trama non facile, ma neanche cosi eclatante in Sicilia: In un paese sperduto, arido, avviene l’omicidio di Accurso Miraglia, un sindacalista comunista, un muratore a giornata, lascia una vedova, non ha figli. Un episodio realmente accaduto a Sciacca nel gennaio 1947, opera della mafia…. Il regista Damiano Damiani realmente rafforza questo capolavoro, anche e, soprattutto per chi il libro lo ha già letto. Il cast è stellare da Claudia Cardinale giovane vedova che vive isolata il cui futuro appare nebuloso, a Franco Nero che interpreta il giovane capitano che viene dal Nord, che si stupisce di tante cose che vede e che sente, l’attore statunitense Lee J. Cobb che interpreta il maresciallo sfiduciato che ogni volta che entra in caserma guarda la carta geografica, poggia la mano sulla Sicilia e dice ” Regione bellissima, ma bisognerebbe che finisse tre giorni sotto il mare per poi riemergere senza siciliani. Per non parlare di Serge Reggiani che spiegando al capitano come è fatta l’umanità li classifica: Siamo tutti ” Uomini, mezzi-uomini, ominicchi, quaqquaraquà e piglianculo”.
Un ritratto più preciso non si poteva fare. Dove sono gli Uomini, ma anche i mezzi-uomini andrebbero bene, purtroppo sono avanzati solo i quaqquaraquà e i piglianculo.
Neanche i tentativi politici di Sciascia sarebbero bastati nell’attuale situazione. Lui che comunque non aveva peli sulla lingua, qualche approccio con il Partito Comunista ,a Palermo, dove viene nominato Consigliere comunale, ma dopo qualche tempo abbandona dichiarando: “Non ho niente contro i comunisti, tranne il loro metodo di governo, non solo in certi paesi. Starei con loro ma voglio conservare la mia libertà e quella degli altri”.
Più convinta l’adesione successiva al Partito radicale di Marco Pannella. Ha occupato un seggio a Montecitorio, dal 1979 al 1983 e poi a Bruxelles e Strasburgo, deputato europeo, prima di abbandonare anche li.
Un’ultima simpatia socialista, ma animata da scontri e scelte per lui non accettabili. Straordinariamente rispettosa la corona di fiori inviata da Bettino Craxi al suo funerale con la fascia viola e la scritta:”Malgrado tutto”.
A Racalbuto una statua in suo onore, per i trent’anni dalla sua scomparsa, non su un podio, ma semplicemente camminando su Corso Garibaldi così come faceva abitualmente con la sigaretta tra le dita e l’altra mano in tasca tra la sua gente. L’opera è del suo conterraneo Giuseppe Agnello, scultore.
Sciascia è tra la sua amata gente cosi come a Lisbona, il poeta e scrittore, Ferdinando Pessoa è stato immortalato seduto su di una panchina difronte al bar che frequentava abitualmente.
Mi fa piacere che, a Bari, uno spazio urbano gli venga intitolato. La proposta è partita da Luigi Bramato che l’ha passata all’assessore alla cultura Ines Pierucci. Gli verrà dedicato uno spazio nel giardino, in via di sistemazione, a breve, della ex Caserma Rossani. Non è un caso, si tratta di suggellare il legame che uno degli scrittori più importanti del 900, aveva con la città di Bari, dove spesso soggiornava e con la Casa Editrice Laterza. Don Vito Laterza, che aveva un gran fiuto, è stato il primo a pubblicare un suo lavoro “Le parrocchie di Regalpetra” nel 1956. Tra il 1981 ed il 1982 fu anche editorialista della “Gazzetta del Mezzogiorno” appassionandosi alla tragedia dell’onorevole Aldo Moro con molto acume, forse troppo che si trasformò in un abbandono dello scritto.
Leonardo Sciascia raccontava che l’ultimo suo pensiero, di sera andando a letto, era la morte, non per paura, ma perché voleva affrontarla da sveglio come per essere testimone di un fatto di cronaca.
Alla proposta di varie Università , tra cui quella di Messina di assegnargli una laurea honoris causa, ha sempre rifiutato ironicamente “Perchè una laurea, già maestro sugnu!” e lo è stato davvero sia per i suoi alunni, sia maestro di vita.
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